Stefano Cappellini per “la Repubblica”
Calenda, come si sente dopo aver tradito l'accordo con il Pd?
«Non ho tradito alcun patto. Con grande sofferenza mi sono sfilato da una coalizione Frankenstein».
Lei ha sottoscritto il 2 agosto con Enrico Letta un accordo che prevedeva il divieto di candidare, tra gli altri, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli nei collegi uninominali, quindi sapeva bene che sarebbero stati in coalizione.
«Certo che sapevo di Fratoianni, Bonelli e Di Maio. Ma con Enrico ero stato chiaro: vuoi farli entrare? Falli entrare, ma non reggo la chiusura di un patto scritto anche con loro e serve un codice di condotta, non posso tollerare un bombardamento mediatico contro di me. Che invece, puntuale, è cominciato un minuto dopo la chiusura dell'intesa con il Pd».
Che differenza faceva se Fratoianni e Bonelli entravano con un patto firmato o senza?
«L'accordo col Pd era figlio di un negoziato durissimo e un compromesso. Così invece si erano create due ali della coalizione, una delle quali contraria a tutto quello che dice l'altra».
Ma il patto sottoscritto dal Pd con i rossoverdi parla di difesa della Costituzione. Cosa la turbava?
«Intanto se firmi un secondo patto, la gente non ci capisce più nulla. E poi se imbarchi Sinistra italiana e Verdi con la logica che devi difendere la Costituzione, allora perché non Conte? Io a Enrico l'ho detto in tutti i modi nei giorni tra il mio accordo e quello con la sinistra, gli avrò mandato 30 messaggi: fermati, stai buttando un'occasione, non prendo più un voto dal centrodestra».
E Letta?
«Diceva: non ti preoccupare, con loro sarà un patto leggerissimo. Forse qualcuno tra i radicali, che hanno fatto il gioco delle tre carte, lo aveva convinto che io non sarei tornato indietro, magari con la storia che sennò avrei dovuto raccogliere le firme per presentarmi».
Non le deve raccogliere?
«No, ne sono certo, in ogni caso non ho problemi a farlo».
Poi va in tv e annuncia la rottura senza nemmeno avvertire Letta.
«Se qualcuno continua a ripetere questa storia dovrò chiedere a Letta il permesso di leggere i 30 messaggi. Tre ore prima del programma di Annunziata chiamo Franceschini e gli confermo la decisione: questa coalizione non si tiene in piedi. E lui capisce perfettamente».
Sta dicendo che Franceschini le ha dato ragione?
«Questo deve chiederlo a lui. Il problema del Pd è sempre lo stesso, siccome non si sente in grado di rappresentare tutta la sinistra, mette dentro chiunque. Temevano che Fratoianni e Bonelli andassero con Conte. A fare cosa, Melénchon con la pochette? È finita a bordello e per la sinistra sarà una sconfitta clamorosa».
Il che significa che, anche grazie a lei, sarà una trionfale vittoria della destra.
«Di questo rischio ho una consapevolezza tale che ho fatto di tutto per mettermi insieme al Pd, ma non è detto che Meloni vinca. Prenderò molti voti in uscita dal centrodestra, ci sarà una grande onda di consenso come è accaduto a Roma».
Sa chi sarebbe stato eletto se le comunali di Roma fossero state un collegio uninominale? Michetti.
«Se vado bene toglierò tantissimi consensi alla destra nel proporzionale e questo compenserà il risultato dei collegi, anzi il saldo per loro sarà negativo. Posso mandare Forza Italia sotto il 3%».
Addirittura.
«Senza offesa per nessuno, la parte sana di Forza Italia è con me».
ANGELO BONELLI NICOLA FRATOIANNI
Farà un accordo con Matteo Renzi?
«Ci incontreremo per discuterne, perché un accordo tra di noi non è né scontato né banale. Con Renzi ci sono rapporti deteriorati nel tempo, ci unisce una consonanza programmatica e ci dividono alcune scelte. Non avrei mai fatto un accordo di governo con i 5S».
In caso di accordo, lista unica o liste in coalizione?
«Preferisco la seconda ipotesi».
Cosa farebbe Calenda nei primi 100 giorni a Palazzo Chigi che Fratoianni e Bonelli non le avrebbero fatto fare?
«Procedure d'urgenza per costruire i due rigassificatori, anche militarizzando i siti, riforma del reddito di cittadinanza, cancellazione del bonus 110% sostituito con una legge sull'efficientamento energetico, vendita dell'Ilva di Taranto e introduzione del salario minimo, ma su questo saremmo stati d'accordo. Con loro non avrei potuto mantenere la linea di politica internazionale»
La destra invece manterrà la linea?
«Meloni, dovesse vincere, farà fatica a trovare un leader europeo che le stringa la mano, sottovaluta il passato del suo partito. Non che io pensi che lei sia fascista, ma in Europa non aver mai pronunciato parole vere di condanna per il regime non è questione sottovalutata come da noi».
ANGELO BONELLI NICOLA FRATOIANNI
Sull'Ucraina Calenda ha la stessa linea di Di Maio, però per lei Di Maio è il male.
«Di Maio è il politico più screditato del Paese. Lo ritenesse utile, sarebbe pronto a dire che è un fascista della prima ora".
Di lei sa cosa dicono? Che se fosse premier e Twitter criticasse una legge, lei la ritirerebbe.
«Sciocchezze. Quando ho firmato il patto con Letta, che continuo a stimare, ho difeso a spada tratta la scelta anche davanti alla rivolta di una parte del mio mondo. Ho avuto 1500 tessere di Azione restituite in giorno».
E ora sono tornati?
«Quasi tutti, ma la tessera gliel'ho fatta pagare di nuovo».