Andrea Bonanni per “la Repubblica”
Prese in contropiede dalla leadership tedesca sulla questione dei profughi, Gran Bretagna e Francia cercano di riprendere l’iniziativa politica in Europa ventilando la possibilità di estendere i bombardamenti contro l’Is anche al territorio siriano. Una opzione da cui ha subito preso le distanze il governo italiano. «L’Italia non partecipa a iniziative come quelle che Francia e Inghilterra hanno annunciato di studiare. A mio giudizio occorre che la comunità internazionale abbia un progetto di lungo termine, le iniziative spot servono e non servono», ha dichiarato ieri Matteo Renzi.
La preoccupazione italiana è che una campagna di raid senza una prospettiva più ampia possa rivelarsi un boomerang — spiegano da Palazzo Chigi — una replica degli errori della campagna militare sulla Libia di cui ancora si paga il prezzo.
In realtà l’emergenza profughi ha reso evidente la necessità di porre fine al massacro in Siria, che dura da cinque anni e ha già provocato duecentocinquantamila morti e, secondo l’inviato dell’Onu Staffan de Mistura, oltre 7 milioni di sfollati. Ma il problema per gli europei, e anche per gli americani, è come trovare una soluzione accettabile e sostenibile che non contempli un rafforzamento del regime di Assad.
donne siriane lasciano i territori dell isis e si spogliano dei burqa neri 7
Il dittatore siriano è sempre più indebolito sul piano militare di fronte all’avanzare delle milizie islamiche, ma gode dell’appoggio sia della Russia sia dell’Iran e il suo regime in qualche modo continua a raccogliere il sostegno di quel poco di classe dirigente che è rimasta nel Paese.
il prigioniero siriano prima della decapitazione
Sabato notte nel porto cipriota di Larnaca è sbarcata una nave di profughi siriani e i soccorritori hanno potuto constatare che provenivano tutti dalla regione costiera, che è uno dei feudi rimasti fedeli ad Assad. «Se anche loro partono — osserva un diplomatico europeo — non resta più nessuno in grado di opporsi all’Is e di ricostruire una parvenza di Stato una volta finita la guerra. E se il regime dovesse crollare avremmo milioni di profughi in più in marcia verso le nostre frontiere». Lo stesso allarme arriva da de Mistura: «La classe media sta abbandonando il Paese perché dopo cinque anni ha perso ogni speranza».
isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano 6
Il problema è che Assad, da tempo scomunicato dall’Occidente come responsabile della sanguinosa repressione che ha scatenato la guerra civile, agli occhi degli americani e degli europei non può essere sostenuto militarmente, né può far parte permanente della soluzione della crisi siriana.
Ma le forze democratiche dell’opposizione al regime appaiono divise, militarmente deboli, e politicamente non in grado di garantire l’unità del Paese. Per cui, mentre Teheran e Mosca continuano a difendere la legittimità del regime, europei e americani cercano una soluzione che possa consentire di sconfiggere l’Is, fermare il flusso di profughi, ma mettere fuori gioco il dittatore.
Ieri il governo Usa ha chiesto formalmente alla Grecia di chiudere lo spazio aereo ai voli con cui la Russia sta rifornendo di armi il regime siriano. E nei giorni scorsi il segretario di Stato John Kerry ha telefonato al suo collega russo Sergey Lavrov per esprimergli «l’inquietudine» degli Usa per il crescente sostegno militare all’esercito di Damasco.
Ma è evidente che, dopo la firma dell’accordo nucleare, a Washington come a Bruxelles si sta cercando una soluzione che, con la collaborazione di Teheran, consenta di far uscire di scena il dittatore ma di preservare quel poco di struttura statuale sopravvissuta alla guerra.
isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano 1
Anche le mosse di Francia e Gran Bretagna vanno in questa direzione. Ieri Cameron ha annunciato che la Raf ha compiuto a fine agosto una incursione con un drone in territorio siriano uccidendo tre terroristi, di cui due di nazionalità britannica. Il premier non fa mistero che vorrebbe dal Parlamento una autorizzazione per estendere anche alla Siria i bombardamenti che l’aviazione inglese già compie contro l’Is in Iraq. A poche ore di distanza, il presidente francese ha annunciato l’avvio di voli di ricognizione sul territorio siriano per preparare incursioni aeree contro le milizie islamiche.
Kerry e Assad a cena insieme a Damasco nel Afp kerry resize
«È l’Is che fa fuggire, con i massacri che compie, migliaia di famiglie», ha spiegato Hollande per giustificare l’ennesima inversione di rotta. Finora né la Francia né la Gran Bretagna avevano accettato di compiere azioni militari in Siria contro i terroristi islamici per non aiutare, anche solo indirettamente, l’esercito di Assad. Il fatto che ora si preparino ad intervenire dimostra che l’eliminazione del dittatore, pur restando una priorità, è passata in secondo piano rispetto alla necessità di fermare l’Is.
L’Italia, in sintonia con Berlino ma anche con Bruxelles, appare un passo avanti nella disponibilità a negoziare una soluzione anche con gli esponenti del regime siriano. «Sin dall’inizio della crisi siriana lavoriamo per una transizione politica, che certamente alla fine può portarci a superare la situazione attuale», ha spiegato ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, è ancora più esplicita: «La strada è quella di mettere attorno ad un tavolo le diverse parti in conflitto in Siria, con l’esclusione dell’Is. L’accordo che abbiamo raggiunto con l’Iran può apprire nuove prospettive in questa direzione».