Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI
Il pasticciaccio brutto con i francesi è la prova di ciò che non funziona in questa maggioranza, dove c'è un partito che ha vinto le elezioni e si sforza, non sempre riuscendovi, di mantenere un basso profilo, e altri due che invece usano la ribalta per fare propaganda alla ricerca dei voti perduti.
Dopo l'accordo raggiunto con Macron per mandare in Francia una nave di migranti, il buonsenso avrebbe dovuto indurre i partiti di governo a ringraziare Parigi o, almeno, a incassare in silenzio quel che a loro appariva come un successo. Invece Lega e Forza Italia hanno esultato sotto le rispettive curve («L'aria è cambiata!», «La fermezza paga!») senza rendersi conto che ad ascoltarli non c'erano soltanto i sovranisti indigeni, ma quelli d'oltralpe.
MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI NEL 2015 - FRONTE ANTI RENZI
Ora, a parole i sovranisti sono tutti fratelli, ma nei fatti ognuno pensa prima al proprio pollaio (il giorno in cui si trovassero contemporaneamente al potere, l'Europa tornerebbe alla Guerra dei Trent' anni).
Vedendoli gonfiare il petto per il dirottamento della nave verso Tolone, la Le Pen si è compiaciuta in quanto amica dei sovranisti italiani, ma si è arrabbiata in quanto sovranista francese, innescando un meccanismo interno che ha portato i ministri di Macron a rovesciare addosso all'Italia quel disprezzo di cui i nostri cugini sono sempre ampiamente forniti.
Se vuole durare, la Meloni farà bene a prendere esempio dalla Nazionale di Bearzot del 1982, quando l'unico autorizzato a parlare era Zoff, un capitano decisamente più taciturno di Salvini .