Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera” - Estratti
«È inaccettabile, è una follia», dice Raphaël Glucksmann scuotendo la testa.
Siamo sulla collina di Ménilmontant, dietro le quinte della Bellevilloise, la prima cooperativa parigina fondata nel 1877 per «permettere alle persone di estrazione modesta di accedere all’educazione politica e alla cultura», e il capolista socialista non ha neanche il tempo di festeggiare l’ottimo risultato (14%) che rompe il bipolarismo Macron-Le Pen.
«La lotta è appena iniziata: da domani ci rimettiamo al lavoro, subito, per fermare l’estrema destra», ha appena detto ai suoi militanti che esultano. Passano pochi minuti, e l’annuncio delle elezioni anticipate accorcia spaventosamente i tempi: mancano 20 giorni, poi Bardella potrebbe diventare premier. Glucksmann non riesce a crederci.
Che cosa pensa della decisione di Macron?
«Sono disgustato. Macron ha ubbidito all’ingiunzione di Bardella, che invocava lo scioglimento dell’Assemblea. Lo ha accontentato».
Non è un modo per prendere atto della sconfitta?
«No, è la dimostrazione che la maggioranza presidenziale e lo stesso presidente della Repubblica si sono dimostrati incapaci di fare fronte alla loro responsabilità storica, cioè fermare l’avanzata dell’estrema destra, che oggi in Francia arriva al 40% (se si somma il risultato del Rassemblement national con quello del partito di Eric Zemmour e Marion Maréchal, ndr ). Le elezioni anticipate adesso sono un gioco pericoloso, un azzardo che resterà come una macchia, una di più, nel quinquennio di Emmanuel Macron».
Quali saranno le conseguenze a livello europeo?
«La nostra linea non cambia. Da settimane abbiamo proclamato che i socialisti faranno sempre sbarramento all’estrema destra e non consentiranno maggioranze o collaborazioni con i partiti come quello di Giorgia Meloni in Italia, Viktor Orban in Ungheria o Marine Le Pen in Francia. Se Ursula Von der Leyen e qualcuno nel Partito popolare europeo è tentato da questa ipotesi, sappia che perderà il nostro appoggio.
Con l’ex vicepresidente della Commmissione, l’olandese Frans Timmermans, abbiamo stilato l’appello di Parigi, firmato anche dall’italiana Elly Schlein, che ci impegna a nessun compromesso con l’estrema destra europea».
Che però avanza in tutta Europa. Al di là del caso francese, qual è la sua reazione a questo 9 giugno?
«Non dobbiamo rassegnarci all’inesorabilità della loro presa del potere, possono essere fermati, se li combattiamo con fermezza, decisione, sincerità, senza compromissioni e esitazioni, come ha fatto Macron votando assieme a loro la legge sull’immigrazione. È un momento drammatico per l’Europa, un momento che ci chiama alla lotta. La condurremo in modo pacifico, senza eccessi, senza attacchi personali, senza odio, solo con la forza delle nostre convinzioni. Sono convinto che ce la faremo.
Stando alle percentuali, il suo successo è forse l’unica sorpresa di queste elezioni, in Francia. Come lo spiega?
«Ai miei comizi ho incontrato tante persone che alle presidenziali avevano votato Macron, o Mélenchon, o l’ecologista Jadot, ma sono attratte dalla nostra proposta perché non devono più scegliere tra le diverse parti che compongono la loro identità politica. Il nostro programma è europeista, solidale e ambientalista. Con noi nasce un nuovo spazio politico che concilia ecologia, democrazia, solidarietà sociale, parità tra i sessi, e che rifiuta gli estremismi».
IL DISCORSO ALLA NAZIONE DI EMMANUEL MACRON DOPO LE EUROPEE IL DISCORSO ALLA NAZIONE DI EMMANUEL MACRON DOPO LE EUROPEE
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Marine Le Pen Jordan Bardella marine le pen jordan bardella