Danilo Taino per “il Corriere della Sera”
A vittoria di Donald Trump ancora calda, qui in Europa non si può litigare, ritiene Angela Merkel. Piuttosto, s'ingoia un piccolo rospo. E così ha fatto, ieri, la cancelliera. O, almeno, così ha spiegato la decisione di appoggiare Frank-Walter Steinmeier, socialdemocratico e ministro degli Esteri, a candidato del governo alla presidenza federale tedesca, dopo settimane di resistenza all' ipotesi. Non tutti, nel suo partito, la Cdu, hanno apprezzato.
Le due camere Bundestag e Bundesrat voteranno il nuovo presidente il 12 febbraio. Steinmeier sarà eletto da un' ampia maggioranza: dai tre partiti al governo (Cdu, Csu, Spd) e dai Verdi. L'esecutivo di Grande Coalizione potrà così avviarsi verso le elezioni politiche dell' autunno 2017 senza nel frattempo litigare sulla nomina alla carica più alta dello Stato (in pratica senza poteri).
L'accordo nel governo è arrivato dopo che Sigmar Gabriel, presidente dei socialdemocratici (Spd), aveva lanciato pubblicamente la candidatura del compagno di partito. Merkel ha resistito per un po', ma ieri ha ceduto, stretta tra due pressioni. La prima è quella che lei ritiene la priorità del momento, la Germania modello di stabilità: «In un periodo in cui ci sono inquietudine e instabilità nel mondo, mandare un segnale di stabilità è a mio parere giusto e importante», ha detto.
La seconda pressione era più immediatamente politica. Nelle sue intenzioni, un candidato ottimo alla presidenza sarebbe stato Winfried Kretschmann, primo ministro del Land Baden-Württemberg. È un esponente dei Verdi e la sua nomina avrebbe dato il segno che, dopo le prossime elezioni, si sarebbe dovuta chiudere la stagione della Grosse Koalition.
A questa ipotesi, però, si è opposto Horst Seehofer, il leader del partito gemello della Cdu, la bavarese Csu anch' essa al governo: proprio perché non vuole aprire all' idea di un governo tra conservatori e Verdi a fine anno prossimo. Per evitare lo scontro in pieno Trump Moment, Frau Merkel ha abbozzato e, una volta tanto, l' ha data vinta a Gabriel e alla Spd.
Quando ha annunciato la scelta ai vertici del suo partito, ieri mattina, nella Cdu si sono sentiti apprezzamenti, ma anche malumori. Il ministro Wolfgang Schäuble avrebbe sibilato: «È una sconfitta». Altri a lui vicini hanno sottolineato che si dà al Paese l' idea che sia possibile continuare a lungo con la Grande Coalizione, esperienza che vorrebbero chiudere; e che, proprio mentre in Bulgaria e in Moldova vincono le elezioni partiti filorussi, si premia un ministro degli Esteri troppo morbido verso il Cremlino. Resta il fatto che Steinmeier - un politico che ama mediare, una sorta di Merkel-Lite - è estremamente popolare.
Le onde sollevate dalla vittoria di Trump sono insomma arrivate in Europa. Domenica prossima, in Francia, si terrà il primo turno delle primarie del centrodestra, con Nicolas Sarkozy che, in un sondaggio del Figaro, avrebbe un po' rimontato la distanza da Alain Juppé; e con Marine Le Pen che spera di cavalcare l'onda The Donald alle presidenziali in primavera. Oggi, poi, inizia il viaggio europeo di Barack Obama che lo porta ad Atene e a Berlino dove, oltre a Merkel, incontrerà François Hollande, Matteo Renzi, Theresa May, Mariano Rajoy: doveva essere il passaggio di testimone a Hillary Clinton, sarà un tentativo di depotenziare il Trump Effect sul mondo .