Ugo Magri per “la Stampa”
Giovanni Toti è calato ieri a Roma per una missione ardita: convincere Mara Carfagna che sarebbe bello unire le truppe e raccogliere insieme quanto resta dell' eredità berlusconiana. Il governatore della Liguria aveva preso il largo mesi fa dal Cav fondando Cambiamo!, un movimento nell' orbita salviniana. Adesso preme perché la vice-presidente della Camera rompa gli indugi sganciandosi da Forza Italia. Resterebbero nel centrodestra, ma senza subalternità alla Lega. Da quanto risulta, lei è pronta a ragionarci su.
Contatti sono in corso con altre figure del berlusconismo, incominciando da Renato Brunetta. Trattandosi tuttavia di un passo anche umanamente doloroso, specie per chi come Mara ha sempre creduto in Silvio ed è cresciuta nel suo mito, logico che vengano vagliati i pro e i contro.
PRIMA DEL FUGGI-FUGGI
Di sicuro, ad Arcore Carfagna non è più di casa. Idem nel partito. «La mia Forza Italia non si sarebbe mai astenuta sull' anti-semitismo. Stiamo tradendo i nostri valori», ha twittato ieri sera. Berlusconi l'aveva nominata coordinatrice insieme con Toti, salvo farsi divorare dalla gelosia e punirla per avere osato. Si aggiunga che nei giorni scorsi l'ex premier si è arreso a Salvini riconoscendogli la leadership sulla destra. Raccontano che Gianni Letta sia andato lunedì a chiedergliene spiegazione, trovandolo per niente dispiaciuto della rinuncia, anzi felice e soddisfatto.
Chi gli sta intorno si aspetta che Salvini lo nomini, quantomeno, senatore a vita e gli riporti in Parlamento una trentina di fedelissimi. Difficile che tra questi possa esserci Mara. Del tutto escluso che vi trovino posto quattro quinti degli attuali deputati e senatori "azzurri", che sono ben 160. Non a caso una cinquantina hanno la valigia in mano. Tra questi Osvaldo Napoli, Massimo Mallegni, Andrea Cangini. Attendono che Carfagna lanci un segnale e, qualora il fischio dovesse tardare, molti perderebbero la pazienza. Dunque la proposta di Toti cade al momento giusto, appena prima che scatti il fuggi-fuggi generale.
Aspettando il verde Nello stesso tempo, l' operazione richiede un via libera pesantissimo: quello di Salvini. Già, perché il movimento che Toti ha in mente non può prescindere da un patto con la Lega, altrimenti nessuno verrebbe eletto. E perché mai il leader leghista dovrebbe allearsi con degli ex "berluscones" che vede come fumo negli occhi?
Risposta: perché garantire loro l' agibilità politica converrebbe anzitutto a lui. Per non spingere verso Renzi una folla di "peones" che stabilizzerebbe la maggioranza perfino in caso di defezioni tra i Cinque stelle. Poi per non portare acqua al mulino della Meloni, diventata rivale. Infine, per presidiare quei territori di frontiera dove, per espandersi, Salvini deve tollerare un briciolo di eresia, una percentuale di dissenso in chiave "liberal".
«Se Matteo garantisse pari dignità alle anime del centrodestra, come aveva fatto a suo tempo Berlusconi, vincerebbe e convincerebbe», assicura Brunetta. Interpellato qualche settimana fa, Matteo era sembrato possibilista. Non aveva risposto: «La Carfagna nemmeno dipinta», anzi il contrario, «la candiderei in Campania». Però chiaramente servirà una verifica. Sarà il nodo da sciogliere nelle prossime ore.