Antonio Bravetti per “la Stampa”
MATTEO RENZI BY ANNETTA BAUSETTI
«Quello che gli altri definiscono solitudine, noi lo chiamiamo coraggio». Punti di vista. Non invitato al ballo tra Enrico Letta, Carlo Calenda e Nicola Fratoianni, Matteo Renzi si ritrova al centro, senza nessuno intorno. Qualcuno ha spento la musica e per lui non c’è la sedia. «M’hanno rimasto solo quei quattro cornuti», si disperava Vittorio Gassman, “Peppe er pantera” ne “I soliti ignoti” .
«Non è un problema di essere soli – ragiona Renzi, è un problema di essere liberi». Ieri, mentre il segretario del Pd e quello di Azione sorridevano per i fotografi ad accordo fatto, lui scriveva su Twitter: «Abbiamo voluto Draghi al governo, soli contro tutti. Oggi non ci alleiamo con chi ha votato contro Draghi. Prima della convenienza viene la politica». Gli altri, quelli del campo largo, sono «una marmellata indistinta»
Salvo sorprese, mai dire mai, Renzi correrà in solitaria alle elezioni di settembre. «Siamo noi il voto utile – scandisce dalle frequenze di Radio Leopolda – se gli italiani vorranno mandare in Parlamento persone competenti». Ieri, raccontano, è rimasto silenzioso nelle chat con i parlamentari. Riunirà le truppe questa sera. Il salto nel buio rischia di riportare nei palazzi appena una manciata di rappresentanti di Italia Viva. Qualcuno prova a sorridere: «È una liberazione, andremo da soli e Renzi farà la sua campagna elettorale senza vincoli né freni. Darà il meglio». Chi gli ha parlato giura che l’ex premier non è demoralizzato, anzi. È carico e voglioso di rivincita. «Ci divertiremo», avrebbe confidato agli interlocutori.
Per Ettore Rosato «il tema degli uninominali è un falso problema. La questione è: c’è una coalizione che comprende gli anti Draghi o no? ». Luciano Nobili accusa: «Calenda prende in giro gli elettori». Renzi si ritrova terzo polo, da solo. Lo stesso titolo che reclama Giuseppe Conte: «Saremo il campo giusto, saremo il terzo incomodo». Che qualcosa stesse andando storto il leader di Iv l’aveva intuito da giorni.
Dal sondaggio Ipsos secondo cui solo l’1% degli elettori del Pd apprezza il suo operato. «Decideranno loro», spiegava in mattinata dai microfoni di Rtl, parlando di Letta e Calenda. Non era più della partita. Anche se il segretario del Pd, nel pomeriggio, si dice disposto al dialogo: «Non ci sono veti su Renzi, le porte sono aperte». Ma lui, l’ex sindaco di Firenze, già cannoneggia: «Il Pd di Letta vuole aumentare le tasse». Lo stesso ritornello del centrodestra.
Nel frattempo, Renzi vorrebbe aggiornare il simbolo del partito. Conterrà il suo nome e una dicitura. Sicuramente «riformisti», forse «moderati». Non ci sarà la “R” blu e verde che ha sfoggiato in questi giorni. «Da solo deve superare il 3%. Il suo cognome lo identifica in pieno e lui non l’ha mai usato – osserva Gabriele Maestri, super esperto di simboli elettorali e gestore del sito Isimbolidelladiscordia.it– né nel Pd né in Italia Viva. Possono accusarlo di personalizzazione, ma a quel punto mette in gioco sé stesso e la sua immagine».
Lui punta più in alto, il 3% è poco. Ai fedelissimi ascoltatori di Radio Leopolda promette: «Sarà una sfida bellissima e difficile. La faremo, a cuor leggero, con tanti amici. Siamo nati controcorrente e continueremo a vivere controcorrente. Il 5 per cento non è un sogno impossibile». Good morning, Italia Viva.
MATTEO RENZI IN SENATO. renzi di maio calenda renzi calenda