Ilaria Cucchi per "La Stampa"
A suo tempo avevo chiesto le scuse a Matteo Salvini per i suoi attacchi a me, alla mia famiglia ed a Stefano. Ovviamente quelle scuse non sono mai arrivate. La sua risposta alla sentenza pronunciata dalla Corte di Assise di Roma con la quale venivano condannati i responsabili del pestaggio mortale di mio fratello è stata che la droga fa male. In passato, in campagna elettorale, aveva persino detto che "Ilaria Cucchi fa schifo".
Le sue continue prese di posizione ai miei danni hanno scatenato la Bestia che ha sbranato la mia famiglia intera facendo leva sui sentimenti più bassi e biechi che può provare il genere umano. Che può provare la gente comune provata dalle difficoltà economiche prima, ed anche dalla pandemia poi.
LE PAROLE DI SALVINI SU ILARIA CUCCHI
Una regia studiata anche sulla sindrome della paura e dell'odio nei confronti del prossimo. Una potenza di fuoco di fronte la quale abbiamo tentato di resistere cercando di non esserne travolti. Tutto ciò mentre mia madre ha iniziato la sua lotta contro il cancro e mio padre contro il morbo di Parkinson che si è manifestato in modo violento e particolarmente aggressivo.
Sto parlando del sangue della mia famiglia versato dal momento in cui, il 22 ottobre di 12 anni fa, è stata costretta a "riconoscere" il cadavere di Stefano all'obitorio di piazzale del Verano a Roma.
Ieri sera ho partecipato ad un dibattito televisivo sulla triste vicenda di Luca Morisi, colui il quale viene da tutti indicato come l'ispiratore della "Bestia". Ringrazio di cuore Lilly Gruber per avermici invitata ed avermi dato la possibilità di dire la mia. La ringrazio per avermi dato voce.
ilaria cucchi all'udienza del processo sulla morte di stefano cucchi 7
Ho ascoltato con attenzione il dibattito politico degli altri ospiti. I loro commenti e le loro analisi. Mi sono resa conto che quello non era il mio posto. La politica non è il mio posto. Questo perché sono incapace di astrarre l'immane tragedia che ha distrutto le nostre vite per avventurarmi in analisi politiche che non mi competono.
Sono incapace di perdere di vista il fatto che "la Bestia" si è cibata di persone normali che, come me, sono state travolte da tragiche vicende giudiziarie infliggendo loro, spietata, dolore che si è aggiunto ad altro dolore.
"La Bestia" è un onomatopeico. Così almeno lo percepisco. Rende perfettamente l'idea del suo muoversi ed agire. Un medico di Ferrara ha scritto sulla pagina pubblica del segretario del Sap (sindacato di polizia) che io sono una mitomane, disposta a tutto e che per me e la mia famiglia la morte di Stefano si è rivelata una "gallina dalle uova d'oro".
Mentre scrivo queste parole non riesco a non rabbrividire. L'ho querelato e ciò ha indotto il segretario ad esprimere tutta la sua solidarietà al medico autore del post. Questo è ciò che fa "la Bestia". I magistrati inquirenti sostengono che non me ne posso dolere perché sono un personaggio pubblico e questa è una legittima espressione del diritto di critica. Sono disorientata.
Si dimentica che la mia vita privata è diventata pubblica per l'uccisione di mio fratello. Perché per sette lunghissimi anni ad essere sotto processo eravamo noi e lui, con le nostre vite. Perché la Giustizia ci aveva voltato le spalle dopo aver ucciso Stefano.
Si dimentica che Dio solo sa quanto avremmo desiderato poterne fare a meno. Siamo una famiglia per bene. Siamo essere umani la cui dignità è stata ed è calpestata ogni sacrosanto giorno dai seguaci della "Bestia". Non basta che ci sia stato ucciso Stefano. Nonostante tutto questo io mi sento di condividere il dolore di Luca Morisi, come essere umano che è stato costretto a rivelare tutte le sue fragilità.
Non nutro sentimenti di odio o vendetta nei suoi confronti. Sarei tuttavia ipocrita se non ammettessi la rabbia che provo nei confronti di colui che della "Bestia" ha saputo fare la sua forza violenta, cinica e distruttiva, nel sacro nome del consenso cieco e ostaggio delle facili suggestioni liberatorie dalla paura. Matteo Salvini.
luca morisi, matteo salvini e lo staff della lega festeggiano la vittoria alle europee
Questa, lo riconosco, è la mia debolezza. Ciò che mi impedisce di essere una "politica" nella sua definizione comune. Sono soltanto Ilaria Cucchi. La sorella del morto ammazzato.