Roberto Petrini per ''la Repubblica''
Colpire il gioco d' azzardo invece degli automobilisti. È questa la carta che sta preparando il governo per trovare la quadra della manovra- bis da 3,4 miliardi che Bruxelles ci chiede con insistenza e che il gruppo no-tax dei renziani vorrebbe senza toccare le accise su benzina e tabacchi.
La soluzione di mediazione, frutto di intensi colloqui nelle ultime ore tra Palazzo Chigi, Tesoro ed esponenti della maggioranza, offrirebbe la possibilità di limitare, se non di annullare del tutto, l' intervento sulle accise che nella seconda lettera di Padoan a Bruxelles dei giorni scorsi era quantificato in 1,5 miliardi.
Il piano del governo prevede di introdurre una tassa secca sui circa 96 mila punti vendita (69 mila bar e tabacchi e 29.600 sale di vario genere dedicate al gioco d' azzardo).
La mossa, che potrebbe fornire un gettito consistente, tirerebbe fuori anche il governo dalla impasse sulla riforma dei giochi: l' intervento doveva infatti essere inserito nella legge di Bilancio 2017, poi nel Milleproroghe e infine in altri provvedimenti, ma è costantemente slittato. In realtà per un contrasto tra gli enti locali, che vogliono inserire una sorta di zone no-slot in prossimità di scuole e altri punti sensibili, e il governo che ha approntato un piano di riduzione del 30 per cento delle macchinette in modo omogeno sul territorio. La tassa unica sulle sale servirebbe da deterrente allo sviluppo del gioco, porterebbe molti esercizi a rinunciare e sarebbe un freno alla ludopatia.
Del resto il fenomeno del gioco d' azzardo in Italia è in costante crescita: la raccolta nel 2016 ha raggiunto i 95,9 miliardi (quasi raddoppiando in dieci anni), le perdite nette degli italiani sono state di 19,1 miliardi e gli incassi per l' erario hanno raggiunto i 9,2 miliardi.
Il decreto che interviene con la tassa speciale sulle sale gioco dovrebbe essere varato, nelle intenzioni del governo, in aprile, in prossimità del varo del Def, il Documento di economia e finanza.
Tuttavia già dai prossimi giorni, e prima del 22 febbraio, data di pubblicazione del rapporto sul debito dell' Italia e data ultimativa espressa da Bruxelles per il varo di una parte della manovra-bis, il Tesoro invierà alla Commissione una bozza del provvedimento, con l' indicazione dei titoli delle misure e dell' entità dei singoli interventi.
La partita dunque si riapre, soprattutto dopo la sortita no-tax dei renziani, che fa ballare la posta da 1,5 miliardi destinata a benzina e sigarette. Mentre dovrebbero rimanere immutate le altre misure che indicano circa 1 miliardo di lotta all' evasione e 850 milioni di tagli alle spese.
Resta aperta anche un' altra variabile, rispetto a quanto prevedono gli impegni dell' Italia nelle due lettere di Padoan a Bruxelles, quella dell' entità complessiva della manovra-bis: se martedì prossimo l' Istat dovesse certificare che la crescita del 2016 è vicina all' 1 per cento (invece dello 0,8 previsto) ci sarebbero più risorse e di conseguenza l' intervento potrebbe inferiore di 300-500 milioni.
Gli occhi sono comunque tutti puntati sulla cruciale giornata di domani quando Padoan parteciperà alla direzione del Pd, come invitato in quanto non è iscritto né membro dell' organismo. In mattinata la Comissione europea diffonderà le stime su crescita e deficit: per l' Italia le cifre della manovra (con la discesa del deficit al 2,1 del Pil) saranno segnalate solo in una nota e non contabilizzate in tabella. In attesa di sviluppi.