1 - LEGA: SALVINI, 'FACILE LASCIARE DOPO KO VOTO COME FANNO ALCUNI, IO RIPORTERO' PARTITO A 30%’
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
(Adnkronos) - Resta sugli scudi il confronto tra Matteo Salvini e il territorio del nord, dopo i mal di pancia dei vecchi leghisti, a partire dalla mossa del 'Comitato Nord' messo in piedi da Umberto Bossi. Ieri sera il leader della Lega, ospite a Saronno, nel Varesotto, per una iniziativa del partito ha incontrato dirigenti, amministratori locali e militanti.
Nessuno si nasconde - a quanto filtra dal confronto a porte chiuse - che il risultato elettorale della Lega è stato deludente, ma nessuno punta il dito contro il segretario. Anzi. Così, a quanto apprende AdnKronos, lo stesso Salvini ha buon gioco a rivendicare il lavoro fatto, chiarendo che non ci sono ipotesi di passi di lato nel partito: "Troppo comodo - avrebbe detto - fare come fanno altri, c'è chi lascia la segreteria dopo la sconfitta elettorale", è il ragionamento con implicito riferimento a Letta e al partito democratico.
MATTEO SALVINI BACIA IL PROSCIUTTO
"Io - avverte - me ne andrò solamente quando riporterò la Lega al 30%". Ad ascoltarlo anche Attilio Fontana (cui Salvini ha confermato essere il candidato per la Regione) e Giancarlo Giorgetti.
Con il ministro per lo sviluppo economico che avrebbe ripercorso le tappe dell'impegno leghista al governo, spiegando che in ogni caso è stato meglio starci al governo per fare le cose possibili. Al tavolo e in platea, con i militanti anche il senatore Stefano Candiani e altri dirigenti. Poi il tempo di un battuta da parte di Francesco Speroni, leghista della prima ora e già ministro per le Riforme nel primo governo Berlusconi.
"Che dobbiamo fare con il Comitato di Bossi? Posso firmare anche io?" è la domanda rivolta a Salvini. "Dove c'è la firma di Bossi, subito sotto c'è la mia", sarebbe stata la risposta del segretario.
2 - SALVINI ALLA PROVA DEI MILITANTI "SIAMO DELUSI, ORA DEVI ASCOLTARCI"
Francesco Moscatelli per “la Stampa”
matteo salvini luca zaia pontida 2022
Matteo Salvini in tour per ascoltare i militanti della Lega. Aveva promesso che l'avrebbe fatto il mattino dopo il deludente risultato elettorale delle politiche, quando ha detto di «essere andato a letto incazzato e di essersi svegliato carico a molla». Ieri sera ha cominciato a farlo. Quasi a volerci mettere la faccia il prima possibile per dimostrare che tutti quelli che in questi giorni lo stanno criticando, dicendo di parlare in nome e per conto della base, in realtà non la rappresentano. Quasi a voler smentire chi sostiene che non convocherà i congressi regionali perché «teme rivolte dal basso».
ZAIA - GIORGETTI - FONTANA - CALDEROLI - SALVINI - FEDRIGA
Il primo appuntamento è all'auditorium Aldo Moro di Saronno per l'assemblea provinciale dei circa 600 tesserati della provincia di Varese, la prima post Covid. «Ma ne aspettiamo la metà perché molti sono anziani» spiega il commissario provinciale Stefano Gualandris.
L'auditorium è a soli trenta chilometri da Palazzo Lombardia, sede della giunta regionale, dove ieri pomeriggio Salvini ha avuto un incontro, che sarebbe dovuto rimanere riservato, con il governatore Attilio Fontana e con il ministro Giancarlo Giorgetti. Uno scambio di vedute dedicato ufficialmente al "caro bollette" in cui però si sarebbe discusso soprattutto del complicato puzzle degli equilibri interni al centrodestra, puzzle nel quale il nome del futuro candidato alla guida della Lombardia vale almeno quanto un ministero.
A Saronno, prima dell'inizio dell'assemblea, c'è molto nervosismo. I consiglieri regionali e altri figure di primo piano del partito, come il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, evitano i giornalisti. Anche Matteo Salvini, che arriva puntualissimo alle 21, si fa portare in macchina fino al portone ed entra con il telefono incollato all'orecchio. C'è un servizio d'ordine, indottrinato dal segretario cittadino Angelo Veronesi, che controlla tessere e documenti di identità per evitare intrusi. All'ingresso anche i leghisti doc ammettono che il momento è critico.
«Più che incazzati siamo delusi, vogliamo sapere perché a Roma ha fatto certe cose invece che altre. Quando è stato eletto alla guida del partito Matteo ci aveva fatto delle promesse che non ha mantenuto.
Credo sia abbastanza intelligente da starci a sentire» dice Marco Leoni, ex segretario di Azzate. «Senza autonomia non ha senso stare nel governo, ma la Lega è unita» l'opinione di Enrico Puricelli, sindaco di Samarate, il Comune in cui è cresciuto Umberto Bossi. «Siamo andati male al Nord, è vero, ma io sto con la Lega e con Salvini» sostiene Ercole Rossi, ex consigliere comunale di Cislago.
«La Lombardia è la locomotiva dell'Italia e bisogna tornare a parlare di noi. Il progetto nazionale della Lega non ha funzionato» ammette Marco Perin, anche lui di Azzate. Mentre per Giancarlo Frigeri, sindaco di Castiglione Olona, «manca il lavoro di base nelle sezioni. Bisogna dare più spazio ai giovani che meritano, ma da anni non facciamo i congressi.
Spero cambi qualcosa perché la batosta c'è stata. È un momento così, va attraversato». L'incontro vero e proprio si svolge lontano da microfoni e telecamere indiscrete. Hanno tirato pure le tende. Da fuori si sente solo qualcuno che alza la voce e qualche timido applauso quando, con mezz' ora di ritardo, si presentano uno dopo l'altro Giancarlo Giorgetti e Attilio Fontana.
matteo salvini pontida 2022 LA PREVALENZA DEL CREMLINO - VIGNETTA DI ELLEKAPPA GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI MATTEO SALVINI