Da “Circo Massimo - Radio Capital”
Prescrizione, sicurezza, reddito di cittadinanza. E Bruno Vespa. Piercamillo Davigo, ospite a Circo Massimo, su Radio Capital, tocca diversi argomenti, non solo legati alla giustizia. E torna sulla discussione avuta con il conduttore di 'Porta a Porta' a Dimartedì: "Vespa non sa di che cosa parla", dice il magistrato, "Nel momento in cui ritiene che l'Italia non sia un paese corrotto, perché ha detto che ci sono episodi sporadici, gli ho letto un verbale del 1992 relativo a un ente in cui si parlava di un sistema corruzione totale che era standardizzato da almeno vent'anni. E siccome non è cambiato assolutamente niente possiamo dire che è standardizzato da 45 anni. Siamo in presenza di sistemi criminali complessi, che vanno affrontati come si affronta il crimine organizzato e non con pannicelli caldi".
Il governo sta per riformare la prescrizione, una norma che, così com'è stata presentata dal governo, non piace a Davigo: "La prescrizione in Italia attiene all'estinzione del reato e non del processo, e varrà solo per reati commessi dopo che entrerà in vigore la legge", ricorda il consigliere del CSM, "Quindi avremo effetto verso il 2030, quando ragionevolmente sarò morto o moribondo. Parliamo di un futuro molto lontano, bisognerebbe spiegare alle persone che non ha un effetto immediato. In Italia", continua, "la struttura giudiziaria è piramidale: c'è la corte di Cassazione, ci sono 26 corti d'appello e 139 tribunali. Funziona se il numero di processi dal secondo al terzo grado è limitato.
Punto massima frizione è corte d'appello. Perchè imputati impugnano sempre? Perchè differiscono la pena e perchè non rischiano niente. In Italia la corte d'appello non aumenta la pena. Ma può arrivare la prescrizione e ovviamente imputati e difensori cercano di allungare i tempi. Se non ci fosse la prescrizione molti appelli non ci sarebbero".
Un'altra riforma che nei programmi del governo verrà introdotta nei prossimi mesi è il reddito di cittadinanza, bandiera del Movimento 5 Stelle. Uno degli interrogativi che ne accompagna l'introduzione è legato ai controlli: molti temono che anche chi non ne ha diritto possa riuscire a usufruirne. Dubbi che Davigo condivide: "In un Paese con 12 milioni di evasori fiscali mi sembra difficile poter fare controlli adeguati".
Sull'allarme sicurezza, Davigo dice che in Italia "è in larga misura infondato, in Europa siamo il paese con il minor numero di omicidi rispetto alla popolazione. A questo allarme lanciato da molto tempo dai mezzi d'informazione si risponde con politiche di rassicurazione, moltiplicando i presidi di polizia, per esempio introducendo nuove stazioni dei carabinieri o di polizia.
Per tenere aperti questi presidi 24 ore al giorno e sette giorni su sette", spiega, "servono sei uomini. La conseguenza è che tutte le stazioni del genere sono le cosiddette stazioni citofoniche, è come se non ci fossero. Anzi è peggio: senza queste stazioni ci sarebbero almeno tre equipaggi che coprono 18 ore al giorno su 24. Quindi gli effetti di lanciare un allarme sicurezza largamente infondato e poi rispondere con politiche di rassicurazione ha come effetto quello di diminuire la sicurezza".