1 – IL CONSIGLIO DEI MINISTRI APPROVA IL DECRETO LAVORO
INCONTRO TRA GOVERNO E SINDACATI A PALAZZO CHIGI
(ANSA) – Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto lavoro. Per quanto riguarda i "contratti a termine, quello che ho letto non è quello che troverete nella norma perché l'obiettivo non era certo quello di rendere più precario l'utilizzo di questi strumenti ma di rendere più agevole l'interpretazione di una norma che in questo momento ha delle difficoltà applicative", ha detto la ministra del lavoro Marina Elvira Calderone al termine del cdm.
"Questo è un governo di legislatura i nostri non sono interventi spot, hanno una una visione", ha aggiunto Calderone a chi le chiede delle critiche avanzate sul fatto che il provvedimento sul lavoro sia senza una visione.
2 –IL GOVERNO APPROVA IL DECRETO LAVORO. NIENTE CONFERENZA STAMPA PER MELONI
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per www.repubblica.it
GIORGIA MELONI PRIMO MAGGIO - MEME
Il governo ha approvato il decreto Lavoro, presentato ieri nei punti cardini ai sindacati. Tra le misure la riforma del Reddito di cittadinanza, il taglio del cuneo fiscale, la liberalizzazione dei contratti a termine. La ministra del Lavoro Marina Calderone dice che si tratta di un provvedimento con "importanti interventi a sostegno delle famiglie, non spot".
Al termine della riunione di governo non si è tenuta l'annunciata conferenza stampa per illustrare le misure e spiegare lo stato dei rapporti con i sindacati, nonostante l'attesa e le premesse della vigilia. È una novità, appunto, visto che Meloni a Londra aveva lasciato intendere che avrebbe organizzato la conferenza stampa.
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C'è da capire quale massaggio politico intende comunque lanciare oggi la premier, dopo il duro scontro di ieri con il segretario della Cgil Maurizio Landini. Il segretario generale del principale sindacato italiano ha criticato l'azione del governo, assieme alla Uil. Più sfumata la posizione della Cisl, che rappresenta il principale obiettivo politico della leader di Fdi: il tentativo è quello di rompere l'unità sindacale e portare dalla propria parte il sindacato di ispirazione cattolica.
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