Francesca Basso per il Corriere della Sera
«L' Italia deve sentire il sostegno pieno dell' Unione europea. In questo periodo in cui le persone stanno morendo, dobbiamo mostrare ai nostri cittadini che ci prendiamo cura di loro».
Manfred Weber è il presidente dei deputati del Partito popolare al Parlamento europeo. La decisione del premier Mario Draghi vi ha sorpreso?
«Abbiamo discusso a livello europeo se attivare il meccanismo di controllo dell' export dei vaccini e se in specifici casi fare ricorso al blocco. È stato discusso nella riunione dei leader Ue con la presidente della Commissione.
La scelta dell' Italia si basa su solide motivazioni: la situazione in Australia vede dieci casi di Covid al giorno e non ci sono morti. Per questo sostengo pienamente il messaggio di Mario Draghi, che si è coordinato con la Commissione. Il commissario Thierry Breton era a Roma. Dobbiamo occuparci dei nostri cittadini, l' Ue è il continente più colpito al mondo, abbiamo il più alto numero di contagi e morti».
C' è il rischio di una guerra dei vaccini?
«La guerra è già in corso. Gli Stati Uniti hanno un blocco totale sulle esportazioni di vaccini anti-Covid. Il Canada è rifornito dalla produzione europea. Il nazionalismo dei vaccini è stato adottato dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna con AstraZeneca.
Da europeo e da politico non voglio un blocco totale delle esportazioni di dosi ma non dobbiamo essere naïf, ci dobbiamo concentrare sulle aziende che non sono corrette: AstraZeneca non sta adempiendo al contratto con l' Ue e sta dando precedenza alle forniture verso il Regno Unito e altri Paesi.
Ma nello stesso tempo c' è BioNTech-Pfizer, un partner estremamente affidabile: stanno consegnando più di quanto promesso e questo ci permette di aiutare altri Paesi.
Va adottato un approccio caso per caso. E con chi è inadempiente l' Ue deve essere rigorosa e forte».
Ha già discusso della decisione italiana con la cancelliera Angela Merkel?
«Siamo sempre in contatto diretto. Ma questa settimana i miei interlocutori sono stati la Commissione e in particolare Thierry Breton. I cittadini europei si aspettano di essere vaccinati. L' Europa resta pronta a condividere le dosi con i suoi vicini. Ed è nel nostro interesse per evitare varianti in futuro.
Ma se le aziende non rispettano gli obblighi devono sentire la forza dell' Ue e l' impatto sul lungo termine. AstraZeneca e coloro che non cooperano devono capire che l' Ue è il più grande mercato unico al mondo: ricordino, per i prodotti futuri, che l' accesso al mercato è nelle mani dei regolatori Ue. E poi chi non rispetta i contratti non potrà più beneficiare dei finanziamenti per la ricerca».
Cosa può fare il Parlamento Ue sul fronte vaccini?
«In tempi di crisi è il potere esecutivo, la Commissione, che guida la situazione. Noi però abbiamo chiesto la piena trasparenza sui contratti. Ma cosa più importante siamo i legislatori e ora abbiamo un dossier cruciale sul tavolo: il passaporto vaccinale. Ora tocca a noi e chiedo una procedura rapida. Il pass ci serve adesso, non in agosto. Bisogna avere subito un passaporto per mostrare che sei vaccinato o hai un test negativo. Questo creerà molti vantaggi per la vita dei cittadini Ue».
I vaccini sono la nuova benzina per i populisti e gli antieuropeisti di destra e sinistra?
«La domanda di vaccini è molto più alta della produzione, per questo c' è grande delusione ed è comprensibile.
La presidente Ursula von der Leyen ha ammesso in un discorso davanti al Parlamento Ue che sono stati fatti degli errori. Tutti però stanno cercando di fare del loro meglio. Per riconquistare i cittadini Ue bisogna essere onesti. È vero che i populisti stanno cercando di sfruttare la situazione ma i cittadini sanno che i populisti non avrebbero avuto soluzioni migliori».
L' Ungheria di Orbán ha deciso prima degli altri di usare i vaccini russo e cinese. Ora anche la Slovacchia.
«Nessuno nell' Ue è stato obbligato dalla legge a partecipare alla strategia Ue sui vaccini. Chiunque voglia andare da solo può farlo, ma non si può avere anche la solidarietà europea. L' Ungheria sa perfettamente che non sarebbe stata in prima fila nel ricevere i vaccini senza l' Europa».
Le nuove regole che il Ppe ha adottato hanno portato all' addio di Orbán dal gruppo.C' è qualcosa di cui si pente? Come cambierà il Ppe?
«Viktor Orbán ama attaccare Bruxelles ma prendersi i vantaggi dell' Ue, i vaccini sono uno dei tanti esempi, e questo non è accettabile per il Ppe.
Mi dispiace aver perso dei membri nella mia famiglia politica, ma avendo presente che Orbán continua a praticare una politica antieuropea e che ci sono problemi sostanziali di rispetto dello Stato di diritto, con la libertà di stampa e l' indipendenza della giustizia messe in discussione, non c' erano più alternative. Sulla migrazione restiamo il partito che difende i confini europei, come sta facendo il premier greco Mitsotakis al confine con la Turchia. Le ragioni del divorzio sono la difesa dei valori europei».
VIKTOR ORBAN SI FA VACCINARE CON IL CINESE SINOPHARM vaccino astrazeneca