1 - 007 USA, PER PUTIN GUERRA CHE NON PUÒ PERMETTERSI PERDERE
(ANSA) - "Valutiamo che Putin si senta afflitto dal fatto che l'Occidente non gli concede l'appropriata deferenza e percepisca questa come una guerra che non può permettersi di perdere": lo ha detto la direttrice della National Intelligence Avril Haines in un'audizione al Congresso.
"Pensiamo sia improbabile che Putin sia frenato dagli ostacoli incontrati finora e possa invece intensificare, raddoppiare gli sforzi per ottenere il disarmo ucraino, la neutralità e impedire un'ulteriore integrazione con Usa e Nato se non ci riesce con un negoziato diplomatico", ha aggiunto.
"Putin è arrabbiato e frustrato, probabilmente raddoppierà gli sforzi e tenterà di distruggere l'esercito ucraino senza rispetto per i civili", le ha fatto eco William Burns, il capo della Cia.
2 - SECONDO LA CIA PUTIN NON È PAZZO
(askanews) – Le opinioni del presidente russo Vladimir Putin su Ucraina e altre questioni “si sono irrigidite” nel corso degli anni. E’ quanto ha detto il direttore della Cia, William Burns, davanti alla Commissione intelligence della Camera dei rappresentanti, aggiungendo: “Questo non significa che sia pazzo”, ma unito alla “contrazione della sua cerchia ristretta”, lo rende “estremamente difficile da affrontare”.
Alla domanda se consideri Putin più “uno scaltro genio o uno spietato tiranno”, Burns ha risposto: “Penso che il tiranno spietato si avvicini molto di più”.
Riguardo all’Ucraina, secondo Burns “Putin è determinato a dominare e controllare l’Ucraina per plasmarne l’orientamento”, aggiungendo che riportare l’Ucraina in quella che considera la sfera di influenza della Russia “è una questione di convinzione personale” per Putin.
“Per molti anni ha ribollito in una combinazione infiammabile di rancore e ambizione”, ha detto Burns che, come ricorda il Washington Post, è stato ambasciatore in Russia dal 2005 al 2008.
“Quindi è andato in guerra sulla base di una serie di ipotesi che lo hanno portato a credere che la Russia si trovasse in una posizione di favore per l’uso della forza”, ha concluso.
3 - MOSCA APRE UN NUOVO FRONTE CONTRO KIEV
Antonella Scott per “il Sole 24 Ore”
«La guerra è persa, di questo non c'è alcun dubbio», scrive sul proprio blog il politologo russo Kirill Rogov. Indipendentemente dagli sviluppi della situazione al fronte, dove le difficoltà dell'avanzata russa fanno invece temere agli Stati Uniti nelle prossime settimane un'intensificazione degli attacchi: frustrato, Vladimir Putin «potrebbe raddoppiare gli sforzi per annientare le forze ucraine senza alcuna considerazione per le perdite civili», ha spiegato ieri alla Commissione intelligence del Congresso americano William Burns, direttore della Cia.
Gli errori compiuti da Putin, secondo Rogov, sono quattro: sottovalutazione della determinazione occidentale a contrastare l'invasione; sopravvalutazione della capacità di resistenza dell'economia russa e delle qualità delle forze armate russe. Da ultimo - l'errore più grave - convinzione che l'Ucraina fosse uno Stato fallito, che gli ucraini non fossero una nazione.
Ora il capo della Cia non vede come Putin possa ormai centrare l'obiettivo di prendere rapidamente Kiev e sostituire il presidente Volodymyr Zelenskyj con un Governo filorusso. Secondo Avril Haines, direttrice della National Intelligence ieri in audizione a Capitol Hill accanto a Burns, non potendo accettare una sconfitta Putin cercherà di dare dimensioni diverse alla sua idea di vittoria.
Probabilmente è ancora impossibile immaginare la cornice di una ricomposizione di quanto sta avvenendo in Ucraina: una prima occasione per veder emergere un segnale sarà domani l'incontro ad Antalya, in Turchia, tra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e l'ucraino Dmytro Kuleba. Incontro reso possibile dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ma che sarà seguito con grandissima attenzione anche dalla Cina, che pur avendo definito la Russia il «partner strategico più importante», pubblicamente non ha mai criticato ma neppure sostenuto l'attacco russo all'Ucraina.
Come Ankara, Pechino calcola le conseguenze di questa fonte di instabilità globale. Così ieri il presidente Xi Jinping - in video collegamento con il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz - si è detto preoccupato per l'impatto delle sanzioni sull'economia globale e «addolorato nel veder riaccese in Europa le fiamme della guerra»; ha invitato le parti alla massima moderazione e ha espresso il desiderio di giocare un ruolo nella ricerca di un negoziato. In un'intervista alla tv americana ABC, anche Zelenskyj si è detto pronto a cercare soluzioni di compromesso su Crimea e Donbass, ma non ad accettare gli ultimatum di Mosca.
Più tardi, primo leader straniero a rivolgersi alle Camere riunite del Parlamento britannico, Zelenskyj ha evocato le parole più famose di Churchill: «Combatteremo fino alla fine - ha detto -, in mare e nei cieli, combatteremo per la nostra terra qualunque sarà il prezzo. Combatteremo nelle foreste, nei campi, sulle spiagge, nelle strade. E non perderemo».
La via del negoziato peraltro non riesce a realizzare neppure l'impegno di creare corridoi umanitari per i disperati intrappolati nelle città più colpite dai bombardamenti. Ieri le armi hanno taciuto per un poco solo a Sumy, nel Nord-Est dell'Ucraina, e a Irpin presso Kiev, consentendo la partenza di alcuni autobus e 5.000 persone. Poi, accusano gli ucraini, i russi hanno ripreso a sparare.
A Mariupol, nel Sud, non è stato possibile neppure questo: per la terza volta l'apertura di un corridio umanitario è rinviata. La situazione umanitaria in città è descritta come catastrofica. Gli ucraini parlano di due attacchi su Kharkiv respinti dal loro esercito. Ma come spiega il Pentagono, nelle ultime ore l'approccio militare russo sarebbe cambiato: l'apertura di un nuovo fronte da Nord-Est su Kiev permetterebbe loro di circondare la capitale e tentare l'assalto temuto da giorni.
vladimir putin a pesca in siberia
Le truppe di Mosca sarebbero ora a 60 km dalla città. In modo ancora indiretto, la Nato lancia un avvertimento. La Polonia ieri ha messo a disposizione dell'Alleanza tutti i suoi MIG-29 - aerei che i piloti ucraini sarebbero in grado di usare. Verranno trasferiti nella base di Ramstein, in Germania. Trasferirli in Ucraina sarebbe un passo verso il confronto diretto Mosca-Nato, per questo il premier Mateusz Morawiecki ha spiegato che la consegna di armi offensive a Kiev non può essere una decisione solo di Varsavia: ma deve essere presa all'unanimità dai Paesi Nato.
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