Jacopo Iacoboni per “la Stampa”
Il 21 marzo 2012, alla «Direzione generale lotta alla contraffazione, ufficio brevetti e marchi» del ministero dello Sviluppo Economico, un incaricato dello studio del professor Raimondi depositò un logo del Movimento cinque stelle senza il nome di Beppe Grillo, pulito, su sfondo bianco.
Alla voce «descrizione» c' era scritto «figura di un cerchio al cui interno sono disposte cinque stelle e la parola "movimento" con "v" in carattere di fantasia (marchio figurativo)», e alla voce «titolare»: Giuseppe Grillo, di Genova. Traducendo, già tre anni e mezzo fa Grillo si era cautelato: anche nell' ipotesi che il suo nome fosse tolto dal simbolo del Movimento, la proprietà del logo restava chiara. E, per statuto, chi detiene il logo coincide con il proprietario del Movimento.
Il passaggio è fondamentale per capire alcune cose avvenute ieri, nella votazione sul blog di Grillo. La prima è che, di fatto, Grillo resta chiaramente proprietario - elemento giuridicamente discriminante, perché decide il tesoriere formale, e quindi la gestione, in ultima istanza, di ogni eventuale fondo. La seconda è che Grillo aveva messo nel conto più volte - come ha detto e ridetto - di sfilarsi dalla prima linea mediatica, il che non coincide col farsi da parte giuridicamente e economicamente.
Terzo, dobbiamo toccare un momento il tema della posizione del direttorio, e dei parlamentari. La scomparsa del nome di Grillo (in una votazione inutile, che si riduce a stabilire se nel logo ci debba essere o no un indirizzo internet asseconda certo le mire degli scalatori del direttorio, e del più scalpitante di loro, Luigi Di Maio (infatti alcuni, come Roberto Fico, si sentono a disagio e ripetono che «Grillo resterà il garante»).
Ma non è stata accolta bene da molti militanti storici, anche parlamentari. In Senato i mugugni sono tanti, complice il fatto che, dice un senatore, «Casalino (l' ex del Grande fratello che gestisce la comunicazione, nda) ci prende a pesci in faccia».
E dall' area bresciana, veneta, piemontese (ci potremmo mettere anche i liguri, ma stanno accorti e zitti), molti si lamentano: «Siamo stati colti di sorpresa», è l' umore di fondo, «Grillo per noi era la garanzia di un Movimento legato alle origini». Non il Movimento-partito degli scalatori. E ora?
Quarto, qual è la posizione di Casaleggio dinanzi a tutto questo? Lunedì, alla presentazione di un libro a Milano, il cofondatore ha fatto due cose: ha dettato da fuori la linea al Movimento (che su Parigi brancolava nel buio, e aveva accettato di buon grado di andare da Renzi a Palazzo Chigi coi due capigruppo Giarrusso e Sorial).
Casaleggio ha detto: «Non si combatte la guerra con la guerra, noi dialogheremmo, ma non con l'Isis, un'entità per il momento ( per il momento , nda) ancora abbastanza astratta; bisognerebbe dialogare con le realtà del Medio Oriente».
BEPPE GRILLO E LA PRIMA MOGLIE SONIA TONI
Insomma, ha rimesso se stesso al centro come a dire al direttorio: la linea la decido ancora io. Poi ha detto qualcosa su Grillo. Si sta candidando nel M5S la prima moglie di Grillo, a Rimini? Casaleggio s' è limitato a prendere le distanze, senza nessuna difesa d' ufficio, «è una cosa che andrebbe chiesta a Grillo; riguarda rapporti interpersonali». Insomma, non proprio disposto a far scudo al fondatore.