KERRY PORTA A PUTIN DUE BELLE PATATE - MA NON SONO LE 'PATATINE' CHE PORTAVA SILVIO: SI TRATTA DI TUBERI DELL'IDAHO - NELL'INCONTRO, ZERO PASSI AVANTI SULL'UCRAINA, TENTATIVI DI DIALOGO SU SIRIA E LIBIA

Alla fine, agli americani sta bene congelare a tempo indeterminato la tregua di Minsk: basta che non spargano (troppo) sangue, i separatisti possono continuare a comandare - Sulla Siria, anche Putin sa che Assad si è indebolito, e deve cominciare a pensare a un "day after"...

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Paolo Mastrolilli per “La Stampa

 

john kerry vladimir putin john kerry vladimir putin

Alla fine John Kerry ha definito il suo colloquio di ieri a Sochi con Vladimir Putin «franco», la parola in codice usata dai diplomatici quando litigano, o quanto meno parlano con chiarezza delle loro divergenze. Poi però ha aggiunto che «è importante tenere aperte le linee di comunicazione tra Usa e Russia, mentre affrontiamo pressanti questioni globali».

 

L’AGENDA DEI COLLOQUI

Prima dell’appuntamento, fonti della Casa Bianca avevano spiegato la decisione di procedere con il primo incontro a questo livello dall’autunno del 2013, perché ritengono esista la possibilità di fare progressi su almeno cinque questioni fondamentali: l’Ucraina, la Siria, l’Isis, l’Iran e anche la Libia.

john kerry vladimir putin john kerry vladimir putin

 

Sul primo punto, le speranze che la Russia si ritiri sono praticamente nulle, ma Kerry è andato a ribadire che se l’accordo di Minsk verrà rispettato, e quanto meno finiranno altre violenze e aggressioni, le sanzioni potranno essere allentate. «Il ricorso alla forza da qualsiasi parte in questo momento sarebbe estremamente distruttivo», aveva detto Kerry incontrando l’omologo russo Serghiei Lavrov rispondendo ad una domanda sulla volontà manifestata da Kiev di riprendere il controllo dell’aeroporto di Donetsk, controllato dai filorussi.

john kerry porta patate dell idaho in regalo ai russi john kerry porta patate dell idaho in regalo ai russi

 

Sulla Siria, Washington ritiene che Mosca stia cambiando linea, e sia disposta adesso ad aiutare la transizione verso il dopo Assad. I russi hanno organizzato colloqui che non hanno portato a molto, ma sanno che il loro protetto si è indebolito, mentre l’Isis si rafforza, e quindi cominciano a considerare l’ipotesi di favorire la sua uscita di scena, per costruire un governo di unità nazionale che abbia tutta la forza necessaria a sconfiggere Daesh. Sull’Iran gli americani pensano che il sostegno di Mosca sia vitale per arrivare all’accordo entro giugno, anche perché oltre all’appoggio politico il Cremlino potrebbe risultare decisivo per risolvere alcune questioni tecniche, come si era discusso in passato a proposito della possibilità di cutodire parte dei materiali utilizzabili per la bomba.

 

IL NODO TRIPOLI

john kerry con lavrov ministro degli esteri russo john kerry con lavrov ministro degli esteri russo

Le fonti della Casa Bianca hanno accennato anche alla Libia, tra i temi sul tavolo, legandola alla questione Isis. Il consenso della Russia sarebbe necessario tanto per gestire le operazioni anti terrorismo, quanto per favorire la creazione di un governo di unità nazionale, e dare il via libera alla risoluzione voluta dall’Unione europea per contrastare il traffico dei migranti. Washington sta rivedendo la sua «policy» verso Mosca, che accusa di aver sostituito la linea della collaborazione con quella del confronto con l’Occidente. I colloqui di Kerry sono il tentativo di vedere se è possibile tornare indietro e cooperare.

ASSAD PUTIN ASSAD PUTIN

 

 

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