1 - SANTA SOFIA ORA È MOSCHEA, I MOSAICI OSCURATI DA VELE BIANCHE: LA PROTESTA A TRUMP DEGLI ORTODOSSI
Franca Giansoldati per www.ilmessaggero.it
L'unico che finora sembra non essersi accorto di niente è il gatto, un randagio grigio di nome Gli che da anni abita nel complesso di Hagia Sofia. Divenne famoso perchè, nel 2009, Obama lo filmò proprio mentre visitava il museo di Santa Sofia. Gli anche oggi è stato fotografato che dormiva beato sulla moquette verde che era appena stata messa nella ex basilica bizantina, fino a oggi museo per trasformarla in moschea.
Dopo la affollatissima preghiera di riconversione del museo a moschea il presidente turco Erdogan, accompagnato dalla moglie velata, si è fatto una photo opportunity proprio davanti ai mosaici bizantini che sono stati oscurati. Inizialmente avevano pensato di rendere invisibili gli enormi mosaici utilizzando una tecnica laser poi le autorità hanno optato per delle enormi vele di tessuto bianco che, attraverso un binario aereo si vanno a sovrapporre fino a nascondere agli occhi dei fedeli islamici l'iconografia cristiana. La fotoricordo di Erdogan e della moglie è stata fatta subito dopo la cerimonia seguita da decine e decine di migliaia di persone assiepate fuori da Santa Sofia.
SANTA SOFIA - I MOSAICI OSCURATI
La mossa di trasformare in moschea Santa Sofia non finisce di creare scompiglio nel mondo cristiano. Un comunicato congiunto tra l'arcivescovo della chiesa ortodossa australiana e il presidente della conferenza episcopale australiana ha nuovamente messo in luce le conseguenze negative che porterà questo atto unilaterale. «La nostra paura è che questo aggraverà le tensioni tra cristiani e musulmani in un tempo dove avremmo, invece, avuto bisogno di dialogo e di gesti distensivi».
Il Vaticano ha scelto di non commentare. Persino l'Osservatore Romano ha optato di ignorare l'evento tanto che sull'edizione di domani non apparirà nemmeno un piccolo richiamo.
In compenso il movimento spontaneo delle proteste internazionali non si ferma. A cominciare dalla reazione indignata del Nobel Pamuk e dell'arcivescovo Elpidophoros che ha incontrato il presidente Trump e Mike Pence alla Casa Bianca per esprimergli l'angustia e la preoccupazione della intera Chiesa Greca ortodossa. Al centro del colloquio la grande questione della libertà religiosa.
2 - INDIGNATI PER SANTA SOFIA MA NON PER L’ISOLETTA GRECA
Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Chi va in vacanza in Turchia - chi ne abbia il fegato - passa da Istanbul e va a vedere le quattro o cinque cose che si vanno a vedere a Istanbul, compresa la Basilica di Santa Sofia che, a proposito, non è più cristiana dal 1453 (divenne una moschea) e dal 1931 divenne poi un museo, un posto speciale, un porto franco evocativo dove si respira (respirava) l'aura mistica di più confessioni. Normale che se ne parli, visto che la Turchia l'ha appena trasformata in moschea.
Del resto chi va in vacanza in Turchia - chi non se ne vergogni - in genere non passa dal fondo dell'Anatolia soltanto per sbirciare, dalla costa, l'isoletta greca di Kastellorizo (Castelrosso in italiano) che dista tre chilometri e appunto è greca che più greca non si può, politicamente ed etnicamente e culturalmente. Chi va in vacanza in Grecia, invece, da Kastellorizo ci può tipicamente passare, anche perché è bellissima e ci hanno girato il film italiano Mediterraneo con Abatantuono e la regia di Salvatores, pellicola ambientata al crepuscolo della Seconda Guerra mondiale quando l'isoletta era italiana (sino al 1943) e non turca. Prima di essere italiana era francese, e prima ancora era britannica.
Kastellorizo divenne definitivamente greca nel 1948, assieme ad altre isole del Dodecanneso. Perché a decidere queste cose in genere sono le guerre e i successivi trattati (Parigi, 1947) e non alcune ambigue mosse di annessionismo: che sono quelle che sta facendo la Turchia di Recep Erdogan proprio in questi giorni, mentre noi guardiamo solo alla ex basilica di Santa Sofia con logiche e sguardi geopolitici da Touring club.
FINTA DEMOCRAZIA
Recep Erdogan ha islamizzato anche Santa Sofia, il che è molto preoccupante, il Papa si è detto addolorato, il governo greco ha parlato di «provocazione», il patriarcato ortodosso di Mosca ne ha fatto una tragedia: ma in un certo senso si tratta della meno illecita tra le tante porcate che il neo sultanato turco, questa finta democrazia e vera dittatura, sta perpetuando da molti anni con lo spettacolare silenzio dell'Europa politica e di tutto l'Occidente.
Mentre noi guardiamo a Istanbul, Ankara ha inviato una missione navale di esplorazione «energetica» al largo di Kastellorizo e sta cercando gas che rivendicherebbe come suo. E la Grecia che può fare, da sola? È in «allerta», anzi, in «allerta intensificata», ha mandato una protesta formale, e i turchi, more solito, hanno reagito con alterigia: «Le rivendicazioni della Grecia sono contrarie al diritto internazionale, è assurdo che una piccola isola che si trova a poche miglia dalle coste turche abbia una giurisdizione marittima che si estende per 200 miglia nautiche in ogni direzione. Quale paese accetterebbe una situazione del genere?».
L'Italia con la Corsica, oltre a tremila altri esempi: da immaginarsi che cosa accadrebbe se il nostro Stato andasse a perforare attorno all'isola di Cavallo. Il governo turco invece rivendica tutta l'area a sud di Kastellorizo come parte della sua piattaforma continentale, e ha pure lanciato avvisi di restrizione della navigazione nella zona.
Non è una questione - termine infelice - isolata: fa parte delle manovre invero sfrontate che la Turchia sta conducendo per assicurarsi zone strategiche per lo sfruttamento delle risorse naturali nel Mediterraneo: Kastellorizo - per spiegarla facile - è un passaggio chiave per realizzare il gasdotto Eastmed che ha già messo d'accordo Grecia, Cipro e Israele con l'esclusione della Turchia e della Russia: un passaggio che permetterebbe ai paesi europei di non dipendere solo da Putin per gli approvvigionamenti di gas.
Come ha dimostrato anche l'accordo Turchia-Libia del novembre scorso, Ankara sta facendo di tutto per mettersi di mezzo e potersi sedere al tavolo delle spartizioni con la logica che le è congeniale ormai da molto tempo: l'esplicitato ricatto.
Naturalmente l'Europa è schierata ufficialmente con Atene, ha parlato di «messaggio sbagliato» da parte di Ankara (perforazioni e sconfinamento si chiamano così: messaggio) e si è letto che Angela Merkel sarebbe intervenuta telefonicamente coi rispettivi capi di Stato, ma se ne sa pochissimo, mentre si conosce bene l'esito dei precedenti: da Cipro ai migranti, sino alle più elementari violazioni dei diritti umani - ricordiamo che il regime turco in questi anni ha perpetuato una strage silenziosa che non ha risparmiato militari, giornalisti, scrittori, avvocati e docenti - c'è da attendersi che Recep Erdodan continui a fare tutto quello che vuole. I trattati internazionali danno ragione alla Grecia?
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Erdogan, tecnicamente, se ne fotte come ha fatto sempre, e si muove nel Mediterraneo (il «lago turco») come faceva il pirata Barbarossa ai tempi suoi. Sultanato fu. Sultanato rimane. Per quanto riguarda il governo italiano - notoriamente ferrato in politica estera - quando la Turchia avrà terminato la sua opera di egemonia nell'Egeo, probabilmente, realizzerà che la Turchia, diversamente dall'Afghanistan, è bagnata dal mare.