Alessandro Da Rold per “La Verità”
A un mese e mezzo dalle prossime elezioni, il governo di Mario Draghi chiude la pratica sul nuovo regolamento in materia di poteri speciali, ovvero sul golden power, varando nuove misure a difesa delle aziende strategiche italiane.
A firmare il dpcm è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, facendo seguito alla riforma introdotta dal decreto legge del 21 marzo scorso. Si rafforzano le attività di coordinamento della presidenza del Consiglio dei ministri e si introducono nuove misure di semplificazione nella disciplina sull'esercizio dei poteri speciali.
È prevista pure «l'irrogazione di sanzioni amministrative» da parte del governo. Viene introdotta anche la figura del capo del comitato sul golden power, che sarà il dem Bernardo Argiolas, come aveva anticipato La Verità.
Del resto la riforma approvata a marzo aveva come obiettivo una gestione più efficiente, dato l'aumento di notifiche di operazioni soggette al golden power negli ultimi anni. Secondo Palazzo Chigi la crescita è stata esponenziale: da otto notifiche nel 2014 a 18 nel 2015, 14 nel 2016, 30 nel 2017, 46 nel 2018, 83 nel 2019, 342 nel 2020 e 496 nel 2021, per un totale di 1.037 nell'arco di otto anni.
Una crescita dovuta a un incremento delle operazioni nei settori tradizionali (Difesa, energia, trasporti, telecomunicazioni), ma anche a una progressiva estensione della disciplina del golden power a nuovi settori strategici (in particolare 5G, salute, agroalimentare, finanziario, creditizio e assicurativo) e alle operazioni di soggetti europei.
ROBERTO GAROFOLI E MARIO DRAGHI
La riforma cambia proprio le modalità delle prenotifiche, «al fine di ridurre l'impatto della disciplina dei poteri speciali sull'economia e ridurre le numerose notifiche cosiddette "prudenziali"».
L'impresa interessata, in pratica, «può trasmettere» direttamente «al dipartimento per il coordinamento amministrativo della presidenza del Consiglio dei ministri una informativa sui progetti di costituzione, acquisizione, delibera, atto o operazione, fornendo tutti i documenti e le informazioni, in quanto disponibili, previsti per la formale notifica».
Tra i motivi che hanno spinto Draghi a intervenire sul golden power c'è poi soprattutto la necessità di modificare la disciplina del 2014 sull'utilizzo dei poteri speciali sugli assetti societari «nei settori della Difesa e della sicurezza nazionale, e sulle attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni».
In quest' ultimo settore, per esempio, la normativa precedente riguardava le acquisizioni e le forniture tecnologiche agli operatori telefonici, ma non prevedeva il monitoraggio delle supply chain straniere, cioè tutta la catena di approvvigionamento. Il governo Draghi è quello che ha fatto più ricorso all'utilizzo del golden power.
Ha iniziato lo scorso anno contro le acquisizioni cinesi, quando fu bloccato l'acquisto del 70% di Lpe, azienda produttrice di chip con sede a Baranzate (Milano), da parte del colosso cinese Shenzhen invenland holding. Poi cè stato il caso della joint venture tra la cinese Zhejiang jingsheng mechanical e il ramo di Hong Kong di Applied materials, società americana leader nella produzione di software per i semiconduttori, finalizzata ad acquistare il ramo italiano della stessa Applied materials.
Nell'ultimo anno è stata fermata anche l'acquisizione (che risaliva al 2018, ai tempi del governo Conte) di Alpi aviation, un'azienda di componentistica aerea e spaziale. A giugno è stata bloccata la scalata cinese alla Robox, gioiello della robotica novarese. E infine lo scorso anno fu impedita la vendita di Verisem a Syngenta.
roberto garofoli foto di bacco (2) roberto garofoli roberto garofoli