Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera"
boris johnson si scusa per i covid party 1
La festa è finita per Boris Johnson. Il primo ministro ha provato ieri a scusarsi in Parlamento per il party organizzato nel giardino di Downing Street in pieno lockdown, nel maggio 2020, ma ha solo peggiorato la sua posizione. «Credevo implicitamente che si trattasse di un evento di lavoro», ha sostenuto Boris fra le risate incredule dei deputati: ma era una festa con decine di invitati ai quali era stato perfino detto di «portarsi la bottiglia».
«È una cosa così ridicola, che è in realtà offensiva per il pubblico britannico», gli ha replicato il leader laburista Keir Starmer. «Siamo di fonte allo spettacolo patetico di un uomo che è arrivato a fine corsa», ha incalzato il capo dell'opposizione, che ne ha tratto la logica conclusione: «Sarà il pubblico a cacciarlo via, sarà il suo partito a cacciarlo via, o farà una cosa onesta e si dimetterà?»
Perché non sembrano davvero essere rimaste altre strade per Boris. Nessuno dei deputati del suo partito, in aula, è venuto in suo soccorso, limitandosi a fare invece interventi evasivi: e un veterano dei conservatori ha paragonato la situazione di Johnson agli ultimi giorni di Margaret Thatcher, quando la Lady di Ferro era stata abbandonata da tutti e la sua autorità era evaporata. «È cotto», ha detto un altro deputato Tory: ma la pugnalata l'ha vibrata il leader dei conservatori scozzesi, spalleggiato da diversi suoi colleghi, che ha chiesto esplicitamente le dimissioni del premier.
UNO DEI COVID PARTY NEL GIARDINO DELLA RESIDENZA DI BORIS JOHNSON - MAGGIO 2020
Uno scenario che Boris stesso, in Parlamento, non ha escluso: quando gli è stato intimato di fare le valigie, ha risposto che «non dovremmo prevenire il risultato dell'inchiesta», in riferimento all'indagine indipendente che è in corso per appurare se le feste a Downing Street abbiano violato le disposizioni sul Covid. L'inchiesta dovrebbe concludersi a breve e difficilmente Johnson sarà esonerato: la sua uscita di scena potrebbe dunque essere questione di giorni, se non di ore.
Boris potrebbe decidere a questo punto di andarsene nella speranza di essere ricordato come il leader che ha portato a compimento la Brexit. Oppure i suoi lo accompagneranno alla porta: perché la relazione dei conservatori col premier è sempre stata di tipo utilitaristico, nel senso che lui è stato scelto perché vincente, non perché fosse amato. Johnson non ha veri amici, nel partito non ci sono «johnsoniani»: e nel momento in cui da asso nella manica si trasforma in fardello, meglio mollarlo subito. Un'assenza spiccava ieri in Parlamento: quella del Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, che ha così tenuto a prendere anche fisicamente le distanze da un premier moribondo.
Perché è il Cancelliere (ossia il ministro del Tesoro) il successore più accreditato: e non a caso il suo sponsor è il machiavellico Dominic Cummings, l'ex «Rasputin» di Boris cacciato in malo modo alla fine del 2020. Cummings, che era stato l'architetto della Brexit, ha giurato vendetta: e molti sospettano ci sia la sua mano dietro le rivelazioni che hanno causato la rovina di Boris.
keir starmer se la ride davanti a boris johnson
La caduta del premier arriva infatti dopo uno stillicidio di notizie, fatte sapientemente filtrare alla stampa, sulle numerose feste illegali svoltesi a Downing Street nel corso del 2020, quando le regole lo vietavano, così come sui finanziamenti occulti per la ristrutturazione dell'appartamento privato del premier. Johnson era gia stretto nell'angolo da settimane, tanto che non aveva avuto l'autorità di imporre nuove restrizioni contro il Covid. Ieri sera appariva come un uomo finito: ed è solo questione di capire come e quando calerà il sipario.
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