Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
I suoi libri sono stati letti, consigliati, regalati da (tra gli altri) Barack Obama, Bill Gates, Mark Zuckerberg. Sono stati tradotti in 45 lingue e hanno venduto 20 milioni di copie. Un successo globale immerso in quella globalizzazione che Yuval Noah Harari non smette di esaltare. Senza perdere di vista i mercati nazionali con le loro sensibilità, a volte Paesi dove i censori sono suscettibili.
le correzioni nell'edizione russa del libro di yuval noah harari
Così il saggista israeliano più conosciuto al mondo sembra aver creato un nuovo motto, oltre a nuove teorie: pensa globale, adatta locale. Se ne sono accorti i giornalisti del sito russo The Insider che hanno messo a confronto l' edizione stampata in caratteri cirillici con quella inglese del suo «21 lezioni per il XXI secolo» (pubblicato in Italia da Bompiani).
La versione per la Russia è stata ripulita delle parti che potevano irritare il presidente Vladimir Putin.
yuval noah harari 21 lezioni per il xxi secolo
Spiegando le «circostanze particolari» che hanno facilitato l'«occupazione» della Crimea scrive: «Circostanze che difficilmente si possono ripetere altrove (…) Quando la Russia ha cercato di ripetere il suo successo in altre parti dell' Ucraina ha incontrato un' opposizione più dura, e la guerra nell' Ucraina orientale si è impantanata in uno stallo improduttivo». Per i lettori russi è stata eliminata la parte più critica dell' analisi e sparisce anche la parola «occupazione».
Più avanti lo storico che insegna all' Università ebraica di Gerusalemme affronta il tema per lui centrale della «post-verità». Nella versione internazionale, quella da considerare l' originale, l' esempio portato è di nuovo Putin e la propaganda spacciata dal Cremlino: «Mentre proferivano queste spiegazioni alquanto pretestuose, Putin e i suoi sottoposti sapevano perfettamente che stavano mentendo». A Mosca il libro non menziona lo Zar e punta su un altro bersaglio: Donald Trump e «i 6 mila falsi proclami» del presidente americano.
Harari ha risposto con una lettera inviata al settimanale Newsweek , che ha ripreso la polemica negli Stati Uniti. Spiega di aver sempre autorizzato e qualche volta riscritto di persona gli adattamenti dei suoi libri per rispettare le diversità religiose, culturali, politiche: «Quando temo che trattare un tema porti a bandire quel saggio, sono pronto a intervenire sul testo. Questi cambiamenti non devono però alterare le mie idee.
È quello che è successo con l' esempio dell' invasione dell' Ucraina per illustrare l' uso della disinformazione: mi sono rifiutato di presentare una versione degli eventi più vicina a quella ufficiale di Putin». Aggiunge: «Voglio essere letto dal più alto numero di persone possibile perché la risposta alle sfide del XXI secolo è la cooperazione globale. Non per soldi, certi mercati non sono particolarmente lucrativi».
MILITARI RUSSI PRENDONO IL CONTROLLO DELLA CRIMEA
Come gli fa notare Leonid Bershidsky sul Moscow Times , «fa molto post-verità spiegare a chi è sottomesso a una dittatura la post-verità usando solo esempi da altre nazioni».
E ad Harari - che nelle interviste ripete quanto l' omosessualità gli abbia insegnato a non prendere le opinioni per garantite - ricorda il film «Rocketman»: è stato distribuito in Russia dopo aver tagliato le scene di baci tra uomini. Elton John (è la sua kolossal-biografia) si è infuriato, la casa hollywoodiana Paramount si è giustificata: «Dobbiamo rispettare le tipicità locali».
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