DAGOREPORT
Per andare avanti occorre fare un passo indietro. Il killer del governo di Enrico Letta non fu il rottamatore Matteo Renzi bensì Dario Franceschini. All’epoca il politico ferrarese governava il Pd e, obbedendo al suo stile volubile nelle alleanze, decise di mollare la favo-Letta e di passare con il bullo di Rignano sull’Arno.
Ecco: fra Renzi e Franceschini c’è un rapporto di vecchia data che riciccia nelle pagine dell'edizione aggiornata del suo libro, "Il mostro", in cui il vispo Matteo ricostruisce le 48 ore in cui cadde il governo Draghi.
Quando con l’ineffabile pretesto di un inceneritore a Roma infilato da Draghi in una legge, Conte prese le distanze dal governo, Renzi racconta che avvicinò Giorgetti: “Se mandiamo a casa Draghi per chiunque governerà sarà peggio. Anche per voi”.
Gli chiese dunque di convincere Salvini: “Se dice davvero di sì al Draghi bis, io provo a convincere il Pd”. Salvini non è entusiasta, ma dice sì al Draghi bis: “La Lega c'è. E se c'è la Lega”, scrive Renzi, “Forza Italia non può che starci”.
Ma lo stop arriva proprio dal Pd. Renzi parla con Franceschini che gli risponde: “A noi conviene lasciare che sia la destra a intestarsi la fine di Draghi. E a quel punto si va a votare. Noi faremo una campagna elettorale tutta impostata sul rivendicare Draghi e lasceremo che Di Maio svuoti i 5 Stelle”.
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Renzi insiste, ma Franceschini fa muro: “Noi non possiamo stare al governo con la Lega e senza i grillini”. A bocce ferme, il calcolo di Su-Dario sul voto anticipato si è rivelato sbagliatissimo al pari di quello di Salvini: il Truce pensava così di contenere l’ascesa continua della Meloni e si è ritrovato a urne chiuse una Lega sprofondata all’8,8%.
Ma dove cade l’asino di Renzi è quando scambia le chiacchiere con il suo amico Franceschini con il Pd di Letta.. Secondo: quando racconta che Salvini dice sì al Draghi bis perché è ben noto che il leader della Lega e l’amica Licia Ronzulli stavano già assediando a Villa Grande Berlusconi tenuto per mano dalla Fascina, per convincerlo a mollare Draghi subito, agitando lo spauracchio di una Meloni cannibale di Lega e Forza Italia. Dunque, quando Renzi scrive “Sul Draghi bis la Lega ci stava, fu il Pd a dirmi di no”, scrive una cazzata.
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