Alberto Gentili per “Il Messaggero”
«Le cose per l'economia italiana vanno bene, agli italiani voglio dire: perché vadano ancora meglio, vaccinatevi e rispettate le regole». E' questo il messaggio di Mario Draghi ai cittadini prima di staccare per una breve vacanza. Il premier poi rassicura Giuseppe Conte, appena incoronato leader dei 5Stelle: «Condivido in pieno il concetto alla base del reddito di cittadinanza». E nega che le fibrillazioni tra i partiti di maggioranza, ora che è cominciato il semestre bianco, costituiscano un'insidia: «Non esiste alcuna contrapposizione tra governo e partiti. Può sembrare strano, ma anche loro lavorano per il bene degli italiani.
Se arriveremo fino al 2023? L'orizzonte è nella mani del Parlamento. Io cerco di fare il meglio, poi vedremo...». Ma intanto nella Lega esplode la rivolta contro il Green pass. L'incontro «affettuoso» con cronisti è per Draghi un modo per «augurare buone vacanze agli italiani». E l'occasione per spiegare che la ripresa economica, e dunque l'occupazione, il benessere dei cittadini, sono strettamente legati ai progressi nella lotta contro la pandemia.
Dunque, ai progressi della campagna vaccinale che garantirà anche «la scuola in presenza». Con un sussulto di orgoglio: «Non voglio celebrare successi, ma va detto che l'Italia ha inoculato più dosi per 100 abitanti di Francia, Germania, Stati Uniti. Occorre che questo sforzo continui».
Il timore di Draghi è infatti la quarta ondata del virus, trainata dalla variante Delta: «Dobbiamo essere sicuri di aver fatto di tutto per evitare che la pandemia si aggravi, che basti o no non lo sappiamo. Tutto viene fatto sulla base delle evidenze e dei dati di oggi. Voglio ricordare che un celebrato istituto di ricerca aveva previsto per la metà di luglio 1.700 morti al giorno e ce ne sono stati sette, otto». Non basta però. L'autunno potrebbe riservare brutte sorprese sul fronte della lotta al virus che avrebbero conseguenze sulla ripresa economica che si annuncia «ben oltre al 5%»: «Viviamo una situazione fluida».
sergio mattarella e mario draghi
Ma «se riusciamo a garantire sicurezza e fiducia agli italiani, l'economia andrà sempre meglio. Questo però non deve farci dimenticare i problemi che restano all'interno di questa crescita molto elevata: l'occupazione, le aziende in crisi, la riforma degli ammortizzatori sociali, la questione della sicurezza sul lavoro, l'agenda del Pnrr, la delega fisco, la delega concorrenza: insomma, la lista è lunga».
Draghi, si diceva, nega di temere agguati dai partiti ora che Mattarella non può più mandare tutti a casa in caso di crisi di governo. E' convinto che il suo approccio pragmatico sia condiviso dai soci di maggioranza. «Non ci sono lati scuri o lati chiari, quello che conta sono i risultati e i partiti guardano ai risultati, non è che loro hanno obiettivi diversi. Non esiste contrapposizione tra questo governo, il presidente del Consiglio» e i partiti. «Si lavora tutti insieme». E «l'orizzonte» del governo «è nelle mani del Parlamento». Di certo dopo «queste due settimane di vacanza» i ministri «dovranno mostrare massima derminazione».
IL SEGNALE A CONTE Però, tra vedere e non vedere, il premier corre a disinnescare una delle mine più pericolose: il reddito di cittadinanza che Salvini e anche Renzi e Berlusconi vorrebbero abolire o modificare radicalmente. Ma che Conte difende con le unghie e con i denti. «È troppo presto per dire se verrà ridisegnato, riformato o cambierà la platea dei beneficiari, ma il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido in pieno», mette nero su bianco Draghi.
Il premier affronta anche il tema della sicurezza sul lavoro, «una delle sfide più urgenti»: «C'è una cosa in particolare che sta a cuore a tutti noi, a me certamente e più di ogni altra cosa. Bisogna fare qualcosa per migliorare una situazione inaccettabile. Rivolgo un pensiero commosso a tutti coloro che volevano bene a Laila El Harim. Due mesi fa era la D'Orazio e così via, ogni giorno. È stato fatto molto ma occorre fare molto di più». E veniamo alla Lega.
Se Matteo Salvini si dice «soddisfatto» del nuovo decreto «rispetto alle ipotesi di partenza» e rilancia sul tema dell'immigrazione, molti parlamentari della Lega sono in rivolta. Per il senatore Armando Siri «non esistono ragioni logiche, scientifiche, razionali, urgenti e reali per continuare a restringere il perimetro delle libertà individuali». Il deputato Claudio Borghi parla di «sconfitta» e arriva a scusarsi con i suoi follower. Il rischio è che, all'approdo in Parlamento, da 10 a 30 eletti leghisti (due terzi alla Camera, un terzo al Senato) possano non votare o votare contro il provvedimento.
mario draghi in conferenza stampa