Estratto dell’articolo di Alessandro Mannino per www.mowmag.com
tweet di vittorio feltri sui migranti
La destra che governa l’Italia si ricordi di Salvatore Todaro, comandante (fascista) di sommergibili dell’esercito italiano che durante la Seconda Guerra per due volte si espose salvando la vita ai nemici sopravvissuti all’affondamento. Sandro Veronesi, che è uscito da poco con un libro intitolato proprio “Comandante” (Bompiani, scritto con Edoardo De Angelis), sembra voler inviare questo messaggio, come una lettera in bottiglia, a Giorgia Meloni e soprattutto al ministro degli interni Matteo Piantedosi, che più che ai salvataggi pensa a ridurre le partenze di migranti. […]
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VITTORIO FELTRI CON UN BICCHIERE DI VINO
Lei prima accennava al consenso aleatorio che deriverebbe da posizioni dure contro l’immigrazione. Uno che fiuta gli umori di questa parte dell’opinione pubblica è da sempre Vittorio Feltri, che sulla scia di Piantedosi ha twittato una frase che suona sinistra: “Partire è un po’ morire”. Lei è proprio sicuro che una politica restrittiva, anche in forme palesi, sfacciate, non paghi?
Feltri è vecchio e malato. Se nessuno gli toglie il telefonino o il computer, lo dico con rispetto perché Feltri ha una storia per certi versi esemplare ed è un essere umano come tutti noi, è in un periodo di declino perché malato, e sinceramente non è una di quelle voci diciamo autorevoli.
Il problema sono le persone attive e abili che hanno la metà degli anni di Feltri che avrebbero il dovere, ove percepissero una deriva disumana, cinica, di richiamare i loro stessi elettori, che non verranno persi per questo. Stiamo parlando di cittadini che sono brave persone, ma come possono pensare cose come “buon appetito ai pesci”, “è finita la crociera”. […]
sandro veronesi foto di bacco (2)
Venendo alla guerra in Ucraina, gli italiani sembrano in maggioranza contrari agli aiuti militari, come perfino Bruno Vespa ha dovuto ammettere intervistando la Meloni. Secondo lei anche qui c’è un’indifferenza morale, o si prende atto che si tratta di un conflitto che, se alimentato, produce conseguenze disastrose per tutti, noi compresi?
Ci sono articoli precisi della nostra Costituzione, come il 2 e il 3, che obbligano ad aiutare chi è aggredito, perché si parla di uomini, di diritti fondamentali dell’uomo, per cui non solo si ha il diritto, ma anche il dovere di intervenire. In questo caso non c’è dubbio che l’Ucraina abbia subìto un’invasione, tutti i morti civili di cosa son morti sennò, di infarto? […]
Quindi la sua posizione è favorevole a inviare altre armi ma senza andare oltre il Donbass, giusto?
Sì, riprendere i territori sottratti dall’invasione e su questo non ci piove. Ma non di più. A me sembra che non ci venga detto, ma credo che si stia lavorando in questo senso. Perché si possa anche solo parlar di pace bisogna creare le condizioni per un armistizio in cui poter trattare riportando a più miti consigli chi ora si sta scannando. In questi giorni ho riletto “Una questione privata” di Beppe Fenoglio.
A un certo punto c’è questo incontro che Milton fa nel bosco con dei vecchi contadini che, quando vedono il partigiano, gli chiedono quando si vincerà. Lui risponde a primavera. “Ecco”, gli dice un vecchio, “quando finirà, non ne deve rimanere vivo nemmeno uno dei fascisti. Io voglio vedervi infilare le braccia nel sangue fino alle ascelle”. È una pagina agghiacciante, ma che rende bene il clima quando la gente si scanna. Per uscire di lì, c’è bisogno di molto impegno, molto carisma e molta saggezza da parte di chi comanda. Ma è questa la situazione oggi in Ucraina.
Ma chi comanda almeno da noi, cioè gli Stati Uniti e la Nato, non sembrano voler affrettare la fine delle ostilità.
Ma mi pare che gli aerei non vengano dati all’Ucraina, perché con i caccia fai presto a volare oltre i confini russi e bombardare. Son convinto che l’aiuto, massiccio perché parliamo di miliardi di dollari in armi, sia condizionato a raggiungere una situazione che porti a una pace con negoziato per tentare di far convivere popolazioni di una fascia di confine dove sempre ci sono problemi. Ma non ha senso smettere di dare armi, perché questo non è pacifismo, ma indurre alla resa chi ha sofferto un sopruso. Travestire da pacifismo un certo afflato pro-Putin e pro-Russia non è corretto.
La novità politica di questi ultimi giorni, cioè Elly Schlein a sorpresa eletta nuova segretaria del maggior partito d’opposizione, il Pd, pare a metà fra un interventismo “difensivo” e il pacifismo. Cioè in continuità. Lei cosa si aspetta dalla Schlein?
Elly Schlein ha tutta la mia fiducia perché è una persona che secondo me è quella che ci voleva per rianimare una parte politica che si stava sfaldando. Lei è ragionevole e preparata, perché a differenza di Salvini quando faceva la parlamentare europea era sempre sul pezzo partecipando alle commissioni.
Lei sa di cosa stiamo parlando e non credo che ora possa sbandiera un pacifismo vuoto che tradotto vuol dire “lasciamogliela vinta a Putin”. Mi pare comunque sia più pericolosa la tensione interna al governo, per cui la Meloni è molto ferma sulla guerra, ma gli altri due partiti della coalizione molto meno. Se c’è qualcosa che può minacciare la nostra coerenza rispetto alla nostra appartenenza all’Occidente e alla Nato, viene da lì, da chi ora sta governando. Non dalla Schlein, che comunque è all'opposizione.
Sandro Veronesi matteo salvini sandro veronesi