Wsj, Biden apre a armi nucleari in circostanze estreme
(ANSA) - Joe Biden fa un passo indietro rispetto alle sue promesse in campagna elettorale e sposa il 'tradizionale' approccio americano: quello che prevede l'uso della minaccia di una risposta nucleare come deterrente per i pericoli convenzionali e non nucleari, lasciando di fatto aperta la porta alla possibilità di usare le armi atomiche in "circostanze estreme".
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Il cambio di rotta, riporta il Wall Street Journal, è avvenuto sotto la pressione delle ultime settimane degli alleati che ha spinto Biden a ripensare la sua posizione.
ARMI E SPESA MILITARE: BIDEN «RIDISEGNA» L'ALLEANZA (LA GUIDERÀ LUI, NON BRUXELLES)
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Per ora, come dice il presidente francese Emmanuel Macron, «la linea non cambia». La Nato, però, ha avviato una svolta epocale, o, forse addirittura una mutazione genetica. L'organizzazione prematuramente liquidata nel 2017 da Donald Trump («è inutile») e poi da Emmanuel Macron nel 2019 («morte cerebrale») diventa improvvisamente il modello di una nuova costruzione occidentale.
Il vertice di Bruxelles è stato molto diverso dagli altri. Certo, il risultato più concreto è la costituzione di quattro battaglioni (da 300 a 1000 soldati) da inviare in Romania, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria.
Ma è un elemento di un approccio decisamente più largo. La guerra in Ucraina ha dato all'Alleanza un inedito ruolo politico, destinato a gonfiarsi fin tanto che la Russia sarà guidata da Vladimir Putin.
La prova? Basta osservare la discussione che si è sviluppata sul messaggio da trasmettere al Cremlino. Un gruppo di Paesi, guidato da Regno Unito e Polonia, ha proposto di adottare una strategia di «ambiguità costruttiva».
Vale a dire: l'Alleanza atlantica non interviene direttamente nel conflitto, ma potrebbe cambiare idea se Putin dovesse scatenare un attacco chimico, biologico o nucleare.
La spinta è stata bloccata da un largo schieramento in cui si sono ritrovati Stati Uniti, Francia, Germania, Italia e molti altri.
Come confida al Corriere , il primo ministro della Norvegia, Jonas Gahr Store, «avrei preferito che l'espressione "ambiguità costruttiva" entrasse nel comunicato, ma la discussione resta aperta».
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Come dire: Biden e gli altri hanno solo guadagnato tempo, forse giorni, forse settimane.
Finora avevamo ascoltato ragionamenti del genere nei vertici del G7 o del G20, non in un summit della Nato. Le conseguenze di tutto ciò saranno di grande impatto. Innanzitutto c'è una questione di leadership.
Ieri Joe Biden si è comportato come il leader di fatto. Il comunicato finale del vertice sembra una fotocopia della dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca qualche ora prima: «Se la Russia usa le armi di distruzione di massa, ci saranno severe conseguenze».
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La Nato sarà la piattaforma che coordinerà gli aiuti militari all'Ucraina. Insieme a un altro massiccio flusso di missili anti-tank , anti-aerei, droni e, forse di batterie anti-navali, a Kiev arriveranno anche le indicazioni messe a punto a Washington. Vero, le altre capitali potranno sempre dire «sì» o «no». L'iniziativa, però, toccherà agli americani: è l'eredità che la «vecchia» Nato passerà alla «nuova».
Potrebbero sorgere, presto, anche delle complicazioni. Sono nette, per esempio, le differenze di opinione sul ruolo della Cina. Biden diffida di Xi Jinping. Macron, invece, confida nella mediazione di Pechino. L'epicentro degli equilibri geo-politici si sposta dalla Germania al fianco Est dell'Europa.
A sorpresa aumenta il peso specifico di Polonia, Romania, Bulgaria, dei Paesi baltici; mentre Germania, Italia, Spagna dovranno correre, insieme ad altri 16 partner, per raggiungere l'obiettivo della spesa per la difesa, fissato al 2% nel vertice di Galles del 2014. Ciò significa un massiccio trasferimento di spesa pubblica verso il riarmo. Da dove arriveranno queste risorse? Nuove imposte? Tagli agli investimenti o al welfare?
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