Gio. Sta. Per la Stampa
È allarme all' università di Teheran per decine di studenti arrestati e detenuti da giorni senza che le famiglie abbiano notizie, mentre emergono nuovi dettagli sulla lotta intestina al regime, fra chi appoggia il riformatore Hassan Rohani e gli ultraconservatori raccolti attorno all' ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, ora finito agli arresti, secondo voci sempre più insistenti.
Le proteste cominciate il 28 dicembre si sono indebolite, strette in una doppia tenaglia, fra il blocco dei social network che le alimentavano e organizzavano, Instagram e Telegram, e la repressione in piazza di pasdaran e basij. Il regime ha anche individuato, dall' analisi di video e fotografie in rete, i possibili «leader», o comunque attivisti, e ne ha arrestato a centinaia.
Fra loro ci sono anche 90 studenti, e preoccupazioni sono state espresse dal vicerettore dell' Università di Teheran, Majid Sarsangi, che ha istituito un comitato per seguire la loro sorte: «I nostri sforzi sono volti a cooperare con le autorità - ha detto - e creare le condizioni perché i ragazzi siano restituiti alle loro famiglie il prima possibile». Per il parlamentare riformista Mahmoud Sadeghi molti di loro non sono coinvolti nelle manifestazioni e sono stati fermati «a titolo preventivo». Lo stesso Parlamento si è riunito per discutere della situazione.
Gli arresti complessivi sarebbero oltre mille, addirittura 1700 secondo fonti dell' opposizione. Mercoledì il comandante dei pasdaran ha dichiarato «sedata la sedizione». Ieri le Guardie rivoluzionarie hanno ribadito che «la rivolta fomentata dalle potenze straniere è stata sconfitta». Ma intanto si è aperto un nuovo fronte, interno al regime. Secondo il quotidiano panarabo Al-Quds al-Arabi, l' ex presidente Mahmoud Ahmadinejad è stato arrestato a Shiraz e ora sarebbe ai domiciliari, dopo una serie di dichiarazioni critiche nei confronti del governo. In un comizio a Busher, Ahmadinejad aveva attacca t o frontalmente Rohani, accusato di «cattiva gestione» delle ricchezze del Paese e di «monopolizzare le risorse pubbliche».
Non ci sono conferme ma l' arresto avrebbe ricevuto l' imprimatur della Guida Suprema Ali Khamenei. Ahmadinejad è tornato in campo lo scorso novembre, con l' intenzione di partecipare alle elezioni politiche del 2020, ma le sue mosse farebbero parte di una manovra degli ultrà, gli stessi che avevano puntato su Ebrahim Raisi alle presidenziali dello scorso anno. Khamenei, invece, ha mantenuto in un primo momento una posizione equidistante, per poi appoggiare sì la repressione in piazza, ma anche la stop alla fronda dei conservatori.
Rohani è quindi ora in vantaggio. Anche se le province ribollono, Teheran è rimasta relativamente tranquilla. Agli occhi dell' Iran più benestante e aperto al mondo, e del suo elettorato, il bilancio è positivo: ha strappato alla comunità internazionale un buon accordo sul nucleare, e ha mantenuto la promessa di aprire ai social network, non Twitter e Facebook, ma proprio Instagram e Telegram, gli stessi ora bloccati dalle autorità, anche se solo per il momento. Tanto che la gioventù dorata della capitale ha assunto come motto «Barjaam (cioè «accordo» sul nucleare) e Telegram». [gio. sta.]