Fabrizio Roncone per “Sette – Corriere della Sera”
Un po’ di memoria storica (ogni tanto serve, va). E perciò, per non dimenticare: è stato il sociologo Domenico De Masi ad accendere la miccia dell’ultima tragica crisi di governo. Con un’intervista al Fatto (era l’apertura del giornale, gran titolo, servita insomma su un vassoio d’argento): lì De Masi spifferò il segreto che gli aveva confessato Grillo.
Più o meno virgolettabile così: «Tutte le volte che sento Draghi, mi chiede di far fuori politicamente Conte». Insomma il premier considerava Conte troppo capriccioso, rancoroso, mai collaborativo.
Lui, De Masi, sostiene che questo gravissimo retroscena (ovviamente poi smentito dai vari protagonisti) fosse già ben noto a tutti i parlamentari grillini: resta però molto forte il sospetto che il sociologo sia invece stato messo in mezzo, nel bel mezzo di una spregiudicata operazione che doveva provocare una scintilla, far infuriare Conte e scatenare l’uscita del Movimento dal governo. Davanti a tale dubbio (sgradevole, in effetti),De Masi replica mettendo su un’aria seccata: «Ma io non sono un pettegolo. E poi, comunque, non faccio politica». Questo, effettivamente
lo urlò anche a me qualche mese fa, in un talk alla tivù. Quando gli dissi che era molto vicino ai 5 Stelle. S’infuriò. «Io? Io sarei un grillino?». Reagì in un miscuglio di stupore e indignazione, come se l’avessi accusato di vendere illegalmente scimmie e coccodrilli. È sempre complicato capire gli amori degli altri.
Compresi quelli politici. Però, insomma, caro professore: mica è un reato continuare a simpatizzare – nonostante tutto – per i grillini, o essere stato dentro quella drammatica storia così zuppa di bieco populismo.
Anche se poi, forse, il problema nemmeno si pone più. Come si sarà accorto, il Movimento, una scissione dopo l’altra, tra tonfi, minacce e sputi (non è un modo di dire), patetici bizantinismi e volgari calcoli poltronari, ormai non esiste quasi più. Non c’è più niente di quella terrificante e visionaria onda creata da Roberto Casaleggio con la feroce complicità del suo amico comico.
In Parlamento restano solo macerie fumanti. Per questo, ecco sì, a una cosa dovrebbe fare attenzione un docente del suo rango: a non essere scambiato per un «grillo parlante», in assenza di quello vero.