Maria Berlinguer per “la Stampa”
Emma Bonino si è spesa fino all'ultimo per trovare un accodo politico ed elettorale tra Azione +Europa e il Partito democratico. E nel giorno in cui sembra saltare il tavolo dell'intesa tra la coalizione Sinistra italiana e Verdi e i dem, proprio in seguito alle intese siglate martedì, si limita a ripetere che «il tema riguarda il Pd. L'accordo +Europa/Azione e Pd è chiaro: Europa, Nato e agenda Draghi».
Soddisfatta dell'accordo siglato con Letta?
«Molto. Sono contenta, in particolare, perché nessun voto dato a +Europa e Azione favorirà la destra sovranista, filo Orban e filo Putin di Salvini, Meloni e Berlusconi. Ma non è ovviamente solo questa la condizione che ha consentito l'accordo: innanzitutto l'ancoraggio all'agenda Draghi, poi i diritti, i rigassificatori necessari per sganciarci dal gas russo e il termovalorizzatore per risolvere la questione dei rifiuti di Roma. E poi politiche di bilancio improntante alla responsabilità, soprattutto verso le nuove generazioni».
È stato difficile convincere Calenda?
«Con Calenda c'è stato un confronto politico e ogni scelta è stata condivisa passo passo, consapevoli che la nostra Federazione sarebbe stata compatta qualsiasi scelta avessimo preso».
È un successo della linea Bonino?
«È un successo di +Europa e Azione. Io mi sono solo limitata a dire che andando divisi c'era il rischio non solo che la destra potesse vincere ma stravincere, ottenere i due terzi del Parlamento e cambiare la Costituzione.
Nulla di male, se fosse un normale centrodestra europeo, ma la prospettiva di una vittoria schiacciante della destra sovranista italiana che inneggia ai regimi illiberali faceva tremare i polsi. Certamente, +Europa con il segretario Benedetto Della Vedova ha lavorato per smussare gli angoli. E ora la partita elettorale è riaperta e c'è la possibilità di vincere, perché da qui al 25 settembre le cose cambieranno».
riccardo magi benedetto della vedova carlo calenda emma bonino matteo richetti
Un sondaggio vi accredita del 7 per cento. Non sarebbe stato più conveniente correre da soli?
«Da un certo punto di vista sì e avremmo ricevuto anche tanti applausi. Ma c'è una questione di responsabilità: vogliamo contribuire a provare di ottenere una maggioranza alle Camere che dia al Paese un governo che prosegua l'agenda Draghi, che mantenga l'ancoraggio all'Europa e alla Nato, che allarghi i diritti civili conquistandone di nuovi, e che dia speranza ai nostri giovani, a partire dall'istruzione. Tutto questo con Meloni, Berlusconi e Salvini non è possibile».
Perché dice che Letta non vi ha filato per tre anni? Troppo attento a seguire i movimenti di Conte?
MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI
«Il Pd in questi tre anni ha preso una sbandata populista. Una mattina si è svegliato e ha scoperto che il M5S di Conte non era un riferimento per i progressisti, anzi. Conte è stato il più strenuo sostenitore dello stop alle armi all'Ucraina.
E ho particolarmente apprezzato che Letta, nonostante il M5S, ha tenuto la barra dritta sul governo Draghi, sulla Nato, sulla Russia e sull'Ucraina. Conte, invece, ha fatto cadere Draghi insieme al suo amico di vecchia data Salvini, mettendo in serio pericolo l'accesso ai fondi del Pnrr.
Ora si sgola per dire che Draghi è caduto da solo, ma è evidente che non ci crede nemmeno lui a questa balla che si auto racconta. Ed è ben strano un Paese dove non si riesce più a dire dei sì o dei no chiari, usando degli arzigogoli parlamentari come presenti ma non votanti. Chissà se arriveremo a votanti ma non presenti».
Maria Elena Boschi dice che non vuole Renzi in coalizione per rancori personali perché non l'ha confermata ministro degli Esteri. Come è andata quella volta? Cosa replica a lei e allo stesso Renzi?
«Non vivo di rancori, evidentemente al contrario loro. E in questo Paese è sempre più normale attribuire agli altri le proprie pulsioni».
Sarà possibile trovare un'intesa anche con Bonelli e Fratoianni?
«Ribadisco: è un tema che riguarda il Pd. L'accordo +Europa/Azione e Pd è chiaro: Europa, Nato e agenda Draghi».
ANGELO BONELLI NICOLA FRATOIANNI
E con Di Maio?
«So che stanno negoziando tal diritto di tribuna che non so bene cosa sia e non so se vale anche per Tabacci, ma veramente questo tema è compito di Letta, noi non c'entriamo niente. Certo sarà un po' in difficoltà perché l'idea geniale votata dai suoi, tagliare per la quarta volta il numero dei parlamentari, non aiuta. Una cosa demenziale. Abbiamo provato a spiegarglielo in ogni modo. Ceccanti e i suoi ci dicevano: "Noi presenteremo una riforma complessiva delle istituzioni", che ovviamente non è più vista né sentita, e ora tutti debbono fare i conti con questa balla della riduzione dei costi della politica. Questo hanno fatto e ora si beccano le conseguenze».