Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Le premure di Emmanuel Macron per mantenere aperto il dialogo con Vladimir Putin cominciano a irritare visibilmente il governo ucraino. Ieri è uscita un'intervista alla stampa regionale francese nella quale il presidente ripete una tesi già esposta il 9 maggio scorso in conferenza stampa a Strasburgo: non bisogna umiliare la Russia, se si vuole costruire una pace duratura.
«È la Francia che si umilia con questi appelli», ha risposto stavolta con durezza il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. «La situazione è preoccupante - dice Macron al Parisien e ad altri giornali -. Per questo ci dedico tempo e energia. Non conto più le conversazioni con Vladimir Putin da dicembre a oggi. In tutto un centinaio di ore, nella massima trasparenza e su richiesta di Volodymyr Zelensky (il presidente ucraino, ndr). Non bisogna umiliare la Russia, in modo tale che, il giorno in cui i combattimenti cesseranno, si potrà costruire una via di uscita diplomatica».
Già il discorso di Strasburgo era stato male accolto tra gli alleati dell'Europa centro-orientale, anche se Macron in quel caso sembrava essersi lanciato soprattutto in una divagazione storica: il presidente evocava il precedente del Trattato di Versailles, che dopo la Prima guerra mondiale aveva imposto condizioni molto severe alla Germania, umiliandola e favorendo così l'avvento del nazismo. Una tesi classica - oggi piuttosto contestata dagli storici - formulata dall'economista John Maynard Keynes nel saggio del 1919 «Le conseguenze economiche della pace».
Stavolta Macron ha parlato di non umiliare la Russia a proposito delle sue telefonate con Putin e di un futuro cessate il fuoco. Per mesi poi i consiglieri dell'Eliseo hanno ripetuto che quella di Macron non poteva essere considerata una mediazione tra Russia e Ucraina, visto che la Francia stava senza esitazioni dalla parte dell'Ucraina. E invece Macron ieri ha definito la Francia come una «potenza mediatrice».
MACRON IMITA IL LOOK DI ZELENSKY
Questi passaggi non sono piaciuti a Kiev. «Gli inviti a non umiliare la Russia non possono che umiliare la Francia e gli altri Paesi che li rivolgono. Perché è la Russia che si umilia da sola. Faremmo tutti meglio a concentrarci sul modo di rimettere la Russia al suo posto.
È questo che porterà la pace e salverà vite», ha detto Kuleba.
Non una grande dimostrazione di unità di vedute, a poche settimane dalla fine (30 giugno) del semestre francese di presidenza del Consiglio Ue: Zelensky e Kuleba hanno più volte espresso il desiderio di accogliere Macron in visita a Kiev, meglio se a nome di tutta l'Europa. «Non escludo nulla», dice a questo proposito Macron nell'intervista, anche questo non un segnale di entusiasmo travolgente.
EMMANUEL MACRON Volodymyr ZELENSKY
L'asse franco-tedesco si conferma protagonista di una fase delicata nei rapporti con Kiev e con gli alleati della Nato, che in molti casi (Turchia esclusa) sembrano più determinati nello schierarsi contro la Russia. Le forze armate di Parigi e Berlino parteciperanno comunque alle esercitazioni annuali Baltops (dal 5 al 17 giugno) con altri 12 Paesi dell'Alleanza Atlantica (l'Italia non è fra questi) più Svezia e Finlandia. Da Mosca intanto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitrij Medvedev ha paragonato le sanzioni contro i familiari dei politici russi ai «metodi della 'Ndrangheta e di Cosa nostra».
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