Gisella Ruccia per https://www.ilfattoquotidiano.it
“La crisi del governo gialloverde? E’ finita a tarallucci e vino, come sempre e come era immaginabile sin dal primo giorno. In un Paese normale, quando a seguito delle elezioni due forze concorrenti con un programma opposto non hanno la maggioranza, si torna a votare. Nel nostro Paese invece si mettono insieme cani e gatti, pensando di poter fare cagnolini“. Sono le parole dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, a proposito dello scontro tra M5s e Lega sul Tav, nel corso de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus.
“Cosa è successo?” – continua – “E’ successo che hanno trovato una scusa per dire che il bicchiere mezzo pieno è stato vinto da uno piuttosto che dall’altro. Di fatto, cioè, non è successo niente. I bandi sono partiti, anche se li hanno chiamati con un altro nome, “avvisi di manifestazione di interesse”. Ma sempre bandi sono. Hanno anche inserito una clausola, che serve soltanto a far scappare gli investitori migliori, che non vogliono buttare via soldi”.
E spiega: “Questa clausola dice che si fa il bando in modo che si possano tenere i soldi della Ue, però poi, se il governo non vuole, non si va avanti più coi lavori. Mi spiegate le ragioni per cui uno deve investire un sacco di soldi per questo? Alla gara si presenteranno evidentemente quelli che hanno più pelo nello stomaco, cioè quelli che hanno più interessi finanziari che obiettivi di alta qualità imprenditoriale”.
L’ex ministro dei Lavori Pubblici del governo Prodi aggiunge: “E’ dai tempi dei romani che si studiavano le grandi vie per unire il sud al nord. Quest’idea delle linee transnazionali per collegare i punti cardinali è una questione che si pone da millenni. Adesso, grazie alle tecnologie, c’è questa possibilità. Non capisco perché non si voglia fare la Tav: non ha un senso, né una logica. E’ chiaro che, finché non hai le rotaie in modo efficiente, i treni lì non ci passano.
Continuo a sentire che nella tratta Torino-Lione passano poche merci. E per forza, con quella linea ferroviaria un treno merci dalla lunghezza di un km e mezzo non ce la fa a passare tra una galleria, una curva, un ponte e altro. Bisogna creare quindi” – continua – “una infrastruttura che non colleghi solo Lione a Torino, ma Lisbona e Kiev. Quel pezzetto che manca non interessa solo l’Italia, ma lo snodo europeo tra est e ovest. E’ giusto che anche gli altri Paesi contribuiscano, ma da qui a dire ‘non voglio non voglio’ vuol dire semplicemente voler rimanere chiusi nel proprio recinto e perdere l’occasione di essere competitivi nel mondo”.
Di Pietro chiosa: “Quella del governo M5s-Lega è stata una furbata, un artificio per prendere tempo e aspettare le elezioni europee. La cosa certa è che di noi ridono sempre di più e ci prendono sempre in giro. Alla fine la Tav si farà, ma più tardi si fa, peggio è. Analisi costi-benefici? Dipende da cosa si intende per costi-benefici. E’ chiaro che quest’opera non avrà benefici immediati. Quando gli antichi romani hanno fatto l’Appia e l’Aurelia, ci hanno rimesso qualcosa in termini di costi, però le stiamo usando ancora adesso. E mi dite chi oggi non usa l’alta velocità Milano-Roma? Quella linea è stata resa possibile grazie alla Variante di Valico che ha tagliato l’Appennino”.