(ANSA) "Credo nella giustizia, quindi chiedo giustizia. Questa mattina ho incontrato i PM di Firenze che indagano sulla vicenda Open, Luca Turco e Antonino Nastasi. Questo processo politico alla politica resterà negli annali della cronaca giudiziaria come uno scandalo nel quale gli indagati non hanno violato la Legge mentre i Pubblici Ministeri hanno violato la Costituzione. E come se non bastasse la Corte di Cassazione ha già smontato in quattro diverse sentenze l'impianto dei PM. Tuttavia credo che un politico non debba scappare dalla giustizia".
Così Matteo Renzi su fb. "In passato - scrive il leader Iv - miei colleghi parlamentari hanno utilizzato le prerogative dell'articolo 68 della Costituzione per chiedere di non essere giudicati. Io no, io voglio il contrario. Voglio che si faccia giustizia davvero, sul serio, verificando se le plurime violazioni costituzionali dei PM, che ho pubblicamente segnalato, meritino una sanzione.
E ieri la Giunta competente, al Senato, ha deciso con una schiacciante maggioranza (14 contro 2!) di chiedere di sollevare la questione di attribuzione in Corte Costituzionale. Interverrò in aula, immagino a gennaio, per spiegare come questa vicenda sia importante non tanto per me (per il mio processo cambia poco) quanto per le Istituzioni. Questa battaglia la faccio non per me ma per la dignità della politica e per il rispetto della separazione dei poteri contro l'invasione di campo di una parte della magistratura".
"È proprio perché - spiega Renzi - io non ho violato alcuna legge non scappo dalla giustizia e stamattina mi sono presentato al Palazzo di Giustizia di Firenze. I PM hanno speso centinaia di migliaia di euro pubblici per dimostrare che i nostri finanziamenti privati non sono formalmente corretti: noi con cinque pagine abbiamo replicato alle 94.000 pagine dell'accusa, ridondanti e piene di errori. L'accusa impiega 94.000 pagine a spese del contribuente per sostenere una tesi che non esiste. A noi bastano cinque paginette a nostre spese per mostrare gli errori più grossolani.
Questa vicenda durerà per anni. Noi la vivremo col sorriso di chi ha la coscienza a posto e la forza della propria tranquillità. E questo è il messaggio che voglio dare soprattutto ai ragazzi più giovani: credete nella giustizia, anche quando vi sembra difficile farlo. Perché anche quando ti entrano nella vita privata in modo illegittimo, quando ti controllano le email degli ultimi 12 anni, quando ti pubblicano in modo illegittimo l'estratto conto e i singoli movimenti bancari, quando i tuoi amici e la tua famiglia pagano un prezzo salato per la tua notorietà, quando vogliono impedirti di fare politica utilizzando presunti - e inesistenti - reati formali, anche allora bisogna credere nelle Istituzioni di questo Paese.
Il giorno dopo aver vinto il primo round in Senato io sono andato dai magistrati a dire che voglio giustizia, non che scappo dal processo. Sono stato Presidente del Consiglio dei ministri di questa Repubblica: io faccio le mie battaglie rispettando le Istituzioni, sempre. E chiedendo ai ragazzi e alle ragazze di fare sempre le proprie battaglie a viso aperto. Perché a viso apetto è l'unico modo con cui quelli come noi sono stati educati a fare politica. Buona giornata, adesso vado a Roma per intervenire in Senato con il Presidente Draghi".
(ANSA) Il senatore Matteo Renzi si è presentato questa mattina in procura a Firenze nell'ambito dell'inchiesta sulla fondazione Open. Secondo quanto appreso, Renzi, accompagnato dai suoi legali, avvocati Federico Bagattini e Giandomenico Caiazza, avrebbe scelto di non rispondere alle domande dei pm e avrebbe consegnato una memoria difensiva ai pm Luca Turco e Antonio Nastasi (ANSA).
(ANSA) "Si formula in via principale istanza perché la Procura di Firenze, preso atto dei gravi errori in fatto, avanzi richiesta di archiviazione del procedimento. Il difetto della qualifica di "Direttore di fatto" della Fondazione Open in capo al Senatore Renzi così come la assoluta inesistenza della c.d. "corrente renziana", determinano il venir meno delle premesse fattuali, logiche e giuridiche che sostengono la imputazione provvisoria a carico del nostro assistito".
Lo si legge nella memoria difensiva consegnata oggi da Matteo Renzi, con i suoi avvocati, ai pm di Firenze, nel corso di un incontro durato circa 40 minuti che fonti di Iv dicono essere avvenuto in un clima "costruttivo".
Nella memoria Renzi presenta cinque istanze difensive e formula cinque istanze istruttorie: "Espellere dal fascicolo ogni e qualsiasi corrispondenza indebitamente acquisita dalle SS.LL. senza il rispetto dell'articolo 68 Costituzione; verificare quali spese asseritamente in favore del senatore Renzi siano state effettuate nel periodo compreso tra il febbraio ed il maggio del 2017, nel quale Matteo Renzi,
diversamente da quanto affermato nel capo di incolpazione, non ha rivestito la carica di Segretario Nazionale del Partito Democratico, traendone le doverose conseguenze in relazione alla formulata imputazione provvisoria; accertare e indicare quali e quanti siano i contributi indiretti di cui avrebbe beneficiato il politico Matteo Renzi nell'arco di tempo in cui può essere considerato oggetto di incolpazione e quale sia l'importo ad esso riferibile per ciascun anno; accertare e indicare a quanti e quali consigli direttivi della Fondazione Open abbia partecipato il politico Matteo Renzi e quali attività gestorie o amministrative egli abbia assunto nel corso degli anni nella veste di "direttore di fatto" della medesima fondazione, anche permettendo a questa difesa di accedere al copioso materiale di archivio consegnato spontaneamente agli investigatori dal Presidente della Fondazione, avvocato Alberto Bianchi,
non utilizzato dai medesimi e non ancora dissequestrato per consentire le doverose indagini difensive sul punto; espellere dal fascicolo ogni e qualsiasi riferimento all'asserito finanziamento illecito per le iniziative della c.d. Leopolda sulla quale si è già formato un giudicato parziale, essendosi espressa la Corte di Cassazione, seconda sezione penale, il 26 maggio 2021, numero 29409, definendo "dato storico, ampiamente documentato" il fatto che gli eventi della Leopolda fossero "incontri a carattere eminentemente politico, con programmazione di numerosi laboratori, eventi di discussione, occasioni di partecipazione della società civile, diretti a stimolare il confronto su temi oggetto delle attività espressamente previste dallo Statuto della fondazione, senza peraltro alcun collegamento con le attività del Partito democratico".
FRONTE IV-CENTRODESTRA
Claudio Bozza per il "Corriere della Sera"
Finito nella morsa, tra la maxi inchiesta sulla fondazione che ha sostenuto la sua scalata e i sondaggi che danno il suo partito al lumicino, Matteo Renzi segna un punto (mediatico e politico) per lui importante.
E grazie all'asse tra Italia viva e centrodestra ha innescato, su un fronte sempre delicato e divisivo come la giustizia, anche scintille nell'ala di maggioranza a lui più ostile: Pd e M5S.
La giunta delle immunità del Senato, ieri, ha infatti approvato con un'ampia maggioranza (14 favorevoli e 2 contrari) la relazione di Fiammetta Modena (FI) che dà il via libera a presentare un ricorso alla Corte costituzionale contro i pm di Firenze. A questi ultimi, titolari dell'inchiesta sulla fondazione Open che vede indagato Renzi per finanziamento illecito, la ratio della relazione contesta di fatto la violazione dell'articolo 68 della Costituzione, in quanto non avrebbero chiesto preventivamente alla Camera di appartenenza l'autorizzazione a intercettare conversazioni o corrispondenza di un parlamentare.
Agli atti dell'inchiesta, oltre 92 mila pagine, risulta però una chat WhatsApp tra Renzi e il manager Vincenzo Manes del 3-4 giugno 2018 (da cui emerse la vicenda del jet pagato 134 mila euro dalla fondazione per portare Renzi a Washington, ndr ), quando Renzi era già senatore; uno scambio di sms e mail tra l'ex premier e l'amico Marco Carrai. Ora la questione potrà sbarcare in Senato per essere votata. Renzi ha superato l'ostacolo, ancora una volta, rinnovando il flirt con il centrodestra.
Non a caso i 14 voti della relazione pro Renzi sono stati di FI, FdI e Lega, oltre chiaramente a Iv. Rilevante il posizionamento del Pd, con Anna Rossomando, responsabile Giustizia della segreteria di Enrico Letta, che ha scelto di astenersi. E non in solitudine, ma confermando l'asse con il M5S. Molteplici le ripercussioni. Renzi ha sparato contro il suo ex partito: «Insegue il Movimento nel populismo giudiziario».
E tra i dem c'è anche chi lo segue: «Astenersi è stata una scelta sbagliata e non conseguente a quanto prevede la Costituzione», dice il senatore Margiotta. Ma disappunto, secondo quanto ribalzato nelle chat del Nazareno, sarebbe stato espresso anche da un peso massimo come il ministro Dario Franceschini. Bufera, palese, invece sul fronte grillino, che da sempre si batte contro ogni tipo di immunità per i parlamentari. In tanti hanno contestato alle senatrici Gallicchio, Evangelista e D'Angelo di non aver votato contro la relazione. Tanto che a sera è dovuto intervenire Conte: «È stata un'astensione tecnica.
Posso preannunciare che in Aula potremo esprimere pienamente un voto politico contrario a che questo conflitto arrivi alla Corte costituzionale». Il teatro della battaglia finale sarà infatti a Palazzo Madama, dove però si arriverà a votare solo dopo la scelta per il Quirinale. E dai numeri per il successore del presidente Sergio Mattarella potrebbero uscire assetti politici finora totalmente inediti, con Renzi che punterebbe ad arrivare al traguardo prima che arrivi un probabile rinvio a giudizio.