Maria Egizia Fiaschetti per corriere.it
Da piazza Campitelli a Tor Bella Monaca. Vittorio Sgarbi, in campo come assessore capitolino alla Cultura in caso di vittoria del centrodestra, è pronto a ripartire dalle periferie, ma in FdI frenano. La versione ufficiale è che, da sindaco di Sutri, potrebbe non riuscire a conciliare gli impegni per mancanza di tempo. In realtà, vi sarebbero forti pressioni per una nomina politica in quota FdI. Sgarbi smentisce i rumors che lo vorrebbero scaricato nell’arco di 24 ore («Invenzioni») e assicura di essere stato tirato in ballo con un video di auto endorsement.
Come è maturata la scelta di mettersi in gioco nel VI Municipio?
«Ieri (mercoledì, ndr) il presidente, Nicola Franco, mi ha chiesto, prima delle nomina, di fare un video per esprimere la mia disponibilità per l’incarico di assessore alla Cultura e alle periferie. Mi è sembrata una sfida divertente intervenire in luoghi dai nomi belli, dove magari possiamo fare quello che non è detto accada in centro».
Quali erano i suoi progetti se si fosse trovato a gestire le politiche culturali di Roma?
«Da assessore alla Cultura a Milano misi in campo un’azione forte perché raggiungesse il primato. Quando incontrai Walter Veltroni a Palazzo Reale gli dissi: “Voglio trasformare in arrosto il tuo fumo”. Roma è piena di fumo, di effimero... Sarebbe stato interessante rovesciare la partita».
Tramontata la possibilità di ricoprire un ruolo che fu, tra gli altri, di Renato Nicolini e Gianni Borgna, cosa ha in mente per il VI Municipio?
«Affiderei il Teatro di Tor Bella Monaca a Moni Ovadia, mentre Renzo Piano sarebbe fondamentale nel processo di rigenerazione delle periferie. Coinvolgerei anche i centri sociali mossi da spirito costruttivo, penso al movimento che si è creato intorno al Teatro Valle, e il premier albanese Edi Rama che con i graffitisti fece una rivoluzione. Vorrei dare spazio anche al teatro rom. Il mio divertimento è mettere insieme gli opposti, cercare di trovare un’umanità comune».
VITTORIO SGARBI A STASERA ITALIA
Quali personaggi che si trovano agli antipodi le piacerebbe far dialogare?
«Potrei chiedere a Moni Ovadia di telefonare a Giorgia Meloni, che stima malgrado siano su posizioni antitetiche»..
Come valuta la proposta di Carlo Calenda di creare un museo unico di Roma?
«Sono stato tra i pochi a difenderlo anche se è una soluzione irrealistica. Non si può snaturare un museo civico rispetto a uno statale... Per renderla praticabile servirebbe un sovrintendente unico di Roma che coordini i diversi livelli».
Dopo la sconfitta al ballottaggio, ritiene che la candidatura di Enrico Michetti sia stata la scelta migliore?
«Il centrodestra non ha perso Roma, che era governata dal M5S, ma se avessero creduto fino in fondo alle candidature civiche e tecniche tutte le liste sarebbero dovute essere del “tridente” e tutti avremmo dovuto fare campagna elettorale nei territori».
Per rilanciare Roma si punta a una serie di congiunture favorevoli dai fondi del Pnrr al Giubileo, a Expo 2030: basteranno per un cambio di paradigma?
«La tensione dell’attesa è utile, ma bisogna agire subito. Cento chiese aperte, dalle 10 alle 21, sarebbero già una notizia».
SGARBI
Marina de Ghantuz Cubbe per repubblica.it
Vittorio Sgarbi è furioso. Dopo aver annunciato che farà l'assessore alla Cultura e alle Periferie nella giunta del VI municipio, governato dal centrodestra, dice a Repubblica di aver "già pronte le dimissioni sul tavolo".
Il motivo è presto detto: al deputato non è piaciuta la frenata del minisindaco delle Torri, Nicola Franco, che si è detto "felicissimo dell'idea", ma prima vuole capire se gli impegni che Sgarbi ha come parlamentare e sindaco di Sutri, siano "compatibili con il gravoso ruolo di assessore nell'unico municipio di centrodestra".
Onorevole lei in un video ha presentato il suo progetto per la periferia Est di Roma, ma Franco ha preso tempo. La sua è stata un'autocandidatura?
"La proposta non è partita da me, ma da lui e la velina di Franco mi ha fatto girare le scatole. Da questo momento ha già le mie dimissioni. Non me ne frega niente e lui non può cascare dal pero come se non sapesse nulla. E poi in base alla legge Bassanini non c'è nessuna incompatibilità perché l'assessorato è una nomina e non una carica elettiva quindi io posso fare il sindaco di Sutri e stare anche nella giunta di un municipio".
Magari il presidente del municipio deve prima parlarne con i partiti della coalizione ovvero Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia.
"Franco ha detto che per poter fare una scelta che superasse le ambizioni degli altri partiti, dicessi subito che ero disponibile. Si sono parlati i nostri staff e io con il video ho fatto quanto mi è stato chiesto di fare. Ripeto, le mie dimissioni da assessore nominato sono già pronte se Franco vuole fare lo spiritoso. Io il mio modello culturale ce l'ho già pronto, ho già parlato con Moni Ovadia".
Ecco, ci spiega meglio in cosa consiste il progetto?
"Anche se si tratta solo di una porzione di Roma, le periferie come Torre Angela meritano di diventare un luogo in cui fare un'operazione sovversiva: chiamare ad animare il teatro di Tor Bella Monaca il drammaturgo Ovadia e i centri sociali. Cioè la parte creativa che può portare writers e pittori che rivitalizzino le aree periferiche con le loro opere. Poi immagino un dialogo con Renzo Piano che conosco da anni e che ritiene sia inutile costruire in Centro, bisogna invece restaurare la cattiva urbanistica".
Un progetto che avrebbe portato avanti da assessore alla Cultura del Campidoglio se Enrico Michetti avesse vinto?
"Tutto parte dalla mia candidatura a sindaco prima di Carlo Calenda. Poi la candidatura a tre con Michetti e Simonetta Matone ha portato, come volevo, alla proposta di fare l'assessore. L'idea del tridente mi sembrava formidabile, ma non ha funzionato. Ammesso che Michetti potesse avere possibilità di vincere, il senso era di costruire una squadra di civici più me che sono un tecnico. Si era scelto un modello, che però non è stato portato avanti e infatti noi tre insieme abbiamo fatto pochissimi incontri. Allora era meglio mettere un politico che andava da solo".
NICOLA FRANCO MELONI MONI OVADIA sgarbi 7