Claudio Bozza per corriere.it
«Fermi tutti. Spegnete Twitter e Facebook : state “boni” fino a martedì». Matteo Renzi è a «Marina di Firenze, perché quest’anno chiaramente niente ferie», davanti alla tv, ad ascoltare l’intervista di Lucia Annunziata al nemico-amico Carlo Calenda. Che «Carlino» avrebbe rotto con il Pd lo aveva intuito già la sera prima. Però, quando lo strappo del leader di Azione si materializza, il capo di Italia viva prende il suo iPhone e scrive nella chat con tutti i suoi parlamentari: «Nemmeno una parola sui social per favore. Sarà una partita lunga e delicata: possiamo fare una grande operazione politica, tornare a essere decisivi, ma serve pazienza».
Nel canale WhatsApp renziano, a finire nel mirino, ancora una volta, è il segretario del Pd, che sabato aveva dato il via libera a un cannoneggiamento politico in risposta allo stesso Renzi, il quale in una intervista al Corriere aveva accusato Enrico Letta di aver messo veti sull’alleanza con Italia viva per via di «rancori e vendette personali».
CARLO CALENDA MATTEO RENZI MEME
«Questa giornata, con lo strappo di Calenda, segna la Caporetto di Letta», ha spiegato l’ex premier nella chat dei parlamentari. E c’è chi rincara: «Ma cosa era andato a insegnare Letta a Parigi? Strategia politica: per imbarcare Fratoianni e Bonelli ha fatto scappare l’unico che gli avrebbe portato voti fuori dal solito recinto dem». Strali e veleni a parte, Renzi è convinto che il segretario del Pd, da un mese a questa parte, stia «sbagliando tutto quello che è possibile sbagliare. E intanto Giorgia Meloni ringrazia».
Quanto a Calenda non ci sono ancora stati contatti ufficiali, ma rimane la disponibilità di Italia viva a un dialogo nel nome del terzo polo che Renzi definisce «opportunità straordinaria». Si respira ottimismo, insomma. Nella testa dell’ex premier, questo nuovo contenitore politico potrebbe anche arrivare al 10%, a seconda di come potrebbe essere declinato: listone unico o altro? Un altro parametro che Renzi invita a monitorare sono le prossime mosse di Emma Bonino, che secondo il capo di Italia viva difficilmente resterà con Calenda (Della Vedova ha già dichiarato: «Noi fedeli al patto con Letta»).
Intanto, sullo scacchiere renziano, ieri è arrivata l’ufficializzazione dell’accordo coi sindaci della Lista civica nazionale di Federico Pizzarotti, decretando la fine del totale isolamento e la rivoluzione di quanto era stato finora impostato per la campagna elettorale stile «soli contro tutti». Potrebbe non essere più così, ma di una cosa l’ex premier è certo: partiremo a fine agosto da Melendugno, in Puglia, «per rivendicare ancora una volta quanto sia strategico il Tap per tutto il nostro Paese».
Dalla Lombardia, intanto, parte un appello per la costituzione del terzo polo che, incardinato da un asse tra Calenda e Renzi, «possa accogliere chi crede sia necessario realizzare l’agenda Draghi e non si riconosce nelle coalizioni di destra e di sinistra». A sottoscriverlo sono stati l’ex sindaco di Milano e senatore, Gabriele Albertini, l’onorevole Guido Della Frera di Italia al centro oltre ad altri amministratori locali lombardi. «Gli italiani devono esprimere il proprio voto, sicuri di scegliere programmi chiari e contenuti di governo — si legge nell’appello —, non forme di alleanze solo tattiche che si sfalderanno subito dopo il voto per le loro contraddizioni».