“CHI HA UN INCARICO DI GOVERNO, LASCI QUELLO NEL PARTITO” – IL RONZULLIANO GIORGIO MULÈ FA PARTIRE UFFICIALMENTE LA FAIDA INTERNA A FORZA ITALIA, PER SPIANARE LA STRADA ALL’OPA DI “KISS ME LICIA” SUL PARTITO: “IL PALIO È FINITO, ORA RILANCIAMO L’AZIONE DI FORZA ITALIA ELIMINANDO I DOPPI INCARICHI. TAJANI DOVRÀ FARE UN RAGIONAMENTO SULAL COMPATIBILITÀ TRA IL RUOLO DI COORDINATORE NAZIONALE, MINISTRO, VICEPREMIER E CAPODELEGAZIONE” – “NON CI SENTIAMO SFREGIATI NÉ UMILIATI. MA HA PROVOCATO DISAPPUNTO L'ATTEGGIAMENTO DI GIORGIA MELONI”

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Estratto dell'articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

giorgio mule foto di bacco giorgio mule foto di bacco

«Il palio è finito, ora rilanciamo l'azione di Forza Italia. Eliminando i doppi incarichi: chi ne ha uno di governo, lasci quello nel partito». Dalla disfida interna degli azzurri, Giorgio Mulè si è tirato fuori grazie a un incarico istituzionale, quello di vicepresidente della Camera. Ma, nel giorno del decollo dell'esecutivo Meloni, accetta di parlare del futuro di una forza politica che, dietro il ciclone Berlusconi, si è ritrovata divisa. Non rinunciando a pungolare il coordinatore Antonio Tajani.

 

Le trattative per il governo sono state una via crucis per Forza Italia, che si è vista bocciare da Meloni molte proprie richieste, a partire dal ministero della Giustizia.

licia ronzulli licia ronzulli

«Non ci sentiamo sfregiati né umiliati. Ma ha provocato disappunto l'atteggiamento di Giorgia Meloni. Un disappunto esternato dallo stesso Berlusconi, quando ha posto la questione del condizionale e non dell'imperativo da usare nel dialogo fra alleati».

 

[...] «Ci sono state frizioni [...] ma non è più il tempo di recriminare, né di cercare vendette. Rilanciamo l'azione del partito, invece, ricollocandoci sul territorio».

 

Come?

LICIA RONZULLI GIORGIA MELONI LICIA RONZULLI GIORGIA MELONI

«Una giusta riflessione l'ha avviata Paolo Zangrillo, ponendosi il problema della compatibilità fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte. Credo che analogo ragionamento non potrà che fare Tajani, che al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di FI. E lo stesso vale per la neo-ministra Bernini, che è vicecoordinatrice del partito».

 

Insomma, è il caso che Tajani e Bernini scelgano.

«È una riflessione che devono fare e risolvere. Ci sono interventi sulla spina dorsale del partito ormai indefettibili. Berlusconi è il primo a saperlo».

 

[...] «I gruppi di FI saranno i guardiani dell'attuazione di un programma che costringe sì a dare risposta alle emergenze - bollette e inflazione - ma che deve muoversi subito anche su un binario riformista. Non ci esimeremo dal sollecitare la riforma della giustizia civile e penale, la separazione delle carriere, nuove norme del Csm, delegificazione. Non sono priorità di FI, ma di tutto il centrodestra: è giusto tenerlo a mente».

 

Restano i dubbi sulla postura internazionale del governo, dopo gli audio di Berlusconi con le "lettere dolci" e i regali di Putin.

BERLUSCONI PUTIN VALENTINO VALENTINI IN CRIMEA BERLUSCONI PUTIN VALENTINO VALENTINI IN CRIMEA

«Berlusconi soffre nel vedere un Putin diverso da quello conosciuto 20 anni fa. Ma vedrete, sarà uno dei protagonisti nel trovare la via della pace, partendo dai diritti ucraini».

 

[...] Ma vuole il filo-russo Valentini come sottosegretario agli Esteri.

«Valentini è apprezzato dagli Usa a Israele, dalla Russia al Medio Oriente. Aveva rapporti con l'ambasciata di Mosca, è vero, ce li ha ancora? Io so solo che ha qualità e cultura per svolgere un eccellente compito alla Farnesina».

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