Estratto dell'articolo di Niccolò Carratelli per “la Stampa”
Un mese e mezzo dopo Elly Schlein è ancora lì, abbracciata a Maurizio Landini a un evento della Cgil. E stavolta, diversamente dal congresso di Rimini di metà marzo, è sola a rappresentare l'opposizione in Parlamento. Non c'è Carlo Calenda e non c'è, soprattutto, Giuseppe Conte. Il presidente 5 stelle era stato invitato, ma ha preferito rimanere a Roma per altri impegni, lasciando così la ribalta sindacale alla segretaria del Pd.
Per giunta, alla Leopolda, l'ex stazione fiorentina diventata il tempio del renzismo: «È un bel posto, è la prima volta che vengo», sottolinea con una smorfia Schlein all'ingresso dell'enorme padiglione dove la Filcams Cgil (560 mila iscritti tra commercio, turismo e servizi) ha organizzato l'evento "The new order", per parlare di «contratti, appalti, umanità del lavoro». Altro che Jobs Act, insomma. La leader dem si guarda bene dal nominare Matteo Renzi, ma ne approfitta per lanciargli una frecciata piuttosto esplicita: «È importante essere proprio qui a lanciare una mobilitazione contro la precarietà – spiega – vogliamo con umiltà ricostruire un dialogo con il mondo del lavoro, ricomporre una frattura causata da scelte sbagliate fatte dal Pd in passato».
(...)
Alla base c'è «una chiara ideologia di destra – attacca Schlein – che favorisce l'estrema flessibilità, quella che schiaccia i lavoratori». Mentre il governo dovrebbe «fare come in Spagna: un accordo tra imprese e sindacati per limitare i contratti a termine». E dovrebbe varare «una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata – grida nel microfono, facendo scattare l'applauso della platea –. Da troppo tempo aspettate i rinnovi contrattuali, qualcuno addirittura da 8 anni, non è accettabile». Landini annuisce e poi, quando arriva il suo turno, ci mette il carico: «Il governo punta a demolire la rappresentanza sindacale, Meloni fa le soap opera da Palazzo Chigi, ma è solo propaganda, tanto che il testo del decreto ancora non lo abbiamo visto».
Per il leader della Cgil, «senza una mobilitazione che coinvolga le persone, in questo scenario difficile, non portiamo a casa risultati». Sarà una lotta dura, ammette anche la segretaria dem, «perché questi non guardano in faccia nessuno». Allora bisogna essere determinati e «noi ci saremo, con chi si attiverà nelle prossime settimane, nel rispetto della reciproca autonomia», assicura Schlein.
Che ha stravolto la sua fitta agenda di comizi, in vista delle elezioni amministrative, per essere in piazza sabato mattina a Bologna con Cgil, Cisl e Uil, per il primo dei tre appuntamenti interregionali già convocati dai sindacati a sostegno della piattaforma unitaria di richieste al governo. Landini ci tiene a precisare che «le nostre iniziative sono aperte alle forze politiche che condividono le stesse battaglie, ma noi parliamo a tutti i lavoratori, a prescindere da chi votano, non abbiamo rapporti privilegiati con un partito o l'altro». Non potrebbe dire nulla di diverso, ma il riavvicinamento del Pd alla Cgil, dopo l'arrivo al Nazareno di Schlein, è sotto gli occhi di tutti. Con buona pace di Conte che, durante la segreteria di Enrico Letta, aveva lavorato alla tessitura di un rapporto personale e politico con Landini.
(…)