Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
La nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema resta in bilico. La Commissione Affari giudiziari del Senato ha ratificato la sua nomina, rinviandolo alla valutazione finale dell' Aula.
Ma nello stesso tempo ha accettato, in via informale, la proposta avanzata dal senatore repubblicano Jeff Flake e dal democratico Chris Coons: chiedere un' altra settimana di indagini dell' Fbi sulle accuse di Christine Blasey Ford.
È un compromesso contorto raggiunto dopo quasi quattro ore di aspro scontro. La prima reazione di Donald Trump è un' apertura: «Mi va bene qualsiasi cosa decida la leadership repubblicana». Il presidente ha anche commentato la doppia audizione di giovedì scorso: «Ford mi è sembrata una donna per bene e una testimone credibile».
Ritirerà, dunque, la nomina di Kavanaugh? «Non ci penso nemmeno». È questa contraddizione (accusatrice credibile, ma la nomina del giudice non si tocca) che ha trasformato il caso Ford-Kavanaugh in un dramma nazionale, con sorprese continue. L' ultima, ieri, in Commissione.
Intorno a mezzogiorno prende la parola Coons, senatore del Delaware.
KAVANAUGH CON LA MOGLIE A FOX NEWS
Fino a quel momento i repubblicani avevano respinto qualsiasi dubbio: il presidente Chuck Grassley aveva fissato il voto per le 13.30. Coons prova a fare breccia: «Nessuno di noi è in grado di decidere con onestà che cosa è veramente successo quell' estate di 36 anni fa». Secondo Ford, oggi cinquantunenne docente di psicologia all' Università di Palo Alto in California, l' allora diciassettenne Brett, ubriaco, tentò di violentarla in una festa. Kavanaugh, invece, nega recisamente anche solo di essere andato a quel party. «Diamo una settimana, una sola settimana all' Fbi e poi decidiamo. Non siamo qui per fare ostruzionismo», conclude Coons.
kavanaugh alla commissione giustizia
Le sue parole rimbalzano sul muro degli undici repubblicani seduti intorno al tavolo. Ma Flake si alza e fa un cenno all' amico Coons: viene fuori. Il senatore repubblicano dell' Arizona, cresciuto alla scuola di John McCain, è tormentato. In mattinata ha fatto diffondere una nota: «Appoggio Kavanaugh». Decisione sofferta, evidentemente.
A Capitol Hill sono arrivate molte donne per protestare. Riconoscono Flake in un ascensore, bloccano le porte. Una di loro lo investe rabbiosa e tra le lacrime: «Anche noi siamo state violentate. Vuoi dire che tutto questo non conterà per te quando manderai uno come Kavanaugh alla Corte Suprema? E guardami in faccia quando ti parlo».
Cinque minuti incredibili, trasmessi dalla Cnn. Così quando Coons lancia l' ultima fune, Flake capisce che può essere una via d' uscita per tutti. Per altro anche l' American Bar Association, l' organizzazione che raggruppa circa 400 mila avvocati, aveva chiesto un supplemento di indagine.
kavanaugh e blasey ford ai tempi del liceo
La prossima mossa tocca al leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell. In teoria spetta alla Casa Bianca attivare gli agenti federali. Ma qui il problema è politico. I repubblicani possono contare su una maggioranza ristretta: 51 a 49 e gli indecisi sono quattro.
Due repubblicane, Lisa Murkowski e Susan Collins; due democratici, Heidi Heitkamp e Joe Manchin. Tutti e quattro, però, sono d' accordo con Flake: prima di decidere è opportuno acquisire altri elementi dall' Fbi. Non sembrano esserci alternative: o McConnell li accontenta, rimandando il voto in plenaria, o la corsa del giudice finisce qui. Tanto che in serata lo stesso Kavanaugh ha fatto sapere di essere pronto a farsi interrogare.
kavanaugh al liceo 3 kavanaugh al liceo 2 christine blasey ford brett kavanaugh brett kavanaugh donald trump donald trump con brett kavanaugh e famiglia brett kavanaugh con papa giovanni paolo ii kavanaugh al liceo christine blasey ford al liceo karl rove brett kavanaugh christine blasey ford kavanaugh come clarence thomas e anita hill