Zita Dazzi per ‘la Repubblica’
Gino Strada con la figlia Cecilia Emergency
Impazza sui social il dibattito sul cambio al vertice di Emergency, l' ong fondata da Gino Strada. La figlia Cecilia - nominata presidente nel 2009 dopo la morte della madre Teresa - è stata sostituita da Rossella Miccio, coordinatrice dei programmi umanitari dal 2007. La notizia è stata data in esclusiva da L' Espresso. Il cambio della guardia sarebbe stato la conseguenza di un dissidio tra padre e figlia sui finanziamenti da parte di aziende e governi. E su twitter c' è l' hashtag # iostoconcecilia.
Gino Strada, da dove nasce questo problema con sua figlia Cecilia?
«Non c' è nessun dissidio, nessun siluramento e nessuna lite familiare. Tutto falso. Cecilia la sento tutti i giorni, fra noi c' è un rapporto di amore profondo. Ci possono essere differenze di vedute su alcune cose, come è normale in tutte le famiglie. Ma non penso sia vietato per legge».
Perché allora il direttivo di Emergency ha deciso di sostituirla, con mesi di anticipo, sulla naturale scadenza del mandato?
«Basta con questo tentativo di gettare discredito su di noi. È una decisione presa per motivi interni, sui quali non abbiamo obbligo di questionare».
Perché sono segreti?
«Non c' è nessun mistero. Siamo un' organizzazione dove si decide dopo aver discusso e ragionato, in modo unitario. Abbiamo sempre lavorato in un certo modo e cerchiamo di continuare a farlo, adattandoci ai compiti che ci siamo dati, nel migliore dei modi».
Si potrebbe evincere che allora ci sono divergenze fra Cecilia e il resto del vertice. Altrimenti perché questo improvviso ribaltamento?
«C' è una campagna che ci vuole danneggiare. Non c' è niente da imputare a Cecilia.
Lei era presente alla discussione in cui è emersa la necessità di organizzarci meglio».
Nega che ci siano dissidi sui finanziamenti di aziende come Eni e Impregilo, interessate a usare il logo dell' organizzazione per migliorare la propria reputazione?
«Non diciamo sciocchezze. Noi curiamo le vittime di guerra: otto milioni di persone, dagli inizi. Questa è la mission. Poi, certo, abbiamo discusso quando sono arrivate proposte di finanziamenti da parte di privati e aziende. Abbiamo sempre fatto politica molto attenta di controllo sui finanziatori, decidendo in base al nostro codice etico. Una cosa doverosa anche a garanzia dei nostri milioni di singoli sostenitori . I nostri bilanci sono trasparenti, le nostre sedi aperte. Non abbiamo niente da nascondere».
Ma li avete presi i soldi da loro o no?
«Da quelle imprese non abbiamo mai ricevuto un centesimo. È un crimine discutere se ricevere finanziamenti da grandi imprese che ci propongono fondi? Io non credo. Fa parte del normale e necessario dibattito interno a organizzazioni grandi come la nostra».
E voi che cosa avete deciso in quel caso?
«Ho posto la questione agli organi dirigenti, abbiamo valutato tutte le questioni e abbiamo deciso in piena autonomia, concordi sul da farsi. I nostri bilanci sono pubblici e fatti secondo le più severe regole sulla trasparenza. Chiunque può verificare da chi prendiamo soldi».
Cioè?
«Per esempio dai nostri sostenitori. Tantissime famiglie italiane che ci donano il 5 per mille, che rappresenta il 25 per cento del bilancio. Soldi che spendiamo per curare, non per la pubblicità».
E dai governi di Paesi come l' Afghanistan, i soldi li accettate?
«Alcuni Paesi che ospitano i nostri ospedali contribuiscono, da anni. Noi pratichiamo il soccorso alle vittime di guerra e della povertà. Questo consente di far passare un messaggio di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani. Allora, chiedo: è male convincere un governo, che magari prima spendeva in armamenti, a dare un po' di danaro perché sia garantito il diritto ad essere curato bene e gratuitamente? Noi siamo contro la guerra. Curiamo i feriti, non ci interessa la politica. Quella, la lasciamo ai politici».