Campania, De Luca mette fine alle tavolate in pizzeria
Manuela Galletta per www.lastampa.it
Niente più tavolate al ristorante o in pizzeria: dal 4 ottobre, salvo dietrofront, in Campania i gruppi di amici e parenti che vogliono consumare insieme un pranzo o una cena non potranno superare le sei unità.
E al ricevimento di matrimonio, così come alle feste di laurea, alle comunioni o ai battesimi, non si potranno avere più di venti invitati. Le recenti disposizioni anti-Covid volute dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca hanno aperto uno strappo col mondo dell’imprenditoria che opera nel settore alberghiero, della ristorazione e del wedding.
L’ordinanza della discordia, la numero 75, rischia di incidere pesantemente sul volume di affari di queste attività, rimaste ferme al palo durante il lockdown e adesso alle prese con una faticosa risalita. «Non possiamo far pesare sulle spalle degli imprenditori l’aumento dei contagi», denuncia il presidente di Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo.
«Le nostre imprese - spiega - sono in enorme difficoltà, da mesi non incassano introiti sufficienti. In questo momento non è opportuno ledere ulteriormente l’economica della Campania, anche perché in altre regioni non ci sono queste regole così rigide». Per Schiavo sarebbe addirittura cominciata una fuga dei promessi sposi verso il Lazio o la Puglia: «Annullare pochi giorni prima un evento come il matrimonio per via di disposizioni prese dall’oggi per il domani significa azzerare 40-50mila euro di investimento delle famiglie degli sposi, gravando sul loro bilancio e su quello dell’intera filiera legata ai matrimoni».
Preoccupati anche i ristoratori, che temono una nuova compressione della clientela: «Per noi sarebbe un grande danno. E sarebbe anche un’ingiustizia: a casa mia potrei fare una festa e invitare più di 15 persone. In questo caso chi controllerebbe?
E’ evidente che la soluzione non può essere quella di limitare i coperti di un tavolo», osserva Mirko Martucci, proprietario de ‘I Re di Napoli’ in via Partenope insieme a Roberto Biscardi. La strategia da seguire, osserva Martucci, è piuttosto quella di un innalzamento del livello di attenzione: «E’ giusto fare i controlli, è giusto il distanziamento, l’utilizzo dei gel, delle mascherine… E’ giusto fare attenzione ed essere più cauti di prima, ma non si deve rinunciare a una cena o a un pranzo. Bisogna essere ragionevoli. La strada è quella del dialogo, non quella del terrorismo mediatico che sta spaventando e allontanando la clientela».
Le rimostranze del mondo della ristorazione e del wedding sono arrivate anche al presidente della Regione Vincenzo De Luca, che ha immediatamente convocato un tavolo di confronto con le associazioni di categoria. Tuttavia il dialogo potrebbe non essere cosa facile. Durante la consueta diretta Facebook del venerdì per fare il punto sull’epidemia, De Luca ha difeso infatti le ragioni delle nuove restrizioni mostrando il video di una festa nel centro storico di Napoli dalla quale sono scaturiti 30 casi positivi.
«A questo evento hanno partecipato persone senza nessuna protezione. L’Asl ha dovuto ricostruire tutti i contatti dei parenti, dei familiari e degli amici: significa che ci sono 100-150 persone da controllare e che poi dovranno fare i tamponi - spiega De Luca - Quando abbiamo fatto questa ordinanza è stato anche per limitare feste anche private come questa, perché se abbiamo centinaia di iniziative irresponsabili è chiaro che il problema diventa grave».
E il problema, ha incalzato De Luca, rischia di assumere dimensioni più allarmanti perché «vi è una totale assenza di controlli» rispetto all’osservanza delle misure anti-Covid. «Non è possibile convivere per altri dieci mesi con il Covid quando, almeno in Campania, le forze dell’ordine sono scomparse.
Siamo a livelli di scandalo nazionale», lamenta De Luca. Che poi alza il tiro contro il prefetto e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: «Mi aspetto che anche da noi, così come ha fatto a Roma il prefetto Piantedosi, qualcuno ci garantisca servizi specifici e ci dica con precisione quali e quanti sono gli uomini e le donne delle forze dell’ordine impegnati nel contrasto al Covid. Non è un piacere che fanno all’Italia è un dovere cui stanno venendo meno le forze dell’ordine e il ministero dell’Interno. Immaginare che il ministero dell’interno sia totalmente estraneo alla battaglia al Covid è pura irresponsabilità».
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