F.Mal.per il Messaggero
A una settimana esatta dal voto al Senato che ne ha sancito le dimissioni, Mario Draghi resta al centro del dibattito politico. E non solo perché, ovviamente, guida un esecutivo che «ha ancora molto da fare» in vista di «un autunno che si prospetta complesso» come sottolineano a palazzo Chigi; quanto perché la sua giacca continua ad essere stiracchiata qua e là in quest' alba di campagna elettorale. Tra l'ormai celebre «agenda Draghi» e la proposta della sua premiership per la coalizione di centrosinistra avanzata da Carlo Calenda, per il presidente del consiglio è impossibile astrarsi dalla bagarre.
Per ora, spiegano i suoi collaboratori, non c'è però bisogno di reagire. In primis perché, appunto, il presidente ha «una sola preoccupazione» che è mitigare e contenere gli effetti negativi che vengono dal rallentamento dell'economia. Una mission che può ottemperare solo «coinvolgendo tutti in questa fase» cruciale anche centrare gli obiettivi prefissati del Pnrr.
mario draghi sergio mattarella
In altri termini il premier non ha alcuna intenzione di farsi trascinare in prima persona nel conflitto agostano che attende i partiti. E anzi liquida i tentativi di coinvolgere (lui o la sua immagine) come una sorta di «Speculazione emotiva». Anche perché, viene precisato, nelle sue ultime uscite pubbliche Draghi non ha davvero mai sottaciuto «il fatto di considerare l'esperienza di governo l'unica e l'ultima possibile per lui».
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