1 - L'AMMISSIONE DI BIDEN "NESSUNA PROMESSA SULL'ESITO DEI RIMPATRI"
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
«Sia chiaro: ogni americano che vuole tornare a casa, lo porteremo a casa». Davanti alle scene di disperazione che arrivano dall'aeroporto di Kabul, Biden ha cercato ieri di rassicurare gli Usa e i loro alleati, promettendo di mobilitare «tutte le risorse necessarie» a completare l'evacuazione, «una delle più ampie e difficili della storia». Subito dopo, però, è stato costretto ad aggiungere: «Non posso garantire quale sarà il risultato finale, o che sarà senza rischi e perdite».
Il capo della Casa Bianca ha difeso la sua decisione, ripetendo che non esistevano alternative. Un po' per l'accordo firmato da Trump con i taleban per il ritiro entro il primo maggio: «Qualcuno crede davvero che saremmo potuti restare oltre, senza aumentare le truppe e mandare i nostri figli a morire?». Molto perché «a cosa serviva restare, ora che al Qaeda non c'è più?». La sensazione che ha tramesso, però, è che la situazione resta fuori controllo.
joe biden video riunione sull afghanistan
La possibilità di portare a termine l'evacuazione dipende in larga parte dalla disponibilità e dall'interesse dei taleban a farli partire, e questa non è la posizione in cui gli Usa si sarebbero voluti trovare, anche ammesso che la scelta di ritirarsi ora fosse quella strategicamente giusta. Biden ha parlato dalla Casa Bianca poco prima delle due del pomeriggio, dopo un vertice con i consiglieri per la sicurezza, allo scopo di dimostrare che sta gestendo la crisi.
Ha definito «straziante la settimana» in corso. Poco prima, però, i militari avevano bloccato per quattro ore i decolli dall'aeroporto di Kabul, proprio per il caos che lo circonda, e avevano usato i gas lacrimogeni per disperdere gli afghani che cercano di fuggire anche se non hanno mai lavorato per gli americani, e quindi non hanno diritto ai visti speciali di Washington. Il presidente ha detto che 18.000 persone sono state evacuate da luglio, e 13.000 sono partite dopo il 14 agosto: «Ieri ne abbiamo portate via 5.700».
JOE BIDEN E LA PRESA DI KABUL DA PARTE DEI TALEBANI - MEME BY EMAN RUS
Biden ha detto che tutti gli americani con il passaporto passano attraverso i posti di blocco dei taleban, finora decisi a rispettare l'impegno di farli partire. I problemi nascono quando arrivano all'aeroporto, circondato da migliaia di afghani che vorrebbero scappare, ma non hanno il diritto di farlo. Perciò ieri le truppe Usa sono dovute uscire dallo scalo, per consentire agli americani di entrare. Hanno recuperato 169 persone Il capo della Casa Bianca ha detto che queste operazioni si ripeteranno fino a quando tutti saranno andati via, ma ha ammesso di non sapere quale sia il numero esatto di cittadini ancora presenti nel paese.
Ha promesso la stessa assistenza agli afghani che avevano collaborato con gli Usa, e agli alleati Nato, dopo aver aiutato i convogli francesi e britannici a raggiungere l'aeroporto. Lo stesso Pentagono però è prudente sulla sua capacità di allargare il perimetro, operare fuori dallo scalo, e soprattutto raggiungere i cittadini fuori da Kabul. Il rischio poi resta che i taleban cambino idea, e dopo il 31 agosto blocchino l'evacuazione. Biden ha difeso ancora la logica della sua scelta: «Se bin Laden avesse lanciato i suoi attacchi dallo Yemen, saremmo mai venuti in Afghanistan? Il terrorismo ora si è metastatizzato in altre regioni, e quindi non ha più senso avere una presenza fissa qui. Dobbiamo essere in grado di combatterlo dove si trova».
la previsione sbagliata di biden sull afghanistan
Questa è sempre stata la sua convinzione, fin da quando si era opposto alla "surge" da vicepresidente. Il successo della sua linea però dipende ora da due punti: primo, riuscire ad evacuare tutti gli americani senza vittime; secondo, dimostrare di poter bloccare al Qaeda, la cui presenza insieme a quella dell'Isis è stata confermata dal Pentagono in Afghanistan, anche senza uomini sul terreno .
2 - BIDEN CHOC IN TV: «È L'OPERAZIONE PIÙ DURA DI SEMPRE NON SO COME FINIRÀ»
Valeria Robecco per “il Giornale”
elicottero usa a kabul per l evacuazione dell ambasciata
Gli Stati Uniti erano a conoscenza del rischio collasso in Afghanistan. Ad avvertire l'amministrazione di Joe Biden dell'imminente avanzata dei talebani e della possibilità che l'esercito afghano non fosse capace di fermarla è un documento interno al dipartimento di Stato, firmato da 23 funzionari dell'ambasciata americana a Kabul. Due fonti riservate hanno riferito al Wall Street Journal che il dispaccio fu inviato il 13 luglio scorso al segretario di Stato Antony Blinken e al direttore della pianificazione politica Salman Ahmed: i diplomatici mettevano in guardia sul rischio di un possibile collasso dello stato afghano subito dopo il ritiro delle truppe statunitensi.
la previsione sbagliata di biden sull afghanistan 5
Nel frattempo il presidente Usa è tornato a parlare alla Nazione dalla Casa Bianca difendendo le sue decisioni e sottolineando che gli alleati di Washington in tutto il mondo «non stanno sollevando alcun dubbio sulla nostra credibilità». Ha anche ribadito che gli Stati Uniti non hanno più alcun interesse nazionale in Afghanistan dopo la sconfitta di Al Qaida, assicurando che «sono l'unico Paese al mondo a poter organizzare un'evacuazione del genere e rispetteranno i loro impegni».
popolazione afghana festeggia i talebani
Nei giorni scorsi altri media Usa hanno rivelato analoghi moniti da parte dell'intelligence americana, ma il memo rappresenta la prova più chiara che l'amministrazione Usa era stata avvertita del potenziale crollo della capitale con la segnalazione delle rapide conquiste dei talebani e del conseguente crollo delle forze di sicurezza afghane, oltre a consigli su come contenere la crisi e accelerare le evacuazioni.
Le fonti hanno spiegato che si esortava a iniziare subito (a sei settimane dalla prevista fine del ritiro delle truppe), la registrazione e la raccolta dei dati personali dei cittadini afghani che avevano lavorato come interpreti o traduttori per gli Stati Uniti e possedevano i requisiti per ottenere un visto speciale, del personale locale dell'ambasciata e delle altre persone che avevano il diritto di trasferirsi in Usa come rifugiati. Inoltre, il dispaccio chiedeva di non iniziare i voli per le evacuazioni più tardi del 1 agosto, e invitava il dipartimento di Stato a utilizzare un linguaggio più duro nel condannare le atrocità commesse.
L'indiscrezione è destinata ad alimentare il dibattito su quanto le autorità civili e militari statunitensi fossero al corrente del rischio di un repentino collasso dello stato afghano e dell'inadeguatezza dell'esercito di Kabul a contrastare i talebani. A luglio Biden aveva affermato che un crollo del governo afghano e una presa di potere dei talebani era «altamente improbabile». E mercoledì, il capo di stato maggiore, generale Mark Milley, ha ribadito al Pentagono che non era previsto un crollo così rapido del governo: «Non c'era niente che io o chiunque altro abbiamo visto che indicasse un crollo di questo esercito e di questo governo in 11 giorni».
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Parole smentite clamorosamente dal memo diffuso dal quotidiano newyorkese. Intanto sarebbero ancora tra i 60mila e gli 80mila gli americani e gli afghani che hanno lavorato per gli Usa in attesa di essere evacuati da Kabul. Circa 10mila - secondo Cbs News - sarebbero cittadini statunitensi, anche se finora l'amministrazione Biden non ha fornito una stima di quanti americani devono ancora essere portati fuori dall'Afghanistan: «non sappiamo quanti siano o dove si trovino», ha ammesso Biden, sottolineando che finora sono state evacuate «quasi 13mila persone».
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«Da quando vi ho parlato lunedì abbiamo fatto significativi progressi, lavoriamo in stretta collaborazione con la Nato - ha spiegato - faremo tutto quello che è necessario per garantire un'evacuazione sicura. Ogni americano che vuole tornare a casa lo porteremo a casa. La prossima settimana abbiamo concordato un G7 per coordinare lo sforzo delle maggiori democrazie». Tuttavia, ha avvertito che l'operazione di evacuazione da Kabul è «una delle più difficili della storia», affermando che non è in grado di garantire «l'esito finale». Ma «come comandante in capo siate sicuri che mobiliterò ogni risorsa necessaria».
talebani afghanistan i talebani presidiano il ministero dell interno