Antonio Pollio Salimbeni per “il Messsaggero”
Nessuno si scopre perché le vere carte andranno giocate al Consiglio europeo del 17-18 luglio, tuttavia le proposte che il presidente Ue Charles Michel ha messo sul tavolo su piano anticrisi e bilancio Ue 2021-2027 costituiscono una svolta rispetto alle linee rosse di molti governi. La mediazione dell' ex premier belga, che finora non ha dato una grande prova di sé, riflette l' arte del possibile e un senso spiccato di realismo dal quale sarà difficile discostarsi.
La «negobox» di Michel (scatola negoziale) diventa la base di partenza del Vertice. E proprio di base di partenza parlano anche i critici, tra «frugali» e riluttanti dell' Est. È l' avvio di una nuova fase del negoziato anche se è presto per dire come andrà a finire.
LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN
Da un lato il presidente Ue presenta una leggera sforbiciata al volume del bilancio; sposta verso i governi il baricentro delle decisioni sui piani nazionali di riforma che ogni paese dovrà definire e concordare con Bruxelles per accedere agli aiuti anticrisi; anticipa l' inizio della restituzione del capitale agli obbligazionisti che sottoscriveranno i «bond» comunitari per rafforzare l' idea che si tratta di una operazione limitata nel tempo.
Dall' altro lato, Michel conferma i 750 miliardi da raccogliere appunto sul mercato di cui 500 per sovvenzioni a fondo perduto e 250 per prestiti agli stati. Il profilo del compromesso è molto chiaro: c' è la risposta alle preoccupazioni dei «frugali», cioè Olanda, Austria, Danimarca e Svezia con l' aggiunta della Finlandia in modo da rendere loro più digeribile i 750 miliardi del Next Generation Eu (così si chiama il piano anticrisi con al centro il Recovery Fund da 510 miliardi, mentre il resto affluirà da altri canali finanziari).
Con una ciliegina sulla torta: gli sconti al contributo nazionale al bilancio di cui godono i «frugali» e pure la Germania saranno mantenuti. Anche se è assurdo, dato che nacquero sulla scia del megasconto a Londra. Ora che i britannici non ci sono più resterà tra noi uno dei loro tanti spettri. Ma i 750 miliardi sono restano una linea rossa dalla quale non si indietreggia.
Nel dettaglio, il bilancio Ue di 1074,3 miliardi, 25,7 miliardi in meno dell' ultima proposta von der Leyen. La sforbiciata non riguarda due poste sensibilissime, politica agricola e coesione e non è un caso: l' Est e la Francia (ma anche l' Italia) sono a posto.
GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN
I tagli, pur leggeri, a ricerca, digitale, trasporti, aiuto internazionale, migrazione, frontiere, sicurezza e difesa, scontentando altri (anche molti del Nord Europa). Per andare incontro al Parlamento Ue si prefigura l' introduzione da gennaio 2021 una quota delle entrate nazionali calcolate sul peso dei rifiuti delle confezioni di plastica non riciclata, 0,80 euro per 1 kg; entro giugno 2021 proposta della Commissione per una tassa sul carbonio alle frontiere e una tassa sui gruppi digitali da introdurre dal 2023. In seguito proposta sul nuovo sistema di pagamento delle quote di emissioni inquinanti esteso ad aerei e navi (ma niente date per ora). Su queste nuove risorse proprie della Ue ci sarà battaglia.
GLI STRUMENTI
Poi gli strumenti anticrisi. Non cambiano i tetti finanziari: il Recovery Fund sarà di 560 miliardi (il resto dei fondi passerà per altri canali compresa la parte sovvenzioni) di cui 310 sussidi e 250 prestiti. Il 70% dei sussidi va impegnato nel 2021 e nel 2022, il resto entro fine 2023. La ristrettezza dei tempi, come è noto, è una vera sfida per un Paese come l' Italia.
«L' attività di prestito dovrà terminare al più tardi a fine 2026», indica il documento Michel. Il rimborso (a chi ha partecipato all' emissione dei bond) deve «garantire la riduzione costante e prevedibile delle passività, a partire dal 1° gennaio 2027 fino al 31 dicembre 2058». La Commissione aveva proposto di partire dopo il 2027.
I governi dovranno definire l' agenda di riforme e per gli investimenti per il 2021-2023 in linea con le raccomandazioni Ue, la Commissione li valuta entro 2 mesi. Sarà il Consiglio ad approvarli a maggioranza qualificata (non all' unanimità come sognavano i «frugali») su proposta della Commissione, entro 4 settimane dalla proposta. «La valutazione positiva delle richieste di pagamento sarà subordinata al soddisfacimento delle pietre miliari e degli obiettivi pertinenti».
ursula von der leyen e angela merkel
Sui pagamenti decide la Commissione «tenendo conto del parere del comitato economico e finanziario» (ne fanno parte gli stati). Dai governi si deve sempre passare. «Pietre miliari» è un termine tratto dai salvataggi degli stati: si intendono le misure normative o amministrative ritenute necessarie per raggiungere gli obiettivi concordati. E rispetto alla proposta comunitaria, supervisione e decisione sono spostate decisamente nell' ambito del Consiglio.
URSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKEL ursula von der leyen e angela merkel angela merkel ursula von der leyen