Estratto dell'articolo di Maria Corbi per “la Stampa”
vittorio sgarbi foto di bacco (2)
Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, è il nuovo sindaco di Arpino, borgo del Frusinate dove ha avuto i natali Cicerone. Ieri era proprio li, per l'insediamento e per annunciare progetti come l'istituzione di una scuola di oratoria. E visto che si parla di insegnamenti gli chiediamo subito del nuovo liceo del made in Italy, voluto dal ministro Adolfo Urso e sponsorizzato dalla presidentessa del Consiglio Meloni.
Cosa ne pensa?
«Che se ne poteva fare anche a meno».
Ma come?
«Penso che i licei classico e scientifico siano più che sufficienti. Il design è materia universitaria come le tecniche artigianali sono materie da istituto professionale».
Ma c'è bisogno di mano d'opera nei distretti industriali. Lo fanno anche per questo.
«Appunto. Non lo chiamerei comunque liceo, ma istituto tecnico. Prima di impiegarti nei settori del made in Italy devi imparare l'anima del mondo, i concetti, la bellezza dell'arte. Poi uno che fa questo liceo che vantaggio ne ha. Se si deve andare a lavorare nei distretti servono semmai l'apprendistato o una scuola tecnica. Non un liceo».
Pensa che in tutto questo, e parlo del decreto sul made in Italy, prevalga la narrazione sovranista?
«Vi ricordo che furono Alemanno e i ministri di destra a restituire a Carlo Petrini il primato della sovranità alimentare, un ulteriore avanzamento, che lui introdusse in chiave progressista al tema del made in Italy. Che può essere legato al cibo ma anche alla capacità artigianale. Non è altro che la continuazione naturale delle capacità creative degli artisti italiani. Abbiano avuto Giotto e poi Emilio Pucci. Non c'entrano né la destra né la sinistra».
Tutti questi marchi del made in Italy se parliamo di moda, ma non solo, sono in mano agli stranieri. Hai voglia a dire sovranismo…
«Questa è un'evoluzione della moda e del design, ma il made in Italy rimane tale anche se lo producono gli stranieri. Il produttore conta meno dell'inventore».
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Visto che vanno usate parole italiane il decreto non dovrebbe chiamarsi "fatto in casa" invece che made in Italy?
«Certo secondo la logica che stanno portando avanti, sì».
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Come fa a fare tutto? Il sindaco è un compito impegnativo. E lei è anche sottosegretario oltre che prosindaco di Urbino. Praticamente un collezionista di cariche...
«Farò come ho sempre fatto nella mia articolata capacità di fare le cose. L'idea del sindaco che deve stare, fisso, nel suo paese è assurda, occorre trovare finanziamenti e fare iniziative; la forza del sindaco sta nelle idee e nei contatti che ha. Avrò poi un vicesindaco operativo, Massimo Sera che sarebbe stato il sindaco se non fossi arrivato io, adesso integriamo le nostre attività».
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