Estratto da "La Stampa"
von der leyen meloni draghi financial times
Arriva un altro allarme sull'Italia. Il monito è sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). E a lanciarlo è ancora il Financial Times. È il sesto in poche settimane, dopo Ft, The Economist, Bloomberg e Cnbc.
«L'Italia rischia di sprecare la sua liquidità inaspettata», evidenzia la direzione del quotidiano britannico. Il quale invita, o meglio esorta, il governo italiano a lavorare con la Commissione Ue per «adattare i piani di spesa». Il rischio, viene sottolineato, è la perdita dei 191,5 miliardi di euro del Recovery. Opzione non contemplabile, considerati i conti pubblici italiani.
Che la situazione intorno al Pnrr sia difficile, è noto da mesi. Ma ora inizia a far intimorire anche gli investitori internazionali. Il ministro degli Affari Ue, Raffaele Fitto, sottolinea che «a ottobre arriverò la terza rata del Pnrr, mentre sulla quarta la Ue deciderà il 19 settembre». Roma, dice il Ft, ha «bisogno del Pnrr per risollevare le proprie sorti, ma utilizzare in modo efficace il Recovery porterebbe almeno un passo avanti verso l'uscita dal suo malessere decennale di bassa crescita.
Se si spreca questo pacchetto, è difficile vedere il Paese uscire dalla sua crisi economica in tempi brevi». L'Italia, viene rimarcato, «ha costantemente speso poco e non è riuscita a fare buon uso dei fondi Ue». Il punto della testata londinese è tanto semplice quanto efficace. «Inizialmente l'Italia avrebbe dovuto spendere poco più di 40 miliardi di euro entro la fine del 2022: secondo Capital Economics, ne ha gestiti meno del 60%», si evidenzia.
[...] Infine, la stoccata. Tanto a Roma quanto a Bruxelles. «La perdurante incapacità dell'Italia di spendere ed elaborare i fondi europei deriva da molte delle sfide che le riforme cercano di affrontare», scrive la direzione del Ft. Tuttavia, «allo stato attuale, la formulazione approssimativa delle misure previste ha portato alcuni a dubitare che molto cambierà». Per il quotidiano comunque «l'Italia è un indicatore per giudicare il successo del programma dell'Ue».
Ed è per tale ragione che «è nell'interesse di Bruxelles rielaborare il piano con Roma». Specie perché dal destino del Pnrr ne va parte della credibilità europea sui mercati internazionali. Punto che non deve essere dimenticato da Roma, ma che non può nemmeno rappresentare un capro espiatorio per evitare di correre con l'attuazione del Recovery.
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