Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera
Presidente Eugenio Albamonte, il suo predecessore alla guida dell' Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, dice che le accuse di «populismo giudiziario» che gli avete mosso dopo l' uscita dalla Giunta dell' Anm sono ridicole. Che cosa risponde?
«Che lui sta delegittimando il Consiglio superiore della magistratura, cioè la nostra casa comune e il principale caposaldo della nostra indipendenza. Arrecando un danno non solo ai magistrati, ma anche alle istituzioni preposte a garantirne l' autonomia».
Addirittura!
«Certo, perché questi attacchi all' organo di autogoverno rischiano di saldarsi con altri. Le pulsioni delegittimanti interne ed esterne alla magistratura potrebbero mescolarsi contribuendo a peggiorare la situazione, anziché migliorarla».
Ma non si può criticare il modo in cui il Csm procede alle nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari?
Consiglio Superiore della Magistratura
«Certo che si può, ma un conto è criticare singole scelte, un altro è generalizzare le accuse e trascinare nelle polemiche l' istituzione in sé. Dire, o lasciare intendere, che tutte le nomine sono sbagliate è come dire che tutti i politici sono ladri: sono letture massimaliste che possono riscuotere un po' di consenso esasperando il malcontento della base, però false. Così non si contribuisce a costruire, ma solo a distruggere».
Sarebbe questo il «populismo giudiziario» di cui accusate Davigo e la sua corrente?
«Non so se sia la definizione esatta. Di certo siamo di fronte a una lettura populista del funzionamento del Csm, al pari di quella sul funzionamento della politica, che non contribuiscono a risolvere i problemi del nostro autogoverno né quelli dei partiti».
E l' idea, attribuita sempre a Davigo, che non esistono innocenti bensì soltanto colpevoli che non sono stati scoperti?
«Di recente ha provato a smentire e precisare, tuttavia io l' ho ascoltato personalmente, anche in televisione, e non mi è sembrato di cogliere i distinguo e i chiaroscuri di cui parla adesso. Pure in questo caso si scivola su frasi a effetto che intercettano un pezzo di opinione pubblica, ma noi come magistrati abbiamo il dovere di rispettare le sentenze; gli imputati assolti, e lo dico da pubblico ministero, sono innocenti e basta. Dopodiché ognuno può avere le proprie convinzioni personali, ma se si fanno prevalere si esce dal campo giudiziario e si entra in quello del giudizio etico, del tutto soggettivo. Imboccando una deriva che rischia di avallare l' ipotesi del complotto ogni qualvolta un' iniziativa giudiziaria colpisce un esponente politico o un operatore economico. Non va bene».
associazione nazionale magistrati in protesta contro il governo renzi
Tornando al merito delle questioni sollevate da Davigo e dalla sua corrente, lei non pensa che le nomine al Csm siano lottizzate, poco trasparenti e incomprensibili?
«Io penso che prima di tagliare i giudizi con l' accetta bisogna valutare i singoli casi e confrontarsi con i profili dei candidati, altrimenti si compie lo stesso errore che rimproveriamo a chi commenta i provvedimenti giudiziari senza conoscere regole e procedure».
Qui ci sono almeno due casi specifici: le possibili nomine di un ex parlamentare del Pd a procuratore di Pordenone e di un ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia a procuratore di Napoli. Il Csm, l' Anm e la corrente di Area, quella di sinistra a cui appartiene anche lei, sono accusati di predicare bene e razzolare male, violando le stesse regole che proponete
«Noi abbiano proposto che i magistrati entrati in politica non assumano incarichi giurisdizionali al momento di rindossare la toga, ma per farlo serve una legge che al momento non c' è; anche per introdurre un periodo di "decantazione" fra l' incarico fuori ruolo e l' assunzione di funzioni direttive serve una nuova regola che dev' essere ancora approvata. Mi stupisce che fra giuristi non si riescano a comprendere queste distinzioni fondamentali fra leggi auspicate e leggi vigenti, che abbiamo l' obbligo di rispettare».
Nel merito delle due nomine, qual è la sua posizione?
«Io non credo che l' Anm debba interferire nell' attività del Csm, lì ci sono già i rappresentanti delle correnti eletti, compreso quello del gruppo di Davigo. Non penso affatto che sulle nomine tutto funzioni alla perfezione, anzi, ci sono molte cose da rivedere. L' Anm ha avviato un confronto critico con il Csm proprio per individuare nuove regole che contribuiscano a recuperare la fiducia dei magistrati dalle istituzioni. E abbiamo intenzione di proseguirlo anche senza Davigo».
Ce l' ha ancora con lui; non è che si sente tradito dall' uscita della corrente di Davigo dalla Giunta dopo la conclusione del suo turno di presidenza?
«Durante questa esperienza di recuperata unità all' interno dell' Anm si è creato un rapporto, anche personale, di stima reciproca, e c' era l' impegno a sostenersi in modo leale anche dopo il ricambio negli incarichi. Noto con stupore e un po' di amarezza che quell' impegno non è stato rispettato».