Francesco Grignetti per “la Stampa”
Vinto il primo round, Matteo Salvini non si illude e si prepara a una lunga battaglia.
Che affronterà alla sua maniera. Cioè battendo i pugni sul tavolo. Visto il risultato di ieri, accadrà sempre più spesso e su diversi dossier: «Alzare garbatamente la voce paga, cosa che il governo italiano non faceva da tempo immemore». Questo da ieri è il suo mantra.
Quale sarà il copione con gli europei, quindi, è chiaro. Lo dice apertamente in conferenza stampa: «Abbiamo aperto un fronte di discussione a livello continentale. Sicuramente non si chiude oggi la partita, ma è un primo importante segnale». Sull'immigrazione vuole alzare la posta. Con francesi, tedeschi e olandesi aprirà il discorso delle «loro» Ong, all'opera nel Mediterraneo centrale. «Quei governi non possono disinteressarsene bellamente. Non lasceremo più che se ne lavino le mani».
Per rendere il discorso ben esplicito, comunque, ha già fatto sapere che non accetterà neanche la nave «Sea Watch», di una Ong tedesco-olandese, che da 48 ore è al largo della Libia. Per loro, e solo per loro, i porti italiani sono chiusi. Perciò annuncia quale sarà il prossimo passo: «Domani (oggi per chi legge, ndr) sentirò il ministro francese, il ministro tedesco, risentiremo il governo maltese che ha un atteggiamento inaccettabile. C' è una responsabilità da condividere».
«RICOLLOCARE I RIFUGIATI»
Con i Ventisette c'è da riprendere anche il progetto di «ricollocare» in giro per l'Europa migliaia di rifugiati. Un progetto che batte il passo dai tempi di Alfano. Agli occhi di Salvini sarà il banco di prova per vedere se le parole di tanti leader europei sono generica fuffa, oppure qualcosa di serio. Così come per la missione Frontex, che lo delude assai.
Ong straniere a parte, sarà comunque una lunga estate calda perchè di sbarchi se ne attendono tantissimi. È in navigazione verso l'Italia, per dire, una nave della Guardia costiera con 910 persone a bordo. Li abbiamo salvati noi nella notte di domenica, e non c' è dubbio che li accoglieremo noi.
È talmente alto l'allarme al Viminale, che si stanno rastrellando in giro per l'Italia agenti dei reparti mobili e carabinieri per rinforzare adeguatamente gli organici nei porti siciliani.
Ci sarebbe poi da riaprire il discorso con i libici. Il governo di Tripoli e la Guardia costiera libica vanno forse rincuorati? Sul punto, Salvini vuole seguire le orme di Minniti. «II problema va risolto al di là del Mediterraneo, in Nordafrica, e conto di andare in Libia entro la fine di questo mese con una missione risolutiva». Risolutiva.
IL SUCCESSO SPAGNOLO
Il ministro dell' Interno, intanto, si gode il successo spagnolo. Ha giocato d' azzardo, con la chiusura a brutto muso dei porti alla nave umanitaria, e ha vinto. Una mossa che il suo predecessore, Marco Minniti, aveva pure vagheggiato, ma senza convincere a un simile passo il centrosinistra. L' ex ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha raccontato di come disse di no al collega quando voleva chiudere i porti. Con Salvini al Viminale, e per di più nella veste di vicepremier, invece, lo strappo è passato con una semplice telefonata a Giuseppe Conte, con la minima accortezza di mandare due motovedette a vigilare che non succedesse nulla di grave.
CONTENTO PER LE ELEZIONI
Per Salvini, a questo punto, è questione di coerenza: l'aveva detto che avrebbe alzato il muro, l' ha fatto. E così gongola anche per i risultati elettorali di domenica, specie nelle aree a non tradizionale insediamento leghista: 29% a Terni, 25% a Pisa. «Visto? Ottimo. La coerenza paga».
È talmente forte, ora, l'immagine del Salvini vincente, che lui stesso si preoccupa di possibili gelosie nella maggioranza e si precipita a rabbonire gli alleati. «Il governo non è a trazione leghista», dice. «Nessuna spaccatura, anzi. Ho trovato assoluta collaborazione con i ministri Cinquestelle». Collaborazione che anche Di Maio ha voluto rimarcare. E che trova una plastica rappresentazione nel vertice di ieri sera a palazzo Chigi. In definitiva, il Salvini bifronte, ministro e segretario di partito, continuerà strenuamente a giocare di sponda tra i due incarichi. «Abbiamo rialzato la testa. E la nostra politica paga».