Carlo Bertini e Ilario Lombardo per “La Stampa”
ENRICO LETTA IN BICICLETTA SUL LITORALE PISANO - PH MASSIMO SESTINI
Nella maggioranza dove convivono gli opposti è bastato un primo assaggio di proposta fiscale per scatenare una rissa tribale. Il segretario del Pd Enrico Letta propone una tassa di successione su donazioni ed eredità milionarie per finanziare una dote di dieci mila euro per metà dei diciottenni italiani.
L' aliquota aumenterebbe progressivamente fino al 20% sopra i 5 milioni di euro. «Un aiuto concreto per studi casa e lavoro» spiega Letta, pagata con una tassa che pesa sull' 1% della popolazione. Per intenderci, in Francia, dove Letta ha vissuto (dove era anche ieri, a Parigi) è del 45%, in Spagna del 34%, in Germania del 30%. In Italia è del 4%. Eppure, resta complicato anche solo discuterne.
Lo dimostrano le reazioni trionfanti del centrodestra ma anche di una parte del centrosinistra dopo che Draghi ha sbrigativamente liquidato l' idea del leader Pd. «Non ne abbiamo mai parlato - è il commento del premier - Ma ho detto più volte che questo non è il momento di prendere soldi dai cittadini italiani ma di darli. E per quanto riguarda la riforma del fisco è stato un errore procedere a pezzettini».
Con l' economia in recessione, in un momento di grande disoccupazione, secondo Draghi l' unica ricetta possibile è quella espansiva. Per farla semplice, l' esatto opposto dell' austerity che nell' era pre-pandemica è stata dominante in Europa. Draghi ne fa anche una questione di metodo, spiegano poi da Palazzo Chigi: la riforma deve essere organica, e partirà dalla legge delega attesa dal Parlamento per luglio.
Più nel merito, spiegano fonti di Bankitalia, Draghi non è ideologicamente contrario a forme di tassazione di questo tipo, come anche alla patrimoniale. Solo non lo considera il momento adatto. Ne fa una questione di chiarezza. Allo stesso modo si comporta su un altro argomento: quando gli chiedono del Quirinale definisce «improprio» che si parli della successione di Sergio Mattarella e che Matteo Salvini continui a fare il suo nome.
Il presidente del Consiglio non vuole essere equivocato e tirato da una parte o dall' altra: e alla domanda sulla flat tax leghista risponde che la riforma tutelerà il principio della progressività. Ciò non impedisce a Salvini di fare proprie le parole del premier sulla proposta di Letta.
MARIO DRAGHI PRESENTA IL DECRETO SOSTEGNI BIS
«Trovo allucinante che si possa pensare a una nuova tassa». Una reazione che, in fondo, il segretario del Pd cercava, perché serve a conquistare un elettorato di sinistra che vuole marcare al massimo le distanze dalla destra. Va detto, però, che anche nel Pd ha destato stupore questa virata di Letta. «Sono d' accordo con Draghi», ha twittato subito l' ex renziano Andrea Marcucci, mentre la sinistra dem, con Gianni Cuperlo, Matteo Orfini, Andrea Orlando, è corsa ad applaudire.
Certo, al segretario dem non è piaciuto il tono tranchant usato dal premier, al quale ieri pomeriggio ha fatto recapitare tutte le slide con i dettagli della proposta «di redistribuzione».
ENRICO LETTA - PH MASSIMO SESTINI
Ma con Draghi non si era sentito prima di rilanciarla, visto che l' idea è contenuta nel libro "Anima e cacciavite", né pare vi sia stato ancora un chiarimento dopo lo stop brutale del premier. «Draghi fa il premier di una maggioranza eccezionale figlia di tempi eccezionali - è il commento di Letta - io faccio il leader di un partito di sinistra. Essere leali significa, anche, tenere il punto quando si è forti delle proprie convinzioni».
Sulla lealtà, e su questo punto, il suo pensiero è altrettanto netto di quello del premier. «Perché il sostegno al governo è anche dire a Draghi e all' opinione pubblica che questo è il momento della redistribuzione delle ricchezze. Abbiamo il dovere di dare le risposte a chi non ha le spalle coperte alle famiglie di origine».
Un pensiero che viene ancora di più chiarito nel merito dal responsabile economico del Pd, Antonio Misiani: «C' è un tema enorme dei giovani che sono i grandi perdenti della crisi e hanno bisogno di un intervento sul fronte dell' equità. E se su come finanziarlo si può discutere, va tenuto ben presente che l' Italia è un paradiso fiscale per le grandi successioni ed eredità: oltre il milione di euro si paga il 4%, anche per cento milioni di euro di eredità e in Francia il 45%...».
Ecco perché dal Nazareno tengono il punto su quella che è e sarà «una battaglia del Pd», sul fatto che «non c' è nessuna contraddizione tra portare avanti proposte identitarie e sostenere il mandato del governo Draghi, dove c' è anche una riforma del fisco». E il Pd si aspetta che il premier onori l' impegno di presentarla entro luglio.
enrico letta a in mezzora in piu