Estratto dell'articolo di Sergio Rizzo per “L’Espresso”
Chi si scandalizza dovrebbe fare un ripasso di liberalismo. Nel settore bancario non vige il libero mercato. È un settore con forti rigidità, nel quale opera un numero limitato di soggetti». Parola di Giovanbattista Fazzolari, alter ego a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni. Di lui la presidente del Consiglio avrebbe detto: «È la persona più intelligente che abbia mai conosciuto». […] C’è qualcosa però che non convince nel suo ragionamento, consegnato al quotidiano La Verità. Perché le banche italiane, è vero, di problemi ne hanno a bizzeffe.
Ed è anche probabile […] che in talune circostanze prevalgano le logiche del cartello o comportamenti vessatori nei confronti della clientela: come stanno a dimostrare le indagini e le sanzioni appioppate dall’Antitrust. Ma affermare che nel settore bancario «non vige il libero mercato» stride apertamente con la fama della «persona più intelligente» che la premier abbia conosciuto.
Come se Fazzolari fosse rimasto al tempo della «Foresta pietrificata» di Giuliano Amato, quando le banche italiane erano quasi tutte dello stesso proprietario. Cioè lo Stato, che ne poteva fare ciò che voleva. Oggi, invece, di banche di proprietà pubblica ne sono rimaste appena tre: il Mediocredito centrale, che controlla anche la Popolare di Bari, e il Monte dei paschi di Siena.
GIORGIA MELONI - TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE - VIGNETTA DI GIANNELLI
Tre su 439 (quattrocentotrentanove), alla faccia del «numero limitato di soggetti». Oggi chiunque disponga delle capacità tecniche e finanziarie necessarie può aprire una banca, o acquistarne le azioni fino a garantirsene il controllo, a differenza di trent’anni fa. E sono proprio le caratteristiche tipiche di un libero mercato, sul quale non a caso vigila anche l’Autorità Garante della Concorrenza.
Un mercato che ha certamente forti rigidità e molti vincoli, […] ma sul fatto che sia un libero mercato non possono esserci dubbi. Senza entrare nel merito della questione, […]si potrebbe osservare che il sistema scelto non colpisce gli utili finali, ma il margine iniziale: con il risultato che la tassa potrebbe facilmente essere ribaltata su altre voci di bilancio, come le commissioni.
Ma a parte questo, è l’odore che emana questa iniziativa a risvegliare un vecchio fantasma mai completamente addormentato: il fantasma dello statalismo. I primi segnali erano arrivati nelle settimane del debutto del governo Meloni, quando le critiche di Bankitalia alla manovra di bilancio avevano causato una reazione senza precedenti da Palazzo Chigi. Fazzolari l’aveva accusata di fare il gioco delle banche, sue azioniste, ed era rispuntato il manganello.
Ossia, l’idea di nazionalizzare per legge la banca centrale: idea cara alla stessa Giorgia Meloni. Poi è toccato al ministro delle Imprese e del Made in Italy sferrare un attacco alle multinazionali. «Vogliamo valorizzare chi agisce nel nostro Paese, semmai frenare le grandi multinazionali, certamente anche Uber», ha dichiarato Adolfo Urso, prontamente ribattezzato «Urss» durante un confronto (si fa per dire) con la categoria più protetta dalla politica che esista, quella dei tassisti.
Il quale «Urss» […] ha ben pensato di affrontare il caro carburanti rinverdendo in modo singolare i fasti dei prezzi amministrati, con l’obbligo per i distributori a esporre i prezzi medi regionali.
Con il risultato di far lievitare verso l’alto i prezzi più bassi […] Il fatto è che lo statalismo in salsa meloniana si presenta in una forma inedita da almeno ottant’anni a questa parte.
Una forma che non riguarda solo l’intervento dello Stato nell’economia, peraltro finora con mosse da elefante in cristalleria.
Prima la tassa sulle banche che potrebbe perfino danneggiare i risparmiatori e i cartelli ai distributori che fanno salire il prezzo della benzina; quindi l’intervento a gamba tesa sui biglietti aerei (un altro “non libero mercato”?) che ha scatenato una guerra a Bruxelles senza peraltro benefici apprezzabili per il Sud.
daniela santanche agli incontri del principe viareggio
Dove si continuano a pagare tariffe astronomiche. Mentre la ministra del Turismo Daniela Garnero Santanchè, già azionista di un importante stabilimento balneare, garantisce che sulla lotta alla riforma delle concessioni inapplicata da quindici anni «seguiremo ciò che la categoria (di cui lei ha fatto parte fino all’altro ieri, ndr) ci chiede. Noi difendiamo i balneari senza se e senza ma...».
E il suo collega della Cultura, l’ex direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano fa pagare la concessione statale sull’uso delle immagini dei nostri tesori, resuscitando un principio anacronistico mandato in pensione una decina d’anni fa, quando venne abolito il divieto di fare fotografie alle opere d’arte nei musei.
MEME SU GIORGIA MELONI E LE FRASI DI LOLLOBRIGIDA SUI POVERI
Un nuovo statalismo che sa però di antico. Uno statalismo per cui uno Stato si arroga il diritto di stabilire anche alcune regole del vivere civile. Francesco Lollobrigida, ministro della Sovranità Alimentare, cognato di Giorgia Meloni, vieta la produzione di carne sintetica: così mortificando, da una prospettiva ottusamente oscurantista, un importantissimo settore di ricerca scientifica, incurante di aggiungere una motivazione in più per l’emigrazione dei nostri giovani scienziati.
Nel frattempo si vieta l’iscrizione all’anagrafe di figli di coppie omogenitoriali. Con la ministra della Famiglia Eugenia Maria Roccella che stigmatizza chi dà agli animali domestici i nomi delle persone. E se la proposta di mandare al gabbio chi nella pubblica amministrazione usa parole straniere, avanzata dall’ex fedelissimo meloniano Fabio Rampelli, ha più sostenitori di quanti se ne possano immaginare, fioriscono le proposte di legge per far rinasce- re sia pure sotto forme diverse il vecchio servizio militare. L’idea della naia, abolita senza particolari rimpianti dal primo gennaio del 2005, torna così a serpeggiare con uno sponsor d’eccezione: il presidente del Senato Ignazio La Russa. Ma tant’è. In un Paese che perde popolazione e giovani a rotta di collo, a questo punto non resta che attendere con trepidazione l’introduzione della tassa sul celibato.
daniela santanche meme giorgia meloni francesco lollobrigida ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA - MEME BY EMILIANO CARLI GIORGIA MELONI COME LA VENERE DI BOTTICELLI - MEME BY OTTAVIO CAPPELLANI daniela santanche a cuneo daniela santanche immagine creata con l intelligenza artificiale bairbie.me giorgia meloni matteo salvini daniela santanche in versione barbie