Rosario Dimito per il Messaggero
Gli assetti di Tim dipendono sempre di più dalla partita Italia-Francia su Fincantieri-Stx e dai poteri speciali che il governo dovesse esercitare sulla gestione del gruppo di tlc da parte di Vivendi in relazione all’assunzione del controllo sancito dalla Consob perché non c’è stata notifica preventiva. La riunione sul golden power in calendario lunedì 25 e aggiornata a ieri, è slittata di nuovo a domani sera.
Con un rinvio non a caso a valle dell’odierno summit bilaterale di Lione sui cantieri (e non solo) e del cda di Tim, convocato sempre domani a Roma. All’ordine del giorno l’Investor Day che servirà a riaprire la revisione del piano strategico 2018-2020 da varare a febbraio ma anche la nomina del nuovo ad, in sostituzione di Flavio Cattaneo, uscito il 25 luglio dal gruppo a dimostrazione del dominio francese, come ha motivato la Consob.
Ieri ci sarebbe stata una riunione del comitato nomine che ha proseguito l’esame delle candidature scremate dall’head hunter Egon Zehnder: Giuseppe Recchi, Amos Genish e Paolo Dal Pino. Bocche cucite sulla riunione del comitato nomine, che anch’esso dal giorno prima sarebbe slittato prima alla mattinata e poi al pomeriggio, a ulteriore conferma dei condizionamenti esterni.
GOVERNANCE AFFOLLATA
Sulle grandi manovre in corso si stanno muovendo le diplomazie politiche e finanziarie coinvolte nella ragnatela di relazioni. Vincent Bollorè, presidente di Vivendi, oltre alla partecipazione del 23,94% in Tim finita nel mirino di Consob e governo per le implicazioni sul controllo e al 29,9% di Mediaset, anch’esso sotto il fuoco dell’Agcom per violazione del Tusmar causata dalla doppia presenza nei media e tlc, possiede l’8% di Mediobanca.
Nelle ultime ore l’ad Alberto Nagel si sarebbe attivato per la candidatura di Recchi, oggi vicepresidente con deleghe su sicurezza e Sparkle, già presidente fino a maggio scorso e considerata una figura chiave: il gruppo francese potrebbe schierarlo in un clima di massima collaborazione con il governo e le istituzioni e Authority italiane.
E’ evidente che a influenzare l’atteggiamento di Bollorè potrebbe essere l’esito del negoziato bilaterale di oggi tra Paolo Gentiloni e Emmanuel Macron che dovrebbe trovare una composizione all’aggrovigliata contesa sui cantieri di Saint-Nazaire dove le ambizioni di Fincantieri sono state stoppate dal veto nazionalistico del nuovo presidente francese. Le mosse di Vivendi però non risentiranno solo delle decisioni sui cantieri ma anche di quelle del comitato sui poteri speciali che potrebbe limitarsi ad accertare il ritardo nella presentazione della notifica avvenuta il 15 settembre, senza andare oltre con un’ammenda che potrebbe essere pari all’1% del fatturato.
In questo contesto di dialogo con il governo, Vivendi potrebbe optare per una governance più italiana, che sarebbe una delle due opzioni esaminate ieri dal comitato nomine. Genish entrerebbe in cda diventando chief operating officer. Recchi sarebbe promosso vicepresidente esecutivo (stesso ruolo ricoperto da Carlo Buora fino a novembre 2007 con poteri confermati in materia di sicurezza e Sparkle dove il governo potrebbe chiedere la nomina di un cda di garanzia a maggioranza indicata da Agcom) con Arnaud de Puyfontaine presidente esecutivo. L’altra soluzione di Vivendi da calare in caso di golden power invasivo sarebbe la nomina di Genish ad con tutti i poteri senza quelli imposti per legge a un italiano. In questo caso sarebbe guerra.