Paolo Mastrolilli per La Stampa
paolo gentiloni al telefono con trump
L’Italia punta a stabilire subito un rapporto solido con l’amministrazione Trump, tra la visita del premier Gentiloni alla Casa Bianca giovedì, e il G7 che ospiteremo a Taormina a fine maggio. I temi più delicati da chiarire sono il nostro ruolo nel Mediterraneo e in Libia, gli investimenti nella difesa, e il contributo alla lotta al terrorismo, che potrebbe includere la richiesta di una partecipazione alle operazioni militari in Iraq.
militari italiani sulla diga mosul
L’incontro del 20 aprile ottenuto dall’ambasciatore Armando Varricchio rappresenta un importante segnale di attenzione, perché Trump avrebbe potuto ragionevolmente rinviarlo al G7. Il fatto che l’Italia ospiterà il vertice, la volontà di prepararne l’agenda, e l’aiuto che diamo contro il terrorismo hanno convinto il presidente ad anticipare la presa di contatto. Nei giorni scorsi Palazzo Chigi ha ospitato un vertice con Esteri e Difesa, proprio per discutere i temi che emergeranno alla Casa Bianca, mentre la settimana scorsa una delegazione della presidenza del Consiglio ha incontrato a Washington i collaboratori di Trump per parlare in particolare della Libia.
militari italiani sulla diga mosul1
Una richiesta che sappiamo di ricevere sarà quella di portare al 2% del Pil gli investimenti nella difesa. Risponderemo che non possiamo farlo subito, perché vorrebbe dire raddoppiare la spesa militare, ma la aumenteremo progressivamente. Nel frattempo chiederemo che la qualità e la diffusione della nostra presenza militare all’estero, Libia, Iraq, Afghanistan, Libano, Balcani, sia valutata come parte del nostro contributo alla sicurezza di tutti gli alleati.
Il timore è invece che Trump ci domandi un impegno più diretto in Iraq, dove le nostre truppe danno assistenza, ma non sparano. L’offensiva a Mosul va piano, gli iracheni hanno bisogno di aiuto operativo, e l’Italia ha uomini a Erbil e sulla diga dove sono in corso i lavori di riparazione. Obama aveva compreso la nostra posizione e accettato che non partecipassimo ad azioni belliche, ma è possibile che invece Trump le chieda a Gentiloni.
La diga resta un contributo vitale per il futuro dell’Iraq, che fonti del dipartimento di Stato vedono nell’ambito della strategia generale per sconfiggere l’Isis, riassunta in tre fasi: quella militare in corso a Mosul e presto a Raqqa; la stabilizzazione, per conquistare subito le popolazioni liberate attraverso la fornitura di servizi immediati; la ricostruzione, che invece sarà di lungo periodo e «andrà gestita dal governo iracheno, con i fondi della Banca Mondiale e dell’Fmi, perché gli Usa non faranno più “nation building”». Il costo dei lavori sulla diga è salito a circa 300 milioni, ma non finiranno presto perché è molto malandata. Una volta liberata Mosul, la Banca mondiale dovrebbe subentrare con un finanziamento stimato fino a 3 miliardi di dollari. A quel punto altre aziende cercheranno di partecipare, e l’italiana Trevi rischierà di perdere la commessa attuale.
In Libia la situazione è molto incerta, perché il governo Sarraj è debole e non è chiaro quanto Washington lo sostenga. L’Italia ha soccorso e ricoverato al Celio anche i feriti dell’esercito del generale Haftar, per proseguire la collaborazione. Però nemmeno lui, e le tribù con cui Roma ha appena fatto un accordo, bastano a garantire la stabilità.
Durante l’incontro preparatorio della settimana scorsa abbiamo spiegato cosa facciamo sul terreno, chiedendo che Trump riconosca la nostra leadership in Libia, perché francesi, russi, egiziani, stanno tutti cercando di inserirsi sul piano militare ed economico. La risposta è stata incoraggiante. Il problema è che se rivendicheremo questa leadership nel Mediterraneo, poi dovremo riempirla di contenuti, oltre ciò che già facciamo per soccorrere i migranti. Cioè soldati sul terreno, che non abbiamo o non possono essere schierati facilmente.
soldati italiani in afghanistan
Ci aspettiamo poi la richiesta di restare in Afghanistan, che accetteremo anche se richiede un sacrificio, mentre declineremmo l’invito a partecipare ad eventuali azioni militari in Siria, dove già facciamo addestramento.
Quanto al G7, gira anche una voce curiosa: Trump potrebbe alloggiare su una nave militare americana ancorata al largo, facendo la spola con l’elicottero. Per motivi di sicurezza, ma anche perché nelle pittoresche strade di Taormina il suo corteo di auto resterebbe sempre bloccato.