Flavio Pompetti per “il Messaggero”
«Faremo tutto quanto possibile perché Taiwan abbia a sua disposizione ogni mezzo per difendere l'attuale assetto territoriale e la sua indipendenza». Il segretario di Stato Anthony Blinken fa un passo indietro e corregge la leggerezza con la quale il suo presidente Joe Biden una settimana fa, in risposta alle pressioni di giornalisti, aveva concesso che gli Usa sono pronti a intervenire militarmente a difesa dell'indipendenza di Taipei dalla Cina.
Questa ambiguità dell'atteggiamento degli Usa, e la precarietà dei rapporti tra l'isola e il governo di Pechino, sono andati platealmente in scena ieri a Roma, dove i plenipotenziari degli Esteri di Cina e Stati Uniti si sono seduti a parlare, poche ore dopo che otto jet militari cinesi avevano violato per l'ennesima volta lo spazio aereo difensivo di Taiwan.
LO SCONTRO
La schermaglia era iniziata già da sabato, quando il consigliere di Stato e ministro degli Esteri Wang Yi aveva risposto con tono perentorio all'idea statunitense di una «partecipazione significativa» di Taiwan in seno all'Onu.
«L'isola diTaiwan non ha altro futuro che la riunificazione con la Cina, e non ha uno status giuridico internazionale oltre a far parte della Cina» aveva ribadito Wang ancora prima di sedersi a parlare con Blinken. Gli Stati Uniti aderiscono al principio Una sola Cina patrocinata da Pechino e non riconoscono l'indipendenza di Taiwan, ma al tempo stesso a partire dal 1979 hanno fornito armamenti al governo secessionista di Taipei, insieme alla promessa di schierarsi al suo fianco nella separazione dalla madrepatria che è maturata nel 1949.
L'anomalia sta sfociando in una posizione di sfida, dopo la politica del pugno duro con il quale Pechino ha riportato Hong Kong sotto l'ombrello del partito del popolo, e di fronte alla determinazione dell'amministrazione Biden di contrastare le ambizioni di espansione territoriale della Cina. La delegazione cinese è arrivata al G20 romano decisa a fare chiarezza sul caso.
XI JINPING CINA AFGHANISTAN TAIWAN KABUL global times
Nei giorni precedenti al summit il ministro degli Esteri di Taiwan Joseph Wu si era incontrato con funzionari e legislatori della Ue, ed era intervenuto in video ad una conferenza di 200 funzionari e politici di diciannove paesi che condividono critiche nei confronti del governo di Pechino. «Non siamo soli» aveva dichiarato Wu al termine dei colloqui, e l'affermazione ha ulteriormente irritato i rappresentati cinesi al G20, i quali sospettano la mano degli Stati Uniti dietro le quinte di un complotto contro i loro interessi.
LE ACCUSE
Nell'incontro bilaterale, Blinken è partito all'attacco contro «una serie di azioni della Repubblica popolare cinese che indeboliscono l'ordine internazionale, basato sulle regole e che vanno contro i valori e gli interessi dei nostri alleati e partner». Il diplomatico di Washington ha citato a proposito Taiwan, il Tibet, Xinjiang, Hong Kong, il mar della Cina meridionale e orientale.
Wang ha chiesto che gli Usa gettino la maschera, che «non tradiscano su Taiwan», e che si rendano conto del «grave danno» che la sua indipendenza comporterebbe sulla strada della realizzazione del progetto una sola Cina.
L'incontro era stato disegnato per allentare la tensione che ha dominato nelle ultime settimane, nelle quali l'aviazione militare cinese ha violato centinaia di volte lo spazio difensivo di Taiwan, mentre la presidentessa taiwanese Tsai Ing-wen ha confermato alla Cnn la presenza di addestratori militari statunitensi sull'isola. L'esito è stato invece, come si temeva, esattamente opposto.
NUOVE TENSIONI
L'incontro ha segnato l'inasprirsi di un confronto che negli occhi di molti osservatori internazionali potrebbe portare ad un nuovo clima di guerra fredda tra le due potenze internazionali, con Taiwan sfortunato e ipotetico terreno di una guerra differita. Joe Biden era arrivato alla Casa Bianca con l'idea di riaprire le trattative con Pechino precluse dalla guerra commerciale voluta da Trump.
Ad un anno dall'inizio del suo mandato invece i dazi sono ancora tutti in vigore; il confronto si è esteso alle piazze finanziarie dei due paesi, e il rilancio degli armamenti è in pieno corso, a partire dai test con missili ipersonici che la Cina ha condotto la scorsa estate.