Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”
«Faccio una previsione: se il presidente viene eletto entro le prime quattro votazioni sarà un uomo, se si va alla quinta potrebbe toccare ad una donna. Ma non chiedetemi a chi corrispondono gli identikit». Roberto Calderoli, leghista della prima ora, deputato dal 1992 al 2001 e poi fino ad oggi senatore, conosce il Parlamento come le sue tasche. Ha partecipato all'elezione di cinque presidenti della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano uno e due e Sergio Mattarella). Ne ha viste di tutti i tipi e, da consumato maestro della tattica parlamentare, ci può aiutare a capire cosa potrà succedere a fine gennaio.
Visto che è in vena di previsioni, ci dica quando sarà eletto il prossimo presidente della Repubblica.
«L'elezione entro i primi tre scrutini, con la maggioranza dei due terzi, ha il 30 per cento di possibilità. Al quarto o quinto scrutinio si sale al 70 per cento».
La strada è lunga, allora.
«Impossibile fare previsioni, voglio vedere se c'è qualcuno che ha il coraggio di sbilanciarsi. Trovo positivo che si sia presa l'iniziativa di trovare un'intesa perché venga fuori un nome il più condiviso possibile, ma trovo che i protagonisti al momento siano ancora un po' acerbi...».
Ma trovare un candidato che piaccia a tutti, o quasi, ad ora pare impossibile.
«Senta, le dico la verità: si continua a parlare di Mattarella bis e di Draghi ma, con il massimo rispetto che tutti dobbiamo alle loro figure, è mai possibile che un Paese come il nostro non sappia trovare un'altra candidatura altrettanto degna? Se la risposta è negativa, tante vale che arrivi il commissariamento».
Qui nessuno si fa avanti.
«Il candidato deve essere scelto, se è interessato non deve dirlo, al massimo farlo capire».
Molti hanno capito che Mario Draghi è interessato a trasferirsi sul Colle.
«Io ho risentito tre volte il suo intervento che è stato interpretato in quel modo ma ho capito solo che ha esplicitato la necessità di far emergere una guida per il Paese per il futuro».
Il centrodestra di cui le fa parte per la prima volta ha la maggioranza relativa tra i parlamentari e i delegati regionali. Riuscirete questa volta ad eleggere un capo dello Stato indicato da voi? Per esempio, Silvio Berlusconi.
«Numeri alla mano, le possibilità ci sono tutte».
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È convinto che potrete contare su tutti e 450 voti di cui disponete sulla carta? Non teme il voto segreto?
«Me ne bastano 430. Il resto arriva, dia retta a me...».
Li pescate nel gruppo Misto?
«No, no, sono i non ricandidabili (quelli che non hanno chance per il taglio dei parlamentari e per il calo del consenso del proprio partito, penso in particolare a M5S e Pd) quelli che più possono venire in soccorso».
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In cambio di cosa, scusi?
«Della garanzia che non si vada ad elezioni o di un futuro sereno...».
Berlusconi può rispondere a queste aspettative?
«Non è Berlusconi che lo garantirebbe, ma la maggioranza che lo voterebbe. Si badi, lo voterebbe solo a fronte della garanzia che la legislatura arrivi fino in fondo».
Ricordiamo le elezioni che ha vissuto. Di quella di Scalfaro cosa ricorda?
«Una infinita serie di impallinamenti interrotta dalle stragi che portarono all'elezione di Scalfaro».
Ciampi uscì al primo voto.
«Elezione scontata. Era un uomo delle istituzioni».
La prima volta di Napolitano?
«Non lo votai, ero fortemente contrario perché era stato il ministro dell'Interno nel nostro periodo secessionista».
La seconda volta però anche la Lega lo votò.
«Fu uno stato di necessità, il Parlamento si era incagliato. Ed era un mandato a tempo».
Rieleggere Mattarella, quindi, si può?
«Certo. La Costituzione non lo nega e il precedente di Napolitano lo conferma. Dunque, perché no?».
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